L’entusiasmo che circonda l’intelligenza artificiale ha generato un’ondata di investimenti senza precedenti, ma l’industria mostra segni di “irrazionalità” che potrebbero preannunciare una correzione dolorosa.
È questo il monito lanciato da Sundar Pichai, amministratore delegato di Alphabet (la società madre di Google), durante un’intervista esclusiva rilasciata alla BBC presso il quartier generale dell’azienda in California.
L’IA è una bolla? Se sì, nemmeno Google è immune

Mentre la Silicon Valley e i mercati globali osservano con apprensione la crescita esponenziale delle valutazioni delle società tecnologiche, Pichai ha affrontato direttamente la questione della sostenibilità di questo boom. Alla domanda se un gigante come Google potesse considerarsi al riparo da un eventuale scoppio della bolla dell’IA, la risposta del CEO è stata pragmatica e diretta: “Penso che nessuna azienda sarà immune, noi inclusi“.
Il parallelo con la bolla delle dot-com
Le azioni di Alphabet sono raddoppiate in valore negli ultimi sette mesi, raggiungendo la cifra astronomica di 3,5 trilioni di dollari, mentre Nvidia ha toccato una valutazione record di 5 trilioni di dollari. Tuttavia, la complessa rete di accordi finanziari che circonda attori chiave come OpenAI – attorno alla quale gravitano investimenti per 1,4 trilioni di dollari a fronte di ricavi ancora limitati – ha sollevato lo spettro di una ripetizione del crollo delle dot-com di fine anni ’90.
Riecheggiando l’avvertimento di Alan Greenspan del 1996 sull’esuberanza irrazionale, Pichai ha ammesso che l’industria tende a “spingersi oltre” in cicli di investimento come questo.
“Possiamo guardare indietro a Internet. C’era chiaramente un eccesso di investimenti, ma nessuno di noi oggi metterebbe in dubbio che Internet sia stato profondo“, ha spiegato Pichai. “Mi aspetto che per l’IA sia lo stesso. Quindi penso che sia razionale, ma che ci siano elementi di irrazionalità in un momento come questo“.
Nonostante i timori condivisi anche da Jamie Dimon di JP Morgan, secondo cui parte del capitale versato nel settore “probabilmente andrà perso“, Pichai ritiene che Google sia meglio posizionata rispetto ai concorrenti per superare la tempesta. Questo grazie al suo modello “full stack”: il controllo proprietario su tutto, dai chip ai dati di YouTube, fino ai modelli e alla ricerca scientifica di frontiera.
Investimenti strategici nel Regno Unito
Nonostante la prudenza sui mercati, Google continua a spingere sull’acceleratore dello sviluppo. Pichai ha confermato un impegno significativo nel Regno Unito, annunciando investimenti per 5 miliardi di sterline in infrastrutture e ricerca nei prossimi due anni.
L’obiettivo è cementare il ruolo della Gran Bretagna come terza superpotenza dell’IA dopo USA e Cina. Il piano prevede lo sviluppo di ricerche all’avanguardia presso l’unità DeepMind di Londra e, per la prima volta, l’impegno a “addestrare i modelli” direttamente sul suolo britannico, una mossa fortemente auspicata dal governo locale.
L’impatto sul clima e sul lavoro
L’intervista ha toccato anche un tasto dolente per il settore tecnologico: l’enorme fabbisogno energetico dell’intelligenza artificiale. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’IA ha rappresentato l’1,5% del consumo elettrico mondiale lo scorso anno.
Pichai ha riconosciuto che questa domanda intensiva ha causato dei ritardi negli obiettivi climatici dell’azienda. “Il ritmo con cui speravamo di fare progressi ne risentirà“, ha ammesso, pur ribadendo l’obiettivo di raggiungere il Net Zero entro il 2030 attraverso investimenti in nuove tecnologie energetiche.
Il CEO ha sottolineato la necessità di sviluppare nuove fonti di energia e ampliare le infrastrutture, avvertendo che “non si vuole vincolare un’economia a causa dell’energia“.
Infine, Pichai ha definito l’IA come “la tecnologia più profonda” su cui l’umanità abbia mai lavorato, prevedendo inevitabili “disagi sociali“ e trasformazioni nel mondo del lavoro. Non si tratta necessariamente della scomparsa di professioni come medici o insegnanti, ma di una loro evoluzione.
“Tutte quelle professioni rimarranno, ma le persone che avranno successo in ciascuna di esse saranno quelle che impareranno a usare questi strumenti“, ha concluso Pichai, suggerendo che la capacità di adattamento sarà la competenza cruciale del prossimo decennio.








