Sembra strano ma non lo è, i Pixel e gli iPhone sono prodotti dalla stessa azienda

Pixel e iPhone spot Wicked
Crediti: Google

Due filosofie contrapposte, iOS contro Android, ecosistemi chiusi contro piattaforme aperte. Eppure, grattando la superficie del marketing e delle presentazioni patinate, si scopre una verità che sorprende la maggior parte dei consumatori: i Google Pixel e gli iPhone escono spesso dalle stesse linee di assemblaggio.

Sebbene possa sembrare un paradosso, questa è una pratica consolidata nell’industria elettronica globale, dove i confini tra concorrenti sfumano nel nome dell’efficienza produttiva.

iPhone e Pixel hanno molto in comune, anche la stessa azienda produttrice

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Crediti: Intel

Per comprendere come sia possibile che due dispositivi così diversi condividano le stesse origini fisiche, è necessario chiarire un equivoco comune sul termine “produzione”. Né Apple né Google possiedono fabbriche proprie nel senso tradizionale del termine. La complessità logistica e i costi di gestione di un impianto di produzione sono tali che persino i giganti della Silicon Valley preferiscono affidarsi all’outsourcing.

Qui entrano in gioco le società di EMS (Electronics Manufacturing Services). Queste aziende non vendono prodotti con il proprio marchio, ma offrono infrastrutture, manodopera e know-how per assemblare dispositivi per conto terzi. Il processo produttivo è, infatti, una catena complessa.

I singoli pezzi (come i display Samsung, i chip prodotti da TSMC o il vetro Corning) vengono realizzati da fornitori specializzati. Tutti questi componenti convergono nelle fabbriche dell’azienda EMS, che si occupa di unirli, testarli e confezionarli secondo le rigidissime specifiche del cliente (Apple o Google).

Questa strategia permette ai brand di concentrarsi sul loro vero core business: il design industriale, lo sviluppo del software e la progettazione dei chip proprietari.

Il gigante dietro le quinte

L’entità misteriosa che unisce i destini di Pixel e iPhone risponde al nome di Foxconn (formalmente Hon Hai Technology Group). Con sede a Taiwan, Foxconn non è semplicemente una grande fabbrica, è la più grande azienda di servizi di produzione elettronica al mondo, detenendo oltre il 40% del mercato globale.

Per dare un’idea delle proporzioni: mentre Apple e Google contano ciascuna meno di 200.000 dipendenti diretti, Foxconn impiega circa 900.000 persone in tutto il mondo. Le sue strutture sono distribuite in 24 Paesi, inclusi enormi hub in Cina, India, Vietnam, Messico e Stati Uniti.

Mentre il legame tra Apple e Foxconn è noto e trasparente (l’azienda è listata ufficialmente tra i fornitori di Cupertino), il rapporto con Google è più discreto ma altrettanto solido. Conferme indirette, come le dichiarazioni di politici indiani riguardo la produzione dei Pixel nel subcontinente, hanno cementato la certezza che Foxconn sia il motore dietro la realizzazione fisica degli smartphone di Google.

Inoltre, il portafoglio clienti di Foxconn va ben oltre la telefonia. Dalle sue linee escono le console da gioco più famose (Xbox, PlayStation, Nintendo Switch), gli e-reader Kindle di Amazon e computer per i principali brand mondiali.

La strategia della diversificazione

Tuttavia, affidarsi a un unico colosso comporta dei rischi enormi. Se Foxconn fosse l’unico assemblatore, avrebbe un potere contrattuale sproporzionato su prezzi e tempistiche. Per questo motivo, sia Apple che Google adottano una rigorosa strategia di gestione del rischio.

Nonostante Foxconn rimanga il partner principale, entrambi i colossi tecnologici collaborano anche con altri fornitori EMS come Pegatron, Luxshare Precision e Wistron. Questo approccio offre due vantaggi cruciali:

  • Resilienza: Se una linea produttiva si ferma, la produzione può essere spostata altrove.
  • Competizione: Mettere i fornitori in gara tra loro aiuta a mantenere bassi i costi di assemblaggio.

La geopolitica entra in fabbrica

Infine, c’è la questione geografica. La storica dipendenza dalla Cina è diventata un fattore di rischio a causa delle tensioni geopolitiche e della guerra dei dazi (un tema caldo con le politiche commerciali statunitensi).

Per proteggersi da tariffe improvvise che potrebbero far lievitare i prezzi al consumo, Apple e Google stanno spingendo i loro partner, Foxconn inclusa, a diversificare le sedi produttive.

Paesi come India e Vietnam stanno diventando i nuovi centri nevralgici dell’elettronica, garantendo che, indipendentemente dal clima politico, i vostri iPhone e Pixel continuino ad arrivare sugli scaffali, ovunque essi vengano assemblati.