Il progresso tecnologico ci ha abituati, nell’ultimo decennio, a una regola non scritta: ogni nuova generazione di dispositivi elettronici sarà più potente, più veloce e più capiente della precedente.
Tuttavia, il 2026 potrebbe segnare una brusca e dolorosa inversione di tendenza. Secondo recenti indiscrezioni provenienti dalla catena di approvvigionamento asiatica, il prossimo futuro del mercato mobile potrebbe essere caratterizzato da un fenomeno paradossale, ovvero smartphone più costosi ma con specifiche tecniche inferiori, in particolare per quanto riguarda la memoria RAM.
I numeri della crisi delle RAM

L’allarme è stato lanciato dal leaker Lanzuk sulla piattaforma coreana Naver. Sebbene le fonti non siano ufficiali, l’insider ha un discreto storico di affidabilità e dipinge un quadro difficile per il primo trimestre del 2026. A causa di un’impennata nei prezzi delle memorie, l’industria degli smartphone potrebbe essere costretta a una drastica “dieta” hardware.
I dati emersi sono preoccupanti per gli appassionati di tecnologia. Si prevede che gli smartphone dotati di 16 GB di RAM spariranno quasi completamente dal mercato, rimanendo appannaggio di rarissime eccezioni ultra-premium. Ancora più significativo è il taglio sulla fascia media e medio-alta: il numero di modelli equipaggiati con 12 GB di RAM dovrebbe crollare di oltre il 40%.
La contrazione non risparmierà nemmeno quello che oggi è considerato lo standard de facto per un telefono decente, ovvero gli 8 GB di RAM. Anche per questa configurazione si prevede una riduzione della disponibilità superiore al 50%. La conseguenza diretta? I produttori non avranno altra scelta che fare un passo indietro, tornando a proporre varianti base da 4 GB e 6 GB di RAM, quantitativi che nel 2025 sembravano ormai destinati all’oblio.
Perché sta succedendo? L’effetto domino dell’Intelligenza Artificiale
Come è possibile che in un’era digitale la tecnologia regredisca? La risposta risiede in due lettere: IA. L’esplosione dell’Intelligenza Artificiale generativa ha creato una domanda senza precedenti nel settore enterprise. Le grandi aziende tecnologiche stanno investendo cifre astronomiche per costruire data center e server capaci di addestrare e far girare i nuovi modelli di IA.
Questi server non utilizzano la comune RAM dei telefoni, ma richiedono enormi quantità di HBM (High-Bandwidth Memory) e SSD enterprise ad alta capacità. Si tratta di una corsa all’oro dove i clienti (le grandi aziende di IA) hanno tasche molto profonde e sono disposti a pagare un sovrapprezzo pur di accaparrarsi i componenti.
Di fronte a questa domanda vorace e altamente redditizia, i produttori di memorie (come Samsung, SK Hynix e Micron) hanno reagito secondo le logiche di mercato: hanno convertito le loro linee di produzione. La capacità produttiva, che richiede tempo e investimenti enormi per essere ampliata, è stata spostata dalla DRAM consumer (quella usata nei nostri smartphone) alla più lucrosa HBM per i server.
Il risultato è una classica crisi da offerta. La produzione di DRAM per il mercato di consumo è crollata, creando una scarsità che ha fatto schizzare i prezzi alle stelle. Una dinamica simile sta colpendo anche le memorie NAND flash, utilizzate per l’archiviazione interna dei dispositivi.
Un 2026 all’insegna della “Tech-flation”
I produttori di smartphone si trovano ora tra l’incudine e il martello. Con i costi della componentistica in aumento vertiginoso, hanno solo due opzioni per proteggere i margini di profitto: aumentare il prezzo finale al consumatore o tagliare le specifiche tecniche. Lo scenario più probabile, purtroppo, è che facciano entrambe le cose.
Se queste proiezioni dovessero confermarsi, il 2026 potrebbe essere ricordato come l’anno della “shrinkflation” tecnologica. Pagheremo di più per avere dispositivi meno equipaggiati dei loro predecessori del 2025.
L’ironia della sorte vuole che proprio l’IA, promessa come la tecnologia che avrebbe potenziato i nostri strumenti, stia temporaneamente rendendo l’hardware che abbiamo in tasca meno capace.






