Ammettiamolo, eccetto Fossil, Armani o altri brand di moda, il mondo degli smartwatch WearOS non è poi così fiorente. Ed è per questo che l’Oppo Watch è proprio quello che ci voleva. Il primo orologio del colosso cinese arriva in concomitanza con la nuova Oppo Reno 4 Series e lo fa in un momento molto interessante, in cui il colosso degli smartphone tenta sempre più di creare un proprio ecosistema, composto non solo da cellulari ma anche da auricolari TWS e, ora, dispositivi indossabili.
E sì, è inutile girarci intorno, il primo smartwatch WearOS di Oppo sembra chiaramente trarre ispirazione da un’altro orologio smart, ma parliamoci chiaro: ciò che importa è il processo produttivo, sono le funzionalità e, soprattutto (visto che parliamo di WearOS) l’autonomia della batteria. Tutto il resto, è solo chiacchiericcio.
Indice
ToggleRecensione Oppo Watch: finalmente WearOS ha un degno rappresentante
Contenuto della confezione
La confezione dell’Oppo Watch è caratterizzata dal tipico stile dei prodotti dell’azienda. Anteriormente è presente un’immagine che rappresenta lo schermo del dispositivo con uno dei diversi quadranti disponibili, e al suo interno è presente il supporto per la ricarica che – per essere utilizzata in maniera veloce – dovrà essere connesso al caricabatterie in dorazione.
Design e display
Disponibile in due dimensioni, da 46 e 41 millimetri, se non dicessimo che da lontano l’Oppo Watch potrebbe essere facilmente scambiato per un Apple Watch, tenteremmo di nascondere l’ovvio. Ma ragazzi, il processo costruttivo e i materiali utilizzati nel primo smartwatch di Oppo sono di altissimo livello.
La versione che abbiamo ricevuto in prova è quella da 46 millimetri, caratterizzata da un display da 1.91 pollici con una risoluzione di 402 x 476 pixel ed una densità di pixel per pollice di 326 ppi. Il pannello è un AMOLED curvo che scorre perfettamente nel telaio realizzato in alluminio e che ospita due tasti fisici laterali, uno dei quali è personalizzabile.
Ed è proprio il tasto personalizzabile che si contraddistingue per una finitura interna in verde smeraldo e, tra le altre cose, viene utilizzato per l’accensione e lo spegnimento del dispositivo.
Posteriormente invece la struttura è in plastica, sebbene il modulo nel quale è stato inserito il sensore per il battito cardiaco sia realizzato in ceramica, e sono integrati uno speaker ed un microfono con i quali non solo si potranno effettuare le telefonate, ma che permetteranno anche le interazioni con Google Assistant, l’assistente digitale di Big G. Peccato però che in quanto a qualità audio in chiamata, il suono in ricezione sia risultato piuttosto metallico e non particolarmente piacevole da utilizzare, mentre l’audio catturato dal microfono è piuttosto buono e permette all’interlocutore di ascoltare senza problema alcuno.
La qualità costruttiva è degna di ogni più importante rivale, ed il design è pulito ed estremamente comodo da tenere al polso. Rimango però perplesso per la scelta di Oppo di utilizzare dei cinturini magnetici con attacco proprietario che, tra le altre cose, in prossimità dell’aggancio sono piuttosto rigidi e che saranno molto difficili da trovare compatibili.
Ad ogni modo, la vera caratteristica distintiva dell’Oppo Watch è il display AMOLED, che è estremamente luminoso e perfettamente visibile anche in condizioni di luce diretta, sul quale è possibile sfogliare le icone delle applicazioni installate senza alcun problema e che ho apprezzato anche per la curvatura dei due bordi laterali. È integrato anche un sensore per la luminosità, in grado di modificare il valore in base alla luce esterna con buona precisione.
Hardware e prestazioni
Nonostante l’Oppo Watch non utilizzi l’ultimissimo Snapdragon 4100, il lavoro fatto dall’azienda in quanto ad ottimizzazione delle prestazioni è decisamente buono. Ad animare lo smartwatch WearOS ci pensa un Qualcomm Snapdragon Wear 3100, affiancato da 1 GB di memoria RAM e 8 GB di memoria interna, sulla quale si potranno installare applicazioni o salvare brani musicali. Si tratta di uno smartwatch resistente fino a 5 atmosfere nella versione da 46 millimetri, e 3 atmosfere nella versione da 41 millimetri (non chiedetemi il perché di questa differenza: non ne ho la più pallida idea), e in quanto a prestazioni devo dire che ci siamo: eccetto che in una prima fase iniziale di avvio, non ho mai riscontrato rallentamenti o micro-lag di sorta, il che è quasi un miracolo conoscendo il sistema operativo di Google.
Sufficiente anche il solo GB di memoria RAM, ed ottima l’integrazione di GPS ed NFC, che ne permettono l’utilizzo anche per le sessioni sportive senza smartphone, oppure per i pagamenti contactless con Google Pay. Insomma, in quanto a prestazioni quelli di Oppo hanno fatto un ottimo lavoro.
Software
Nell’Oppo Watch, WearOS è personalizzato da un’interfaccia studiata e progettata dall’azienda, che include una serie di opzioni aggiuntive ottime per chi si approccia per la prima volta a questo mondo, ma forse un po’ a corto di funzionalità avanzate.
I quadranti sono però numerosi ed interattivi: adoro ad esempio quello con le bolle, che è possibile far scoppiare con un tap sullo schermo. E sì, è una cosa inutile, ma si tratta di un buon anti stress.
Ci sono poi tutti i pro di WearOS, come i widget a forma di schede, ma anche la possibilità di leggere e rispondere alle notifiche che si ricevono. Si possono utilizzare delle risposte preimpostate, oppure scriverle utilizzando la tastiera a schermo o la dettatura vocale. Si può anche rispondere con delle emoji, che è anche possibile disegnare a mano: in pochi istanti il sistema riconoscerà il disegno e visualizzerà le opzioni più pertinenti.
Monitoraggio attività fisiche e sonno
Dando come presupposto che WearOS è più un OS da smartwatch che da sportwatch, grazie all’integrazione con Google Fit l’Oppo Watch è in grado di rilevare un gran numero di attività fisiche, e lo fa con buona precisione, il che rende quasi inutili le sole 5 tipologie di attività che quelli di Oppo hanno pensato di integrare autonomamente. E poi, è un WearOS, il che apre le porte a moltissime applicazioni di terze parti.
Ad ogni modo, il fix con il GPS è rapido e veloce e – giusto per non dire sempre la stessa cosa – ho provato a confrontare il rilevamento del battito cardiaco, del sonno e dei passi con i dati catturati dall’Apple Watch, ottenendo risultati piuttosto simili.
Però c’è una cosa piuttosto strana: nonostante l’ottimo lavoro svolto con il rilevamento del sonno (che è tra l’altro automatico), nel sample che ho ricevuto da Oppo il rilevamento era possibile solo tra le 20 di sera e le 10 del mattino. Insomma, secondo l’azienda (o secondo Google) i sonnellini pomeridiani non sono ammessi.
Autonomia della batteria – Oppo Watch
Vado dritto al sodo: l’autonomia della batteria dell’Oppo Watch è leggermente superiore rispetto a quella che si potrebbe avere con un Apple Watch Series 5: in queste due settimane di test (e con il mio tipo di utilizzo) mi è capitato di disconnetterlo dal caricabatterie verso le 7 del mattino, e doverlo ricaricare verso le 11 del giorno dopo.
Il che vuol dire che è uno dei pochi WearOS che realmente si può utilizzare per il monitoraggio del sonno, a patto che si disabiliti l’always-on, che fa scendere di qualche ora le prestazioni relative all’autonomia. E, signori, ricordiamoci sempre che si tratta di un WearOS, il che rende il risultato più che buono.
Ad ogni modo, indipendentemente dalla durata della batteria, quasi da record per un WearOS, la ricarica VOOC è una delle innovazioni più grandi introdotte dall’Oppo Watch nel mercato degli smartwatch: in 15 minuti sarà possibile ricaricare il dispositivo del 50%. Ma è una cosa eccezionale possibile, chiaramente, solo con il caricabatterie in dotazione. Tra le altre cose, inoltre, il sistema di ricarica non è ad induzione ma utilizza quattro pin.
Prezzo e considerazioni
Il prezzo dell’Oppo Watch da 46 mm è di 299 euro, che scendono a 249 euro per la versione da 41 mm. E si tratta probabilmente dello smartwatch che comprerei. E non lo farei solo per design e qualità costruttiva, che ho trovato ottimi, ma soprattutto perché l’Oppo Watch è il primo WearOS in grado di soddisfare i tre principi fondamentali di uno smartwatch: prestazioni, design e durata della batteria.
Lo schermo poi è di ottima qualità, anche se forse sarebbe stato preferibile che quelli di Oppo avessero pensato a qualche funzionalità aggiuntiva, come il rilevamento dell’ossigeno nel sangue che, nel primo WearOS dell’azienda, non è stato implementato nonostante sia un forte trend del settore.
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