Aggiornamento 05/10: ci sono nuovi risvolti nella vicenda che vede contrapposti TSMC e i produttori di smartphone. Trovate tutti i dettagli a fine articolo.
Non si può non parlare di crisi dei chip senza parlare di TSMC, compagnia su cui sono puntati tutti i riflettori da quando il mercato tecnologico scarseggia di semiconduttori. Come vi ho spiegato in questo video-editoriale, parte della filiera produttiva dipende dalle fabbriche del chipmaker taiwanese, attualmente leader indiscusso del settore. Allo stato attuale, infatti, TSMC produce il 70% dei chip di tutti gli smartphone al mondo; capirete da voi, quindi, che i brand di smartphone dipendono in gran parte da Taiwan. Specialmente quando l’alternativa è Samsung, che però ha dimostrato di non poter offrire lo stesso grado di efficienza del chipmaker rivale.
E come accade quando c’è una crisi in cui la domanda supera l’offerta, i prezzi dei chip aumentano, anche nel caso di TSMC che si ritrova a dover gestire un’enorme mole di ordini. Basti pensare che fra i suoi clienti principali abbiamo Qualcomm, MediaTek, AMD, NVIDIA, Sony e altri ancora. Ma fra tutti questi, Apple è senza ombra di dubbio il suo cliente principale, dato che nel 2021 ha contribuito al 26% delle entrate nelle casse di TSMC. Non dovrebbe sorprendere, quindi, che il chipmaker riservi alla compagnia di Cupertino un trattamento di favore: lo dimostra il fatto che i suoi primi SoC a 5 nm siano andati praticamente tutti ad Apple, mentre Qualcomm si è dovuta rivolgere a Samsung, con tutti i problemi che ne sono derivati.
TSMC vuole aumentare il costo dei chip di prossima generazione, ma Apple non ci sta
E anche per la prossima generazione, si vocifera che i primi SoC a 3 nm di TSMC andranno nuovamente ad Apple, in particolare per quell’A17 Bionic che troveremo a bordo di iPhone 15 Ultra. Tuttavia, a quanto pare ci sarebbe maretta in questo matrimonio commerciale: come riportano i media asiatici, TSMC starebbe pianificando un rincaro dei prezzi dei chip di circa il +6% per il 2023; questa notizia Apple avrebbe risposto negativamente, rifiutandosi di accettare l’aumento.
Si fa presente che, nel settore del chipmaking, altre compagnie hanno aumentato i prezzi sin dal 2020 a causa della crisi economica e di approvvigionamento; al contrario, TSMC avrebbe rimandato l’aumento previsto per il 2022 al 2023. E proprio perché il 2023 è l’anno in cui si prevede che la penuria di chip inizierà a calare, produttori come Apple speravano che l’aumento non ci sarebbe stato; tuttavia, vuoi anche per l’inflazione galoppante e i problemi economici nel mondo, TSMC si starebbe preparando ad alzare i prezzi dei propri prodotti.
A questo punto, sarà interessante capire come si evolverà al situazione. Anche se TSMC sembra avere il coltello dalla parte del manico, Apple rappresenta un quarto delle sue entrate, pertanto perdere un cliente così grande sarebbe un colpo duro da incassare. Anche perché dall’altro lato c’è Samsung che ha già pronti i suoi primi chip a 3 nm, ma che allo stesso tempo sta incontrando problemi che potrebbero non essere facilmente sorpassabili da parte di Apple.
I produttori si arrendono | Aggiornamento 05/10
Nonostante si siano opposti alla decisione di TSMC, produttori come NVIDIA e Apple si sarebbero dovuti piegare e accettare l’aumento di prezzo per chip di prossima generazione. Un rincaro che dovrebbe attestarsi sul 5/6% e che rimarca la dipendenza di compagnie come quella di Cupertino nei confronti del chipmaker taiwanese. Nel 2021, Apple è stato il cliente più grande di TSMC per distacco, rappresentando il 26% delle sue entrate dove la seconda, MediaTek, siede al 6%; allo stesso tempo, tutti i chip Apple sono prodotti da TSMC, e tornare a farseli produrre da Samsung non sembra un’opzione percorribile.