Facendo un excursus storico, nel 2010 nacque lo standard LPDDR (Low Power Double Data Rate), che si differenziarono dalle memorie DDR per avere tensioni di alimentazioni inferiori e consumi energetici ridotti, parametri ideali per uno smartphone rispetto a un PC o una console. Fra i primi modelli a montare questo tipo di memorie ci furono Samsung Galaxy S, iPhone 3GS e Motorola Droid X. Nel 2011 fu poi il turno di HTC Sensation, uno dei primissimi con memorie LPDDR2, e da quel momento in poi sono sempre stati i top di gamma Samsung a portare le nuove versioni sul mercato Global: Galaxy S4 nel 2013 (LPDDR3), Galaxy S6 nel 2015 (LPDDR4), Galaxy S10 nel 2018 (LPDDR4X) e Galaxy S20 nel 2020 (LPDDR5). Nel passaggio da LPDDR1 a LPDDR5 si sono raggiunte velocità di trasferimento dati che sono passate da 400 MT/s a 6.400 MT/s, e nel caso delle ultimissime versioni LPDDR5X e LPDDR5T si toccano picchi di 8,5 e 9,6 Gbps.
È plausibile che con il prossimo standard LPDDR6 si superino i 10 Gbps, ma un’altra novità sarebbe rappresentata dal processo produttivo, che secondo l’insider OreXda sarà basato quello a 3 nm a cui Samsung sta lavorando da qualche mese. Le memorie LPDDR3 venivano prodotte da Samsung a 20 nm, per poi passare ai 14/10 nm per quelle LPDDR4/4X ed LPDDR5/5X; scendere a 3 nm permetterebbe a Samsung di realizzare memorie più dense di transistor e quindi più potente e allo stesso tempo meno energivore. Prevedibilmente le vedremo in azione a partire dal 2024, forse con il futuro Snapdragon 8 Gen 4 se non ancora prima con l’Exynos 2400.
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