E se l’Italia fosse la prima nazione ad avere una rete Hyperloop funzionante? È questa la suggestione che nasce dalla recente intervista di Gabriele “Bibop” Gresta, CEO di Hyperloop Italia, che col progetto Hyper Transfer mira a un traguardo a dir poco ambizioso. Per molti è associata direttamente alla persona di Elon Musk, ma in realtà della tecnologia conosciuta dai più come Hyperloop se ne parla da ben prima. Addirittura dal 1799, quando il fisico britannico George Medhurst propose di utilizzare tubi sottovuoto per il trasporto di merci e persone. All’epoca veniva chiamata “ferrovia pneumatica” ma il reale interesse dietro a questo atipico mezzo di trasporto si è acceso nel 2012, quando Elon ne ha iniziato a parlare pubblicamente.
Hyper Transfer vuole portare il progetto Hyperloop anche in Italia: ma quanto è fattibile?
Sono passati oltre 10 anni da allora, ma tuttora il progetto Hyperloop di Elon Musk è ben lungi dall’essersi concretizzato, ed è stato oggetto di numerose critiche. C’è chi dubita della fattibilità tecnica, affermando che le tecnologie necessarie per realizzare un sistema del genere siano ancora in gran parte teoriche e sia necessario un progresso scientifico significativo prima che possa essere realizzato in modo sicuro ed efficiente. Anche perché parliamo di far viaggiare persone a velocità oltre i 1.000 km/h, il ché pone serie preoccupazioni su come affrontare potenziali guasti, come la pressurizzazione dei tubi, le collisioni tra le capsule o i danni naturali come terremoti o alluvioni. C’è poi il problema economico, sostenendo che i costi siano eccessivi e difficili da giustificare, soprattutto considerando le alternative esistenti come il trasporto ferroviario ad alta velocità. Ultima ma non ultima la questione ecologica, fra l’elevata quantità di energia necessaria e l’impatto ambientale di lavori di tale portata.
A fronte di tutti questi dubbi, Gabriele Gresta è comunque ottimista che il progetto possa prendere piede in Italia, dando vita al consorzio in collaborazione fra Hyperloop Italia, Hyperloop Transportation Technologies, Leonardo Spa e WeBuild. Quando era CEO di Hyperloop Transportation Technologies in California, gli venne proposta dall’Italia la costruzione del primo sistema hyperloop in Veneto: la sua risposta fu una risata, al pensiero di affrontare un progetto così complesso in un paese in cui è notoriamente difficile costruire infrastrutture, anche solamente per la complessità geografica che lo compone. Studiando la situazione, però, la compagnia ha scoperto che la costruzione di ferrovie e autostrade italiana ha creato anche 12.000 km di spazio inutilizzato: “esiste uno spazio compreso tra i 20 e i 60 metri che non è utilizzabile, un “corridoio relitto” che non ha alcuna utilità, uno spazio che vogliamo colmare con la costruzione di hyperloop”.
Se pensate che potrete spostarvi a velocità degne di un aeroplano nel sottosuolo italiano, però, preparatevi alla delusione: almeno nella prima fase, Hyper Transfer si occuperà del trasporto merci e container. I primi lavori dovrebbero concentrarsi sulla tratta per collegare l’Interporto di Padova e il porto di Venezia, per un debutto concreto atteso fra 2028 e 2029. Il Veneto sarà solo la prima area, perché ci sono già altre tre regioni che stanno valutando il progetto, in primis la Puglia, per un sistema che per Bibop sarebbe più sostenibile del trasporto su ruote: “costruire un hyperloop è molto più economico che una tratta di alta velocità ed è a impatto zero”, ambendo a trasportare 4.000 container ergo togliere dalle autostrade migliaia di camion ogni giorno. Per quanto strano possa sembrare, l’Italia non è nuova a sperimentazioni del genere, come nel caso dei taxi volanti.