Il co-fondatore di Microsoft, Bill Gates, ha lanciato un avvertimento significativo sull’attuale stato dell’intelligenza artificiale, definendo l’intenso fervore degli investitori una “bolla”.
Tuttavia, durante un’apparizione martedì al programma Squawk Box della CNBC, il filantropo miliardario ha tracciato un parallelo preciso, non con la speculazione pura, ma con l’euforia tecnologica che ha definito la fine degli anni ’90.
La bolla IA scoppierà come la bolla “dot-com”?

Gates ha tenuto a distinguere nettamente la frenesia odierna per l’IA dalla storica “mania dei tulipani“, l’ondata speculativa che colpì i Paesi Bassi nel 1630, quando i prezzi dei bulbi salirono a livelli astronomici per poi crollare catastroficamente. “Non è dove siamo ora“, ha dichiarato Gates, sottolineando che, a differenza dei tulipani, l’IA possiede un valore intrinseco fondamentale e non è un prodotto di pura speculazione.
Il paragone che Gates ritiene più calzante è quello con la bolla ‘dot-com’ della fine degli anni ’90 e dei primi anni 2000. Quell’epoca vide la nascita di innumerevoli aziende basate su Internet, molte delle quali furono sopravvalutate in modo massiccio, portando infine a un crollo significativo del mercato azionario.
Gates ha però sottolineato la lezione cruciale di quel periodo: “Alla fine, è successo qualcosa di molto profondo. Il mondo era molto diverso“. Anche se moltissime imprese fallirono, la rivoluzione di Internet fu reale, profonda e duratura.
“Alcune aziende ebbero successo“, ha ricordato Gates, “ma molte altre erano ‘me-too’ [aziende imitatrici], rimasero indietro, bruciando capitali“.
Applicando questa logica all’intelligenza artificiale, Gates prevede uno scenario simile di selezione naturale nel mercato. “Assolutamente, ci sono un sacco di questi investimenti che si riveleranno vicoli ciechi“, ha affermato.
Una “mania” giustificata ma pericolosa
Nonostante l’avvertimento sulla bolla, Gates non minimizza affatto l’importanza della tecnologia. L’ha definita “la più grande rivoluzione tecnica mai avvenuta nella mia vita“.
Il valore di fondo, secondo lui, è “estremamente alto“, proprio come lo fu la creazione di Internet, che “alla fine si è rivelata, in netto, molto preziosa“. Il problema attuale risiede nella “frenesia” degli investimenti.
“Alcune di queste aziende saranno felici di aver speso tutti questi soldi“, ha continuato Gates. “Altre, sapete, si impegneranno in data center la cui elettricità è troppo costosa“, portando un esempio concreto di come gli investimenti affrettati possano portare al fallimento.
Le dichiarazioni di Gates si inseriscono in un dibattito acceso nel settore tecnologico, dove le opinioni sull’entità del boom dell’IA sono divergenti.
Da un lato, figure come Jensen Huang, CEO di NVIDIA (azienda che ha visto la sua valutazione salire a livelli vertiginosi proprio grazie ai chip per l’IA), respingono con forza l’idea di una bolla. Huang sostiene che l’entusiasmo è giustificato da una “domanda reale” e che la tecnologia guiderà scoperte scientifiche rivoluzionarie e innovazione globale.
Dall’altro, persino Sam Altman, CEO di OpenAI, una delle aziende al centro della rivoluzione dell’IA generativa, ha in passato messo in guardia contro l’eccessivo “entusiasmo” da parte degli investitori, suggerendo cautela.
L’intelligenza artificiale generativa ha indubbiamente iniziato a trasformare settori chiave come la medicina, l’istruzione e l’informatica. Mentre gli investitori continuano a versare miliardi di dollari in questo panorama in rapida evoluzione, la visione di Gates offre una prospettiva sfumata: l’IA non è una moda passeggera, ma una rivoluzione epocale.
Tuttavia, come accadde con la nascita di Internet, la strada verso il futuro sarà probabilmente lastricata di fallimenti costosi e di capitali bruciati nella frenesia del momento.








