Da 2 anni a questa parte OnePlus ha intrapreso una differente filosofia di mercato, per certi versi simile ad Apple. Anziché fare modelli di fasce differenti, lancia un top di gamma ad inizio anno, per poi proporne un’evoluzione. Solo che, a differenza dell’azienda di Cupertino, questo step non viene fatto nell’arco di un anno ma nel giro di circa 4 mesi. Detto ciò, a chi è rivolto questo OnePlus 6T? Scopritelo nella nostra recensione.
Recensione OnePlus 6T
Unboxing
All’interno della confezione troviamo la seguente dotazione:
- OnePlus 6T;
- pellicola display pre-applicata;
- cover protettiva;
- caricatore Fast Charge da 5V 4A;
- cavo USB / USB Type-C;
- adattatore USB Type-C / mini-jack;
- spilletta per lo slot SIM;
- manualistica.
Design e qualità costruttiva
Così come OP6, anche OnePlus 6T sfoggia un look squisitamente realizzato, restituendo un feeling premium al tatto. Oltre all’ottimo assemblaggio, il vetro della back cover ha un’affascinante finitura metallica che lo discosta da molti altri top di gamma più canonici. Pur avendo forme abbastanza ergonomiche, però, risulta un po’ scivoloso (e la cover in dotazione non aiuta molto). Rispetto ad OP6 è leggermente più lungo, più stresso e più spesso, con dimensioni di 157.5 x 74.8 x 8.2 mm ed un peso di 185 g.
Manca ancora una certificazione IPXX, ma a non mancare è il sempre comodissimo Alert Slider, con cui switchare rapidamente fra i profili Suoneria, Vibrazione e Silenzioso. Lo slider zigrinato è collocato sul frame destro, un frame metallico che spiove sul retro con il cosiddetto design Horizon Line. Degno di nota, poi, è l’ottimo trattamento oleofobico, sia sul retro che sul davanti. Meno apprezzabile è invece l’assenza del LED di notifica, di cui riparleremo a breve.
La principale novità funzionale (ma anche estetica) del telefono è l’introduzione del sensore ID nel display. Una mossa che ha polarizzato l’opinione: chi ritiene che fosse una scelta quasi dovuta, per stare al passo coi tempi, chi invece avrebbe preferito un sensore tradizionale. Questo perché, per quanto sia abbastanza reattivo e preciso, non è del tutto paragonabile al rapidissimo sensore di OP6 e precedenti. Durante questi giorni ho quasi sempre preferito utilizzare il Face Unlock, decisamente più pratico. Ma occhio a usarlo di notte: non avendo un sensore IR, viene sparata al massimo la luminosità del display.
Display
A tal proposito, frontalmente spicca l’ancora più ampio display da 6.41″ Full HD+ (2340 x 1080 pixel) in 19.5:9, con densità di 402 PPI e protezione Gorilla Glass 6. Avendo già provato OPPO RX17 Pro l’impatto è stato più blando, ma indubbiamente il notch a goccia è più armonioso alla vista e meno invasivo (e camuffabile, volendo). Inoltre, l’efficiente laminazione svolta fa sì che vetro e display siano molto ravvicinati, dando la sensazione di toccare le immagini.
Qualitativamente parlando, la tecnologia Optic AMOLED continua a farsi apprezzare, offrendo un pannello equilibrato ma ricco di colori e contrasto, oltre che tarabile via software tramite i profili sRGB, DCI-P3, modalità Adattiva e anche personalizzata, con possibilità di bilanciare il punto di bianco. L’aspetto che meno mi ha convinto è la luminosità, con un livello massimo di circa 450 nits non entusiasmante sotto al sole ed un sensore automatico che tende al ribasso.
Lato software sono presenti le modalità Lettura e Notturna, così come il Tema Scuro per godere maggiormente del fattore AMOLED. Una mancanza fastidiosa è quella dell’Always-on Display, sostituito dal meno efficace Ambient Display, il quale si può attivare alla ricezione di nuove notifiche, al sollevamento del telefono o al semplice tocco del display. Funziona bene, ma l’Always-On è praticamente presente su tutti i dispositivi concorrenti con display OLED (compreso il succitato RX17 Pro della “sorella” OPPO).
Hardware e software
Quando si parla di hardware e OnePlus non c’è molto da dire: le performances ci sono e sono piuttosto evidenti. Ad oggi OnePlus 6T è probabilmente lo smartphone più fluido che abbia mai provato, per quanto le differenze con la concorrenza non siano più così marcate. Questo grazie alla presenza del già rodato Snapdragon 845 di Qualcomm, chipset a 10 nm con CPU octa-core Kryo 385 fino a 2.8 GHz. Il sistema è sempre pronto all’utilizzo, privo di lag o rallentamenti sporadici: tutto gira liscio come l’olio.
Lato memorie abbiamo sempre 6/8 GB di RAM LPDDR4X-1866 dual channel, mentre lo storage interno minimo sale a 128 GB (di cui 108 GB disponibili) UFS 2.1 non espandibile, con un taglio superiore da 256 GB. La GPU Adreno 630 è anch’essa una soluzione decisamente potente, grazie anche all’ottimizzazione svolta da OnePlus. Basti pensare che, anche impostando PUBG a dettagli massimi, il frame rate si mantiene sui 35/40 fps stabili. Tuttavia, le temperature non sono delle più contenute, con picchi di 55°C ed un calore della scocca ben percepibile.
Il software è adesso basato sul più recente Android 9.0 Pie, personalizzato ad hoc dalla curata OxygenOS 9.0.6 con patch di sicurezza di novembre. Come si suol dire, cavallo vincente non si cambia, e questo OnePlus lo sa: la filosofia software non è stata mutata, per la gioia di tutti gli aficionados. L’estetica non si discosta molto da Android Stock, pur integrando varie features gradite, a partire dalle gestures full screen. Alla sinistra della Home c’è la schermata Shelf, un organizer con varie schede utili e configurabili. Con uno swipe dall’alto possiamo tirar giù la tendina delle notifiche, mentre dal basso abbiamo accesso al drawer. Da qui possiamo fare un ulteriore swipe dal frame destro per lo Spazio nascosto, dove “nascondere” eventuali app.
Per quanto vicina all’esperienza pura di Android, la OxygenOS continua ad offrire un alto grado di personalizzazione: potete aggiungere icon pack di terze parti, regolare la griglia delle icone, la loro dimensione ed altro ancora. Inoltre, ci sono diverse gestures che facilitano l’utilizzo del terminale, come il double tap to wake/sleep, il doppio click del tasto Power per aprire velocemente la fotocamera ed una breve pressione per avviare Google Assistant, disegnare lettere nella lock screen per avviare app/funzioni e così via.
Benchmark
Qualità fotografica
Su OnePlus 6T vediamo riproposta la stessa formula del suo predecessore. La dual camera posteriore ha un sensore principale Sony IMX519 da 16 mega-pixel con apertura f/1.7, dimensioni di 1/2.6″ e pixel a 1.22 µm. Il secondario è invece un Sony IMX376K da 20 mega-pixel con apertura f/1.7, dimensioni di 1/2.78″ e pixel da 1.0 µm, il cui scopo è unicamente quello di effettuare le (buone) foto in modalità Ritratto. Nuovamente, avrei preferito avere una focale differente, teleobiettivo o grandangolare (meglio) che fosse.
L’app Fotocamera non ha mutato la propria ottima interfaccia. Tutti i comandi sono facilmente raggiungibili (coff coff, Huawei) e la modalità Pro permette di agire su ISO, bilanciamento del bianco, esposizione, messa a fuoco e esposizione, con tanto di istogramma e salvataggio in RAW.
Di conseguenza, le mie valutazioni non variano rispetto a OP6. Non che sia un difetto, visto che apprezzai non poco la qualità prodotta dal precedente modello. Soprattutto in termini di alto dettaglio delle immagini, così come una più che discreta conservazione dei colori. Il sensore principale brilla soprattutto a distanza ravvicinata, producendo macro di ottimo livello con un bokeh piuttosto morbido.
Si potrebbe fare qualcosa in più per quanto riguarda il bilanciamento dell’esposizione e il contrasto, a volte un pelo sbilanciati. Comunque, anche in fase notturna OnePlus 6T riesce a convincere il giusto, con una modalità Notturna dai risultati sufficienti ma spesso troppo altalenanti, con foto dall’esposizione sballata ed una certa lentezza nell’elaborazione dello scatto.
Samples a dimensioni originali (Google Drive)
Molto buona anche la selfie camera, anch’essa invariata, un Sony IMX371 da 16 mega-pixel con apertura f/2.0, dimensioni di 1/3.0″ e pixel da 1.0 µm. Di giorno si scattano ottimi autoscatti in quanto a dettaglio e colori (meno in quanto a range dinamico), anche in modalità Ritratto.
Per finire, le clip possono essere registrate in 4K e in Full HD, entrambi a 30/60 fps, anche se 60 fps interviene solo la stabilizzazione OIS e non quella EIS. A questo prezzo è probabilmente il telefono che produce i video migliori, con una qualità sopra la media ed in linea con i principali terminali, con video in 4K dal dettaglio elevato e dalla buona cattura cromatica. C’è anche la modalità Slow Motion a 480 fps in 720p, oltre che 240 fps in 1080p ed in Time Lapse.
Connettività e audio
Non cambiando l’hardware, il reparto connettività è pressoché invariato. Abbiamo, quindi, il supporto dual SIM LTE Cat.16 (1Gbps/150 Mbps), con una ricezione al top in pressoché tutti i contesti. Lo stesso si può dire per il modulo Wi-Fi ac Dual Band. Nessun problema, poi, con la connettività Bluetooth 5.0 con aptX HD, NFC e GPS/A-GPS/GLONASS/BeiDou/Galileo.
Per quanto riguarda l’ingresso mini-jack, ahimè, la sua assenza contrasta un po’ con la filosofia del brand, visto il feedback non propriamente positivo da parte della community. Abbiamo poi una porta USB Type-C 2.0: avrebbe fatto piacere avere un qualche tipo di Desktop Mode, ma ad oggi non è ancora considerabile una mancanza determinante. L’audio è nuovamente convogliato da un speaker mono inferiore: pur non godendo dell’effetto stereofonico presente su alcuni competitors, il volume è moderatamente alto e si nota una certa pulizia nelle frequenze coinvolte.
Autonomia
Un passo in avanti considerevole lo abbiamo nella durata di utilizzo. La più capiente 3700 mAh rende il OnePlus 6T uno di quei telefoni che non vi darà molte preoccupazioni ad arrivare a sera, spingendosi un pelo più in là. In queste giornate di utilizzo sono arrivato a sera con un 5 ore di display attivo con ancora una buona percentuale di batteria. E la ricarica avviene abbastanza rapidamente con il caricatore Fast Charge a 5V 4A, con una carica completa ottenuta in circa 80 minuti.
Conclusioni e prezzo
A fine 2018 è ormai palese che la filosofia aziendale di OnePlus abbia preso una direzione differente dagli anni passati. E questa mancanza nel mercato, sotto certi aspetti, è stata compensata dal Pocophone F1. Piuttosto, ad oggi OnePlus 6T rappresenta un ponte verso il mercato high end, fatto di smartphone prossimi o superiori ai 1000 euro. Se questo è ciò che state cercando, siete di fronte ad uno smartphone che difficilmente vi deluderà, anzi. A meno che non abbiate già un OnePlus 6: in tal caso l’effetto novità sara poco marcato, tranne che per autonomia ed un notch meno invasivo.