L’approvvigionamento di componenti hardware, per i produttori cinesi, sta diventando nell’ultimo periodo sempre più complesso, specie per i leader di mercato come Huawei. Ma dalla Cina stessa o meglio, dal governo, potrebbe arrivare la soluzione che rivoluzionerà soprattutto l’industria del silicio, come può essere SMIC, che altri non è che quella che porta poi ai chipset, al fine di aumentare la produzione.
Come la Cina vuole cambiare l’industria dei chipset e come potrebbero giovarne SMIC e Huawei
Cosa ha attuato quindi la Cina al fine di migliorare la produzione delle aziende di semiconduttori? Molto semplicemente, la rivoluzione passa dalle agevolazioni fiscali che andranno alle aziende che adotteranno il processo di produzione di chipset più piccolo possibile. Per fare un esempio, la SMIC, partner di Huawei per il primo chip interamente prodotto in Cina, sarà esente dalle tasse per i prossimi 10 anni. Questo perché lavora già con processi al di sotto dei 28 nm.
Niente male, se consideriamo la prospettiva che Huawei possa affidarsi completamente, in futuro, al chipmaker di Shanghai, visto il progetto Nanniwan attuato pochi giorni fa. Ma non solo SMIC, anche le altre aziende in Cina con processi dai 28 ai 65 nm avranno una riduzione del 50% delle tasse ed anche quelle più piccole avranno grossi benefici, piuttosto che impattare e speculare sulle startup.
Questa operazione, la più importante e generosa degli ultimi anni, dovrebbe portare la Cina ed i suoi produttori a raggiungere l’obiettivo di produrre il 70% del suo fabbisogno di semiconduttori e quindi di conseguenza di chipset. La massima aspirazione per il governo cinese è di raggiungere il Total Made In China entro il 2025, ma la strada pare in salita, visto che nel 2019 solo il 6% proveniva dal Paese del Dragone. Non è detto però che Huawei possa dare un’importante spinta affinché questo risultato arrivi nel minor tempo possibile. La sfida agli USA continua.