Un mese con Motorola Razr 5G: cosa ci è piaciuto e cosa abbiamo odiato | Recensione

Chi non ha mai vissuto la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, un’epoca d’oro per il mondo della telefonia mobile, difficilmente potrà apprezzare in modo spontaneo, immediato ed intimo, la sensazione di aprire ed utilizzare un Motorola Razr. Perché sì, i figli del nuovo millennio resteranno sicuramente affascinati dalla tecnologia che si nasconde dietro il meccanismo di apertura e chiusura del pieghevole dell’azienda alata, ma in ogni appassionato di tecnologia che ha vissuto davvero quell’epoca (ed ha amato il Motorola Razr del 2005), ogni qualvolta che si parla di dispositivi mobili che hanno – ormai – oltre 20 anni nasce quella piccola nostalgia, che poi porta inevitabilmente al sorriso.

Un’emozione. Vera e propria. Ben diversa da quella che si vive oggigiorno (perché, ammettiamolo, ormai siamo invasi da smartphone di ogni dimensione, tipologia e prezzo), e che – personalmente – ho ritrovato nel nuovo Motorola Razr 5G sin dalla sua prima versione.

È uno di quei pochi dispositivi che mi hanno emozionato davvero, nonostante tutti i suoi limiti tecnici e le sue mancanze dal punto di vista dell’hardware. Ma basterà un’emozione a far vendere davvero il nuovo pieghevole di Motorola? Certo, il Razr 5G 2020 è migliorato molto rispetto alla prima generazione, ma continua a portare con sé dei compromessi che in un certo senso limitano parecchio il target d’utenza al quale si può rivolgere. Ed è per questo che ho pensato di scrivere una recensione dopo 1 mese di utilizzo come uno dei miei smartphone principali: per capire per chi è adatto, e per chi non lo è. E – spoiler – a me è piaciuto, ma io sono il mix perfetto per questo smartphone: ho vissuto l’era d’oro della telefonia mobile, ho acquistato all’epoca un primo Motorola Razr e poi, sono nerd abbastanza dall’essere attratto dai dispositivi pieghevoli.

Recensione Motorola Razr 5G 2020

Il design è rifinito con cura: quando lo si impugna nasce una strana alchimia

Dopo averlo utilizzato assiduamente con un mese, mi sono convinto del fatto che con il nuovo Razr 5G Motorola abbia fatto un passo avanti rispetto al primo modello. Ed è un’evoluzione che è stata evidenziata dall’azienda stessa e dalla massiccia campagna di marketing che è tutt’oggi in atto. La realtà dei fatti è che si è passati da una prima versione che aveva quel non so che di esperimento, ad un modello ben studiato ed ottimizzato, almeno per quanto riguarda il design ed il processo costruttivo.

Esteticamente è un dispositivo molto più maturo, che da il meglio di se soprattutto da chiuso. Con i suoi 91.7 x 72.6 x 16 mm ed un peso inferiore ai 200 grammi, una delle doti più piacevoli del Motorola Razr 5G è proprio la maneggevolezza e la comodità quando lo si tiene in tasca. Da chiuso è piccolo, compatto, solido, ed il touch and feel è molto piacevole, ed il display esterno – decisamente più grande – oltre che ad essere bello, in effetti è molto comodo da utilizzare: in realtà, con questo dispositivo mi sono reso conto delle centinaia di notifiche inutili che ricevo ogni giorno, proprio perché guardandole sul display esterno, ho iniziato a notare quanto e quando realmente avrei avuto la necessità di aprire lo smartphone per fare cose delle quali realmente avevo bisogno. E la risposta è: poche.

Tutta la scocca del dispositivo è realizzata in alluminio, e Motorola ha ben pensato di non modificare la tecnologia della cerniera, che è rimasta sostanzialmente la stessa del modello precedente. Ed è rimasto molto simile anche il display interno, nel quale l’enorme notch continua ad essere in bella (o brutta?) vista e continuano ad essere presenti le due cose più fastidiose dei display pieghevoli: il trattamento oleofobico è praticamente assente, e quindi le impronte rimangono sullo schermo che è una bellezza, inoltre a display spento si notano le pieghe, che sono ben tre e proprio in concomitanza del meccanismo di chiusura.

Meccanismo che, a parer mio, continua ad essere molto esposto alla polvere e all’umidità, ma che in tutto il mese in cui l’ho utilizzato (aprendolo e chiudendolo per circa 60 volte al giorno), non ho trovato alcun cedimento strutturale, sia nel meccanismo che nel pannello, ne tantomeno ho avuto problemi inerenti alla polvere. Continua però ad essere presente quello scricchiolio tipico del Razr, che si sente se si avvicina l’orecchio al meccanismo di chiusura.

Display: scivola sul meccanismo di chiusura

Il display interno del Moto Razr 5G è un Plastic-OLED clessibile da 6.2 pollici, con una risoluzione di 2142×876 ed un rapporto di 22:9. La prima cosa che salta all’occhio quando si apre il dispositivo, è che il pannello non aderisce perfettamente alla struttura: una caratteristica voluta dalla stessa azienda e che rende fisicamente possibile la chiusura dello schermo, ma che tende a rendere più difficoltosa la gestione della polvere.

Qualitativamente si tratta di un ottimo display, di qualità leggermente inferiore rispetto a quella tipica dello Z Flip di Samsung, ma di ottima fattura. Colori e neri sono molto profondi, il bilanciamento di bianchi e saturazione è buono, e giocare o guardare serie TV in streaming, ma anche effettuare del sano web browsing, è davvero piacevole.

Il punto che meno mi è piaciuto della soluzione pieghevole di Motorola è che, visto che lo schermo si piega su tre punti (e da qui, il motivo per il quale si notano tre piegature a schermo spento), non è possibile gestire l’apertura dello schermo a step intermedi, come avviene proprio con lo Z Flip di Samsung.

Scheda tecnica Motorola Razr 5G

  • Processore: Snapdragon 765G
  • GPU: Adreno 620
  • Display pieghevole: 6,2 pollici pOLED 21:9 FHD+ (2142 x 876 pixel),
  • Display esterno: 2,7 pollici gOLED 800 x 600 pixel
  • Memoria RAM: 8GB
  • Memoria interna: 256GB di storage
  • Fotocamera posteriore: sensore Samsung ISOCELL Bright GM1 da 48MP Quad Pixel f/1.7
  • Fotocamera anteriore: 20MP f/2.2
  • Video: 4K a 30fps in 16:9 e 21:9, FHD a 60/30fps, slow motion FHD a 120fps
  • Batteria: 2.800 mAh, supporto ricarica a 15W
  • Connettività: 1x nano SIM + 1x eSIM, BT 5.0, LTE, 5G sub-6Ghz NR (Snapdragon X52), WiFi ac (2,4 GHz + 5 GHz), GPS, Glonass, Galileo, USB 3.1 Type-C
  • Dimensioni e peso: 169,2×72,6×7,9mm, 192 grammi
  • Sistema operativo: Android 10

Hardware e prestazioni: è qui uno dei più grandi compromessi

Ammetto che, dato che si tratta di una seconda generazione dello smartphone, mi sarebbe piaciuto vedere animato il Moto Razr 5G dalla versione top di gamma del SoC di Qualcomm, proprio come succede nel suo antagonista coreano. In realtà però, quelli di Motorola hanno chiaramente puntato sull’esclusività del design e meno sulle prestazioni, puntando sul solito (e solido) Qualcomm Snapdragon 765G, che è affiancato da 8 GB di memoria RAM e 256 GB di memoria interna, espandibili.

Ora, non si tratta chiaramente di uno smartphone pensato per eseguire task complessi o giochi di ultima generazione, e questo non solo per le prestazioni che – di fatto – sono leggermente inferiori a quelle dello Snap 865, ma soprattutto per quanto riguarda la gestione termica: appena gli si chiede uno sforzo in più, lo smartphone tende subito a surriscaldarsi, anche se il thermal trhotteling non è dei peggiori che ho notato con una configurazione del genere, è comunque presente.

Così così anche dal punto di vista della connettività. Il Motorola Razr 5G da un lato ha corretto la mancanza del supporto alle sim tradizionali, introducendo un carrellino nel quale inserire una nanoSIM (alleluja!), dall’altro però continua ad avere alcuni problemi di ricezione delle reti WiFi: il motivo sarà molto probabilmente dovuto al posizionamento delle antenne, ma mi è capitato di perdere il segnale della rete WiFi in zone della casa in cui altri smartphone continuavano ad essere connessi.

La realtà dei fatti è che il Motorola Razr 5G non è neppure uno dei dispositivi più adatti alle riproduzioni multimediali. Ed i motivi sono due: in primis il rapporto delle dimensioni del display, più “lungo” dello standard, e poi l’unico speaker mono posizionato nella zona inferiore del dispositivo è di qualità media. Inoltre si rischia di coprirlo con la mano, se non si fa attenzione a quando si impugna lo smartphone, e se si aggiungono questi fattori ad un audio in capsule poco più che sufficiente, probabilmente sotto questo punto di vista si potrebbe pretendere di più per uno smartphone da 1600 euro.

Ma, di nuovo, il Moto Razr 5G non è uno smartphone che si rivolge a quelle persone che danno importanza a queste cose.

Fotocamera: buona la seconda

La fotocamera è la cosa che in questo mese di utilizzo ho utilizzato meno. E l’ho fatto perché principalmente ho sempre avuto a disposizione un dispositivo più prestante sotto questo punto di vista. Ma non fraintendetemi: nel Razr 5G Motorola ha lavorato ad un update piuttosto importante per quanto riguarda il comparto fotografico.

Ed anche se, sostanzialmente, il nuovo pieghevole è dotato solo di una fotocamera posteriore e di una anteriore (no, niente fotocamera grandangolare o zoom ottico), il nuovo sensore da 48 megapixel f/1.7 stabilizzato otticamente, fa il suo dovere. E lo fa anche grazie alla presenza di un sistema autofocus laser molto preciso e veloce, ma lo fa con tutti i limiti di un sensore di fascia media, ottimizzato poco e niente dal software della fotocamera.

Ad ogni modo, in condizioni di buona luminosità le foto scattate con il Moto Razr 5G sono più che buone, la gamma dinamica è buona e colori e saturazione sono ben bilanciati. C’è anche l’HDR automatico che però in alcune occasioni potrebbe tendere a “forzare” troppo l’immagine, rendendo i colori poco naturali.

Al calar delle tenebre però le cose cambiano parecchio. Nonostante sia presente una modalità notte, gli scatti realizzati con il Razr 5G iniziano ad essere forse un po’ troppo ricchi di rumore e colori pastellati. Bene la modalità ritratto purché, di nuovo, ci sia luce a sufficienza, buona la fotocamera anteriore da 20 megapixel che fa il suo dovere senza troppi fronzoli.

Rispetto alla generazione precedente, sono stati fatti molti passi in avanti anche nel comparto video, anche grazie alla presenza di un buon sistema di stabilizzazione. La risoluzione massima è di 4K a 30 fps oppure FullHD a 60 fps.

Il software di Motorola, è tra i migliori in circolazione

Ci sono due scuole di pensiero: c’è chi ama le personalizzazioni spinte e chi le detesta, come me. Per questo, sono ormai da anni un supporter della filosofia di Motorola, che è una sorta di “less is more” che rende il sofrware dell’azienda quasi un’esperienza Android stock, arricchita solo dalle personalizzazioni che realmente servono.

Ed è proprio questa leggerissima, ma eccellente, personalizzazione di Motorola che ha dato un senso al display G-OLED (con una risoluzione 800 x 600) esterno del Motorola Razr 5G. Perché sul piccolo display anteriore, non solo si potrà avere accesso a tutte le notifiche, si potranno avviare le applicazioni e si potrà rispondere ai messaggi senza dover aprire il dispositivo, ma nelle impostazioni si ha anche la facoltà di scegliere cosa succede quando si chiude lo smartphone a conchiglia: ad esempio, se si stesse vedendo un video, si potrebbe decidere di continuare a guardarlo dal display esterno, oppure lo si può utilizzare come viewfinder della fotocamera, che è attivabile – tra le altre cose – con un semplice “shake” del dispositivo e senza doverlo aprire. Insomma, paradossalmente la flessibilità nell’utilizzo del display esterno è talmente ampia, da poter risultare quasi caotica per il numero di opzioni disponibili.

Eccetto questo particolare, dal punto di vista del software in effetti non ci sono numerose novità rispetto agli altri dispositivi dell’azienda. Sono presenti le Moto Action, che in questo caso sono 8, e tutte le funzionalità aggiuntive non sono state integrate nel sistema operativo, ma in un’applicazione chiamata “Moto”: e questa è una soluzione che io adoro.

Batteria

La batteria da 2800 mAh integrata nel Motorola Razr 5G è leggermente più grande rispetto a quella della generazione precedente. E sì, sono convinto che uno dei fattori che ha “costretto” l’azienda ad utilizzare uno Snap 765G, sia proprio il fatto che – fisicamente – lo spazio da dedicare alla batteria è sempre stato piuttosto limitato: questa versione del SoC di Qualcomm è decisamente meno avida di energia rispetto all’865, ed una batteria più piccola richiede consumi meno evidenti.

Ed i risultati si vedono: con un utilizzo medio, sono riuscito a superare le 7 ore di display acceso, ed anche se ai più potrebbe non sembrare un risultato miracoloso, in realtà valutando la capienza della batteria utilizzata il mio parere è che il risultato portato a casa da Motorola non è per niente male: prestazioni evidenziate anche dal test della batteria che ho eseguito con PC Mark (che vedete in alto). Buona anche la ricarica, da 15w, che però è possibile solo utilizzando un cavo: il Motorola Razr 5G non è dotato di ricarica wireless. E questo è un peccato.

Prezzo e conclusioni: il Razr 5G è per chi ama lo stile e bada poco alla scheda tecnica

Arriviamo dritti al punto. Il prezzo del Motorola Razr 5G 2020 è di 1599 euro, facciamo 1600 per gli amici. Il che rende lo smartphone un dispositivo non adatto a tutti, e non solo perché si tratta di un pieghevole o per i compromessi hardware che lo caratterizzano, ma per il semplice fatto che chi dovesse mai decidere di spendere questa cifra per uno smartphone con queste caratteristiche, dovrebbe farlo con la consapevolezza di acquistare uno smartphone pieghevole con quel pizzico di retrò e di nostalgico in grado da far passare in secondo piano le evidenti lacune hardware che lo caratterizzano.

Certo, c’è ancora molto da sistemare nel Razr di Motorola, ma la strada è quella giusta ed il messaggio è chiaro: il Razr 5G è uno smartphone per chi vuole farsi notare, perché (credetemi) quando si utilizza un dispositivo del genere si viene inevitabilmente notati, volenti o nolenti. Credete sia superficiale desiderare di essere notati per uno smartphone, un’auto o degli abiti che si indossano? Sono totalmente d’accordo con voi, ma questa è un’altra storia.

 

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