Recensione OnePlus 7 Pro: perché spendere di più?

recensione oneplus 7 pro

Dal produrre flagship killer, lentamente OnePlus ha virato il proprio mirino alla fascia premium. Questo perché, nel corso degli anni, le caratteristiche che facevano prediligere i primi OP si sono diffuse a macchia d’olio. Per capirci, se nel 2014 bastava uno Snapdragon 801 a fare la differenza, nel 2019 ci sono ben altri parametri da considerare. Ormai quasi tutti i telefoni in circolazione funzionano in maniera più o meno soddisfacente, pertanto essere un flagship richiede altri requisiti. Ecco perché esiste OnePlus 7 Pro, di cui vi parlerò in questa recensione.

Recensione OnePlus 7 Pro

Unboxing

Non cambia la dotazione rispetto agli anni passato, perciò ecco cosa si trova nella confezione:

  • OnePlus 7 Pro;
  • cover protettiva trasparente;
  • caricatore Warp Charge con relativo cavo;
  • spilletta per lo slot SIM;
  • manualistica e stickers.

Una pecca da considerare è l’assenza dell’adattatore USB Type-C/mini-jack. Non tutti ne hanno uno in casa e, visto il prezzo a cui viene venduto il telefono, non capisco il perché ometterlo.

Design e qualità costruttiva

Basta impugnare OnePlus 7 Pro per capire che ci si trova di fronte ad un prodotto di prestigio. La sensazione tattile è decisamente appagante, soprattutto grazie alla doppia curvatura presente sia davanti che dietro. Il feedback è molto simile, se non uguale, a quello di Huawei P30 Pro o Samsung Galaxy S10. Al contempo, ciò lo rende molto scivoloso, dato che il frame laterale è anch’esso curvo, oltre che ristretto.

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Il doppio pannello Gorilla Glass 6 lo rende sufficientemente resistente, ma l’effetto saponetta è dietro l’angolo. Una cover è praticamente obbligatoria, a meno che non lo usiate prettamente in casa. Senza considerare che le dimensioni di 162.6 x 75.9 x 8.8 mm ed il peso di 206 g lo rendono una vera “padella”. Questa colorazione Mirror Gray è minimal ed elegante, anche se personalmente prediligo colorazioni più vivaci: se la pensate come me, optate per quella Nebula Blue.

Esteticamente parlando continua a non convincermi il cerchietto che ruota attorno ai due sensori della tripla fotocamera posteriore. Avrei preferito che il tutto fosse più uniforme, ma sono dettagli. Un dettaglio meno influente è, invece, la presenza dell’Alert Slider per la selezione rapida dei profili audio Silenzioso/Vibrazione/Suoneria. Un altro dettaglio ancora meno apparente, ma non meno utile,è lo spostamento del bilancere del volume più in alto e del tasto Power più in basso. Ciò significa che non succederà, come mi capita su OP6 e OP6T, di fare screenshot per errore impugnando il frame.

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Il suo essere totalmente full screen, fra l’altro con un chin piuttosto ristretto, è dettato dalla presenza della selfie camera a scomparsa. Così come altri modelli, anche qua c’è un sistema di protezione che fa sì che, una volta individuata una caduta, si retragga in automatico. Inoltre, anche esercitando una certa pressione sulla fotocamera fuoriuscita c’è un automatismo per farla rientrare. Probabilmente è anche per questa conformazione che OnePlus 7 Pro pecca di una certificazione IPXX, per quanto l’azienda abbia fatto sottintendere che si possa usare “senza problemi” sotto l’acqua. Personalmente ve lo sconsiglio vivamente.

Ultimo ma non ultimo, il feedback aptico fornito dal nuovo motore di vibrazione è “croccante”. Non soltanto in fase di digitazione della tastiera ma anche in fase gaming. Una delle migliori esperienze sotto questo punto di vista in ambito Android, se non la migliore in assoluto.

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Metodi di sblocco

Per quanto non integri una tecnologia ad ultrasuoni, ho trovato il lettore d’impronte nel display di OnePlus 7 Pro il migliore fra quelli visti finora. Appunto, la tecnologia è sempre quella ottica, pertanto non è infallibile, ma allo stesso tempo il sensore si è rivelato molto rapido. A differenza di altri smartphone con sblocxo di questo tipo, la pressione da esercitare sul pannello è minore (per quanto non basti comunque sfiorarlo).

Tenete comunque di conto che utilizzarlo di notte rischierà di accecarvi, dato che viene alzata la luminosità per permettere una corretta scansione. Con l’opzione Avvio Veloce è possibile sbloccare con l’impronta e, tenendo premuto e spostando il dito lateralmente, accedere a delle shortcuts personalizzabili. Anche se a scomparsa, la selfie camera permette un ottimo riconoscimento facciale. Si tratta pur sempre di un non sicurissimo sblocco 2D, ma fortunatamente la fuoriuscita e conseguente sblocco è molto veloce, quasi sorprendente.

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Display

Per fare un parallelismo, OnePlus 7 Pro e iPad Pro sono entrambi “Pro” per una caratteristica in comune, ovvero il refresh rate elevato. Non siamo di fronte ai 120 Hz di Razer ma ci si attesta comunque sui 90 Hz, una frequenza più che adeguata per avere un’ottima fluidità. Rispetto ai canonici 60 Hz, l’effetto “burroso” contribuisce ad avere un effetto visivo che, abbinato alla potenza fornita dall’hardware, rende l’esperienza d’utilizzo veramente appagante.

Tuttavia, c’è uno scotto da pagare lato batteria (di cui parleremo più avanti), per quanto sia possibile settare il display a 60 Hz. Questo soprattutto per la combo Quad HD+: per la prima volta anche OnePlus ha deciso di elevare la risoluzione del proprio top di gamma, vista l’ampia diagonale 6.67″ in 19.5:9. È comunque possibile switchare in Full HD+ o optare per farla regolare in automatico al software. Continuo a reputare poco utile una risoluzione così elevata, se non per la fruizione dei sempre più demodé contenuti VR.

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Per la prima volta, poi, OP7 Pro può vantare di una curvatura Dual Edge fino ad oggi esclusiva di alcuni competitors. Ma come si suol a dire a Roma, “è bello ma non balla“. Nel momento in cui ci si trova sotto la luce diretta del sole i riflessi sono piuttosto evidenti. La luminosità è comunque alta, si aggira attorno ai 550 nits in modalità Auto, pur non raggiungendo i picchi dei flagship Samsung/LG/Huawei.

Ovviamente siamo nuovamente di fronte ad un ottimo pannello AMOLED (parola di DisplayMate), la cui calibratura è stata ulteriormente migliorata rispetto alla scorsa generazione. Se non vi piacesse quella di default, è possibile cambiare la calibrazione, scegliendo fra 5 presets, e regolare la temperature del bianco. Lato software sono presenti le modalità Notturna e di Lettura per conciliare la vista nelle rispettive situazioni. C’è anche una modalità “Video Enhancer” per aumentare saturazione e contrasto nella riproduzione video.

Continua a mancare l’Always-On: al suo posto c’è un Ambient Display per visualizzare orologio, batteria e notifiche. Queste, però, non possono essere espanse e non possiamo rispondervi. A richiamarlo (e con esso anche l’icona del sensore ID) c’è sia il single/double tap to wake che il semplice alzarlo. Scavando nelle opzioni avanzate, in OnePlus Laboratory è stata inserita la voce Oscuramento DC, ovvero il cosiddetto DC Dimming di cui abbiamo già parlato. Abilitandolo si scende a soltanto 0.3 nits in modalità Notturna, una manna dal cielo per non affaticare gli occhi.

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Hardware e prestazioni

Ogni volta che si parla di top di gamma, specialmente se a marchio OnePlus, è quasi pleonastico parlare di performance. Prendete uno Snapdragon 855 con Adreno 640, metteteci 8 GB di RAM LPDDR4X e 256 GB di storage UFS 3.0 (sempre non espandibile) ed otterrete una macchina da guerra. Soprattutto se ad arricchire il tutto c’è il software snello che risponde al nome di OxygenOS, ma di questo parleremo dopo. Inoltre, come già sottolineato, il refresh rate a 90 Hz non può che contribuire a rendere il tutto ancora più fulmineo.

C’è da dire che siamo arrivati ad un punto di stop, per certi versi. Nell’utilizzo quotidiano questa combo hardware/software risulta overkill, per usare un termine anglosassone. Tutto si incentra sull’aspetto del gaming, a questo punto, forse l’ultimo ago della bilancia rimasto per capire di che pasta è fatto un telefono. Inutile da dire, anche sotto questo aspetto OnePlus 7 Pro è un vero campione. Con PUBG a dettagli HDR/Ultra il frame rate resta stabile sui 40 FPS, mentre scendendo a Smooth/Extreme si raggiungono senza problemi i 60 FPS.

A gestire le prestazioni in-game ci sono ben due modalità, una da Gaming “classica” ed una nuova modalità Fnatic. Con questa si attiva una modalità Non Disturbare avanzata e le prestazioni hardware e di rete vengono interamente incentrate sul gioco. In tutto ciò si nota un certo surriscaldamento del telefono quando molto stressato, ma al contempo le performance non ne risentono, senza alcun thermal throttling. A proposito di ottimizzazioni, la feature RAM Boost è incaricata di apprendere le proprie abitudini e gestire di conseguenza la velocità di caricamento delle app.

Benchmark

Software

Basata su Android 9.0 Pie, la OxygenOS 9.5.8 che ho adesso su OnePlus 7 Pro porta avanti la filosofia software dell’azienda, arricchendola di alcune novità. C’è il Tema Scuro per sfruttare lo schermo AMOLED, così come l’immancabile Shelf con l’utile servizio di posizione del parcheggio. Di nuova c’è la modalità Zen, con cui bloccare il telefono per 20 minuti e godersi la vita senza distrazioni da smartphone.

Se vi piace la personalizzazione, la OxygenOS vi accontenterà, a patire dalla possibilità di cambiare icon pack scegliendo il vostro preferito dal Play Store. Essendo un dispositivo full screen, non mancano le gestures di navigazione classiche, assieme ad altre gestures per avviare scorciatoie varie, fra cui il double tap to block. Se avete più account, con App Parallele potete sfruttare due istanze per i principali social, mentre con App Locker aumenta la privacy per le app che vogliamo nascondere (e con loro le relative notifiche).

Qualità foto / video

Così come praticamente tutti i flagship 2019, il comparto fotografico di OnePlus 7 Pro è composto da 3 sensori: primario, teleobiettivo e grandangolare. Quello principale è un Sony IMX586 da 48 mega-pixel f/1.6, affiancato da un tele 3x da 8 mega-pixel f/2.4 ed un grandangolare da 16 mega-pixel f/2.2 con FoV non troppo pronunciato di 117°. Il reparto è favorito dalla presenza della stabilizzazione OIS+EIS, oltre che dall’autofocus laser e da un doppio flash LED bi-colore.

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Seppur a 48 mpx, normalmente il Sony IMX586 scatta a 12 mega-pixel. È comunque possibile “forzare” i 48 mpx in modalità Pro, potendo anche scattare in formato RAW. Da segnalare la possibilità di attivare la fotocamera rapidamente premendo 2 volte il tasto Power (si può disabilitare). Si nota anche un certo intervento AI, se così vogliamo definirlo: il software vi suggerisce di cambiare modalità di scatto a seconda di cosa si inquadra. Se è troppo buio vi consiglia la modalità Nightscape, se il soggetto è troppo ravvicinato di usare la grandangolare e così via.

Parlando di qualità, la prima miglioria che ho notato rispetto ai modelli precedenti è una maggiore fedeltà del punto di bianco. Ciò contribuisce ad avere una riproduzione cromatica più reale. Più in generale, rimangono gli aspetti positivi del lavoro di OnePlus, fra cui un ampio range dinamico (grazie al frequente aiuto dell’Auto HDR), una saturazione presente ma mai eccessiva ed un generale intervento software mai invasivo.

In situazione diurna si comporta molto bene pure la grandangolare, per quanto in alcuni contesti si notino dei colori meno convincenti, ma non per questo mal riprodotti. Lo stesso si può dire in notturna, dove tale aspetto viene accentuato, così come una peggiore gestione delle luci ed una minore luminosità generale. Molto bene anche il teleobiettivo 3X, grazie anche all’aggiunta del sempre utile OIS. Per la modalità Ritratto è proprio questo sensore ad essere utilizzato, differentemente che su altri modelli. Ciò significa che bisognerà essere un po’ più distanti dal soggetto, ma con risultati decisamente più naturali e convincenti.

Non male anche la modalità Nightscape, con cui ottenere immagini notturne più soddisfacenti. Tuttavia, dovrete rimanere ben fermi per non ottenere dei micro-mossi, per quanto ci sia il già citato OIS. Detto questo, la differenza è visibile, con le zone in ombra meglio illuminate ed una definizione dell’immagine più calcata.

Ultima ma non ultima la selfie camera Sony IMX471 da 16 mega-pixel f/2. Rispetto ai precedenti modelli ho notato una migliore definizione, soprattutto grazie ad una velocità di scatto più reattiva. A migliorare gli scatti c’è un sempre reattivo HDR, anche se in alcuni contesti la saturazione potrebbe turbare i più “puristi”. Non manca la modalità Ritratto, con cui sfocare adeguatamente lo sfondo.

Samples originali (Google Drive)

Se si parla di video, una mancanza è l’impossibilità di registrare video con la grandangolare. In realtà vi insegno un trucchetto: aprite il dialer, digitate *#*#1597#*#* e vi si aprirà il software di debug della fotocamera. A questo punto switchate su Video e premete sul tasto in basso a sinistra per cambiare lente, fino a che non verrà selezionata quella Wide Angle. I video registrati in questa modalità verranno normalmente salvati nell’app Galleria.

Detto questo, i video possono normalmente essere registrati in 4K a 30/60 fps, oltre che in Slow Motion a 240/480 fps in 1080p/720p. Le clip realizzate in 4K sono ottime, sia per quanto riguarda il dettaglio che la riproduzione cromatica ed il range dinamico, con luci ed ombre ben preservati. Lo stesso non si può dire per le clip col teleobiettivo, buone ma meno convincenti e più “smarmellate”.

Connettività e audio

Per quanto ci sia una porta USB Type-C 3.1, OnePlus non si è ancora decisa a sviluppare una Desktop Mode che sfrutti l’alta potenza fornita. Mi auguro che possa compensare quanto più a breve possibile. Il resto non cambia: supporto dual SIM 4G+, Wi-Fi ac Dual Band, Bluetooth 5.0 con aptX HD, NFC e GPS a doppia frequenza offrono un reparto connettività ben nutrito.

La novità che forse ho maggiormente apprezzato è l’inserimento dello speaker stereo, dopo anni di richieste da parte della community. Non si tratta di una combo interamente frontale, ma il boost si sente e non poco. Grazie all’ausilio della capsula auricolare il volume è molto sostenuto, oltre a non subire distorsioni quando alzato al massimo.

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Autonomia

Viste le dimensioni, dentro a OP7 Pro c’è una batteria da 4000 mAh che prometterebbe bene. La realtà dei fatti è che, tenendo abilitati i 90 Hz e il display in Quad HD+, la longevità del telefono si abbassa in maniera non esagerata ma sensibile. La durata media si attesta sulle 4 ore e 30 minuti: un’autonomia di tutto rispetto, se si considera l’utilizzo misto Wi-Fi/4G, ma inferiore rispetto agli standard OnePlus.

Scendendo a 60 Hz ed in Full HD+ ecco che si sale sulle 6 ore, un risultato già più considerevole. Fortunatamente c’è anche la ricarica Warp Charge che garantisce una ricarica molto rapida, seppur non più da record. Con il caricatore da 30W in dotazione si passa dallo 0% al 100% in soli 60 minuti. In 30 minuti si arriva a poco meno del 50%, per la gioia di tutti gli ansiosi (me compreso). Niente da fare, invece, per la ricarica wireless.

Conclusioni e prezzo

OnePlus 7 Pro è disponibile su GearBest ad un prezzo di 627€ per la versione occidentale da 8/256 GB. Un prezzo decisamente inferiore rispetto ai 759€ dello store ufficiali. Detto questo, si tratta comunque di un costo che avvicina lo smartphone a pressoché tutta la competizione. Non c’è più scusa che tenga: il confronto diretto con rivali come Samsung Galaxy S10+ o Huawei P30 Pro ci sta tutto. A questo punto si viene a creare un bivio: coloro che sono disposti a spendere senza battere ciglio troveranno in OnePlus 7 Pro un terminale che difficilmente li deluderà sotto un po’ tutti i punti di vista. Soprattutto da quello del display, a patto di sacrificare un po’ di batteria. Dall’altro, invece, per coloro che rimarranno scottati dalla nuova strada intrapresa dalla società di Carl Pei e Pete Lau. Certo c’è comunque il più economico OnePlus 7. Ma a che pro comprarlo rispetto ad un più deprezzato e quasi identico OnePlus 6T? In quale dei due poli piazzarsi, però, sta tutto a voi.


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RASSEGNA PANORAMICA
Design e materiali
Display
Hardware
Software
Fotocamera
Audio
Connettività
Autonomia
Prezzo
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Michele Perrone
Appassionato dell'universo tecnologico, con una particolare inclinazione per le dinamiche di mercato e come queste si riflettono sul panorama socio/politico. Tecnologia a parte, ad appassionarmi è il mondo LEGO, cioè la destinazione di buona parte dei miei stipendi.
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