Recensione OPPO Find X9: un “flagship base” che tanto base non è

Dopo aver trascorso alcune settimane in compagnia del nuovo OPPO Find X9, portandolo sempre con me dalla frenesia urbana di Milano fino alla calma del mio appartamento appena fuori provincia, sono pronto a raccontarvi la mia esperienza.

Quest’anno OPPO non si è limitata a un aggiornamento di routine. Con la serie Find X9, l’azienda ha deciso di ridefinire cosa significhi essere un “flagship standard”, posizionando questo dispositivo in una fascia di mercato incredibilmente competitiva, ma con armi affilate che potrebbero far tremare la concorrenza.

Se il modello Pro è la vetrina tecnologica assoluta, il Find X9 è una promessa di equilibrio: potenza da vendere, autonomia che ha del miracoloso e un comparto fotografico firmato Hasselblad, il tutto racchiuso in un corpo relativamente più compatto.

Recensione OPPO Find X9: insegna alla concorrenza che “flagship base” non significa “meno Pro”

Design e materiali

Appena preso in mano la prima volta, OPPO Find X9 colpisce immediatamente per una sensazione di grande densità. Dimenticate le curve esasperate del passato: qui siamo di fronte a un approccio più maturo, quasi industriale, che sposa bordi piatti e linee pulite.

La colorazione Titanium Grey che ho in prova (disponibile anche in un audace Velvet Red in alcuni mercati) offre una finitura opaca satinata che è una gioia al tatto. È setosa, quasi ceramica, e molto resistente alle impronte digitali.

Le dimensioni sono uno dei punti di forza di questo terminale. Con uno spessore di soli 7,99 mm e un peso di 203 grammi, il Find X9 si posiziona in quella via di mezzo che è in grado di accontentare molti utenti: abbastanza grande per godere dei contenuti multimediali, ma sufficientemente compatto da essere usato con una sola mano senza troppo stretching.

Il passaggio dal modulo fotografico circolare a quello rettangolare smussato, che OPPO chiama Cosmos Ring, non è tra i miei cambiamenti preferiti, come ho già raccontato nella recensione di OPPO Find X9 Pro.

Il modulo sporge abbastanza ma è posizionato in modo intelligente, facendo sì che l’indice non vada mai a coprire le lenti quando si impugna il telefono in verticale o in orizzontale per scattare foto. La sua posizione fuori centro, però, porta il dispositivo a dondolare un po’ quando appoggiato sul tavolo.

OPPO ha dotato questo top di gamma di una certificazione IP66, IP68 e IP69. Cosa significa in termini pratici? Significa che non solo sopravvive a un’immersione statica ma è progettato per resistere a getti d’acqua ad alta pressione e alta temperatura.

Sul lato sinistro del frame in alluminio aerospaziale troviamo la novità hardware dell’anno: la Snap Key. Si tratta di un tasto fisico aggiuntivo, erede spirituale dell’Alert Slider, ma evoluto. Non è solo un interruttore per la modalità silenziosa (anche se può diventarlo), ma si tratta di un pulsante personalizzabile.

Di default, una doppia pressione apre Mind Space, una singola pressione salva uno screenshot nell’ambiente dedicato all’IA, mentre una pressione prolungata avvia la registrazione di una nota vocale da far analizzare all’assistente personale.

Sul lato destro manca il Quick Button dedicato alla fotografia che è invece un tratto distintivo del fratello maggiore.

Display

Accendendo il dispositivo, si viene accolti da un pannello AMOLED da 6,59 pollici spettacolare. La risoluzione è quella che viene definita spesso “1,5K” (2760 x 1256 pixel), un perfetto compromesso tra la nitidezza del QHD+ e l’efficienza energetica del FullHD+. Con una densità di 460 PPI, i testi sono ovviamente nitidi e le immagini definite.

Ciò che colpisce immediatamente è l’immersività. OPPO è riuscita a ridurre le cornici a soli 1,15 mm su tutti e quattro i lati. La luminosità è un altro settore dove il Find X9 non teme rivali: con un picco di 3600 nit all’aperto e 1800 nit in modalità HBM (High Brightness Mode), la leggibilità sotto la luce diretta del sole è impeccabile.

Tuttavia, devo segnalare una mancanza che, in questa fascia di prezzo, fa storcere il naso ai puristi: il pannello non è LTPO. Questo significa che il refresh rate, pur arrivando a 120 Hz per una fluidità eccezionale, non può scendere granularmente fino a 1 Hz per i contenuti statici, limitandosi a passare tra 60 Hz e 120 Hz (o passaggi intermedi fissi).

Nell’uso quotidiano la differenza è impercettibile all’occhio, ma tecnicamente è un passo indietro rispetto al modello Pro e ad alcuni competitor diretti.

Fortunatamente, OPPO compensa con un PWM dimming ad altissima frequenza (3840 Hz), che rende il display meno aggressivo per gli occhi, anche quando lo si utilizza al buio con la luminosità minima, che può scendere fino a 1 nit.

Un plauso enorme va al sistema di sblocco. OPPO ha utilizzato anche qui un lettore di impronte digitali 3D a ultrasuoni. La differenza è, come ormai saprete, abissale.

Lo sblocco è istantaneo, non richiede di illuminare il dito (quindi niente “flash” accecanti di notte) e, cosa più importante, funziona perfettamente anche con le dita bagnate o sporche.

Hardware e prestazioni

A livello tecnico Find X9 è una bestia, c’è poco da girarci attorno. OPPO ha scelto di affidarsi a MediaTek, equipaggiando il dispositivo con il nuovissimo Dimensity 9500, realizzato con processo produttivo a 3nm di TSMC.

Se in passato c’era scetticismo verso i chipset non-Snapdragon, oggi quel pregiudizio deve sparire. L’architettura All Big Core di questo processore garantisce prestazioni che, anche nei benchmark sintetici, tallonano e talvolta superano la controparte Qualcomm.

Nell’uso reale, lo smartphone è un fulmine. Con 12GB di RAM LPDDR5X e memorie UFS 4.1, l’apertura delle app è istantanea e il multitasking è gestito senza il minimo rallentamento.

Parlando di gaming, il Find X9 si comporta come una console portatile. Titoli esigenti come Genshin Impact o League of Legends: Wild Rift girano inchiodati a 60fps (o 120fps nei titoli supportati) con impostazioni grafiche al massimo. Qui entra in gioco il nuovo sistema di raffreddamento a camera di vapore che è stato ampliato significativamente rispetto alla generazione precedente.

Anche dopo sessioni di gioco di 45 minuti, il telefono diventa tiepido ma mai bollente, mantenendo le prestazioni costanti senza thermal throttling aggressivo. È un risultato notevole per un dispositivo così sottile e compatto.

Sul fronte connettività siamo al top: Wi-Fi 7, Bluetooth 6.0, NFC a 360 gradi e il sistema di antenne AI LinkBoost che promette di mantenere il segnale stabile anche in condizioni critiche come ascensori o garage sotterranei.

C’è però una nota dolente nell’hardware: la porta USB-C è ancora ferma allo standard 2.0. Per un dispositivo che registra video in 4K LOG e scatta foto RAW da 50MP, trasferire i file via cavo al computer diventa un’operazione lenta e frustrante. È un risparmio aggirabile utilizzando la rete per il trasferimento dei file, ma è incomprensibile su un terminale di questa caratura.

Batteria e ricarica

Se c’è un aspetto dove OPPO Find X9 umilia gran parte della concorrenza, è l’autonomia. Nonostante il corpo sottile e relativamente piccolo, OPPO è riuscita a inserire una batteria da ben 7025 mAh (avete letto bene) grazie alla tecnologia al Silicio-Carbonio di terza generazione.

I risultati sono ottimi. Durante i miei test, con un uso misto intenso (social, fotocamera, navigazione, email in push, qualche sessione di gioco), sono arrivato a sera con ancora il 35-40% di carica residua. Con un uso più moderato, ma senza darsi troppo contegno, coprire due giorni interi è una realtà concreta.

Nei test effettuati con PCMark Work 3.0 Battery il consumo è stato praticamente irrisorio, superando le 25 ore di schermo attivo (25:19 per essere precisi) e lasciando alle spalle persino suo fratello maggiore (24:30).

Nell’uso di tutti i giorni, come prevedibile, l’autonomia è appena al di sotto di quella del modello “Pro”. Quest’ultimo è stato il primo dei due da noi testato e probabilmente ha ottenuto un punteggio inferiore nel benchmark della batteria per via di un software più giovane e appena appena meno rifinito.

La ricarica è l’ormai classica SuperVOOC a 80W. Non è la più veloce in assoluto sul mercato (c’è chi fa 120W o più), ma porta lo smartphone dallo 0% al 100% in circa 45-50 minuti, il che è ottimo considerando l’enorme capacità della batteria.

Inoltre, c’è la ricarica wireless AirVOOC a 50W (con caricatore proprietario) e la ricarica inversa a 10W.

Fotocamere

Il comparto fotografico è un altro dei tanti punti di forza di questo smartphone, come sottolineato dal marketing OPPO e dalla partnership con Hasselblad. OPPO continua infatti la sua accoppiata strategica con l’azienda svedese.

A differenza di molti flagship di base che usano sensori secondari di qualità mediocre, qui abbiamo tre sensori da 50MP davvero performanti, seppur appena meno di quelli di Find X9 Pro.

  • Principale: Sony LYT-808 da 1/1,4″, f/1.6, OIS
  • Ultra-Grandangolare: Samsung JN5 da 50MP, 120° FOV, autofocus (macro)
  • Teleobiettivo: Sony LYT-600 da 50MP, zoom ottico 3x (73mm), OIS

La fotocamera principale è eccezionale. Grazie al nuovo motore di elaborazione d’immagine LUMO, la gamma dinamica è ampissima.

Nelle giornate di sole intenso gestisce le alte luci e le ombre profonde con una naturalezza disarmante, evitando quell’effetto HDR artificiale tipico di molti rivali. Di sera, il sensore cattura tantissima luce, mantenendo il rumore al minimo senza trasformare la notte in giorno in modo irrealistico.

La collaborazione con Hasselblad si vede tutta nella scienza del colore e nello sfocato dei ritratti. La modalità dedicata, utilizzabile a varie lunghezze focali, scontorna i soggetti con precisione chirurgica, gestendo anche i capelli ribelli.

L’incarnato viene riprodotto in modo fedele, grazie anche a un sensore multi-spettro dedicato alla calibrazione del colore che legge la temperatura della luce ambientale in modo quasi impeccabile.

Il teleobiettivo 3x è ottimo per la ritrattistica e per avvicinare soggetti lontani. Gli scatti fino a 6x (zoom ibrido con crop in-sensor) sono quasi indistinguibili da quelli ottici, se non si considera la compressione del campo visivo.

Tuttavia, c’è un grosso “ma” rispetto al modello Pro o ad altri competitor come il vivo X300: la distanza minima di messa a fuoco. Il teleobiettivo del Find X9 non è un “telemacro”. Mette a fuoco solo da circa 42 cm di distanza.

Questo significa che non potete usare lo zoom per fare quelle splendide foto macro di fiori o insetti mantenendo la distanza; se vi avvicinate troppo, il telefono cambia automaticamente sulla camera principale (o sulla grandangolare), perdendo quella compressione prospettica e quel bokeh naturale che solo un teleobiettivo può dare. È un peccato, perché è una funzione creativa molto amata.

L’Ultra-grandangolare è buona, migliore di quelle di alcuni concorrenti in questa fascia di prezzo, coerente cromaticamente con le altre due (cosa non scontata), e grazie all’autofocus permette di scattare macro classiche di buona qualità.

Sul fronte Video, OPPO ha fatto passi da gigante. È possibile registrare in 4K a 60fps con tutte le lenti, inclusa la frontale, e addirittura in 4K a 120fps con la principale.

La stabilizzazione è molto buona quasi da action cam, e il supporto al formato Dolby Vision rende i filmati pronti per essere gustati su TV compatibili. Per i creator, la modalità Pro Video con registrazione LOG offre una flessibilità in post-produzione degna dei modelli “Pro” e “Ultra”.

Software

Find X9 arriva con a bordo la ColorOS 16 basata su Android 16, una release con cui l’azienda ha voluto focalizzarsi su due pilastri fondamentali: fluidità e intelligenza artificiale.

La fluidità, spesso abusata come termine di marketing, qui diventa un fattore tangibile grazie all’introduzione del Luminous Rendering Engine. Questo nuovo motore gestisce gli elementi visivi dello schermo renderizzandoli in parallelo anziché in sequenza, eliminando alla radice conflitti o micro-lag nelle animazioni.

Il risultato è un sistema che non perde mai un colpo, sia che si navighi rapidamente tra i widget, sia che si passi freneticamente da un’applicazione all’altra.

Questa reattività si accompagna a una rinnovata gestione estetica della Home e della Lockscreen. Ispirandosi al concetto delle “Big Folder“, il sistema permette ora di ridimensionare dinamicamente cartelle e icone, adattando il layout circostante in tempo reale e consentendo l’integrazione di azioni rapide direttamente nelle icone ingrandite.

Anche i nuovi temi Flux per la schermata di blocco, con le loro animazioni esteticamente ammirevoli, contribuiscono a un’esperienza visiva molto curata.

Tuttavia, è innegabile una certa deriva verso il linguaggio di design “Liquid Glass” di Apple: la fisica e lo stile delle animazioni sembrano studiate per replicare il feeling di iOS, una scelta che garantisce una rifinitura eccellente ma che forse diluisce leggermente l’identità storica della ColorOS.

Il vero cambio di passo risiede tuttavia nell’integrazione dell’intelligenza artificiale, che permea l’intero sistema attraverso la funzione Mind Space. Questo hub permette di salvare qualsiasi contenuto (da pagine web a elementi inquadrati dalla fotocamera) con un semplice swipe a tre dita o tramite lo Snap Key.

La vera novità, che segna una prima assoluta nel settore, è l’integrazione profonda con Google Gemini.

L’assistente di Google può ora accedere a Mind Space come a una base di conoscenza privata: utilizzando il tag “@Mind Space” in chat, Gemini è in grado di analizzare screenshot e appunti salvati per fornire risposte contestuali, senza che l’utente debba allegare manualmente i file.

A questo si aggiungono le ormai consolidate funzioni di traduzione, trascrizione e generazione testi, oltre a una suite di connettività O+ Connect sempre più matura, che garantisce un dialogo con PC Windows e Mac, permettendo il mirroring delle app e la gestione remota dei file.

OPPO garantisce 5 anni di aggiornamenti del sistema operativo e 6 anni di patch di sicurezza. Non siamo ai 7 anni di Google o Samsung, ma è comunque un supporto longevo che copre abbondantemente la vita media di uno smartphone.

Prezzo e considerazioni finali

OPPO Find X9 è, forse, il flagship più equilibrato e intelligente che abbia provato quest’anno. Non cerca di strafare con specifiche inutili, ma eccelle in tutto ciò che conta davvero nell’uso quotidiano: ergonomia, display, affidabilità delle fotocamere e, soprattutto, un’autonomia mostruosa.

Certo, mancano alcune chicche del modello Pro (come il teleobiettivo 200MP con capacità telemacro e il display LTPO), e la porta USB 2.0 è una caduta di stile abbastanza inaspettata visto il costo irrisorio di una porta più veloce. Tuttavia, la differenza di prezzo rende queste rinunce assolutamente accettabili per la stragrande maggioranza degli utenti.

Parlando di prezzi, il Find X9 arriva in Italia con un posizionamento aggressivo per la fascia premium. Il prezzo di listino è di 999€ per l’unica variante presente, ovvero quella 12 GB/512 GB.

Se cercate uno smartphone che sia un compagno affidabile, capace di durare due giorni, scattare ritratti d’autore e sopravvivere a un tuffo in piscina, senza dover tenere in tasca un “mattone” scomodo, l’OPPO Find X9 è la scelta da fare. È la dimostrazione che non serve sempre comprare il modello “Pro” o “Ultra” per avere un’esperienza utente di altissimo livello ed è la prova che i concorrenti dovrebbero e potrebbero fare di più.

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Luca Zaninello
Appassionato del mondo della telefonia da sempre, da oltre un decennio si occupa di provare con mano i prodotti e di raccontare le sue esperienze al pubblico del web. Fotografo amatoriale, ha un occhio di riguardo per i cameraphone più esagerati.
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