Quando un’azienda decide di lanciare un nuovo smartphone flagship, la conversazione tende quasi sempre a polarizzarsi su un singolo aspetto: il comparto fotografico. È una strategia di marketing comprensibile ma che a volte rischia di oscurare tutto il resto.
Con OPPO Find X9 Pro, presentato ufficialmente a Barcellona per il lancio globale dopo il debutto in patria, ci troviamo di fronte a un prodotto che fa del suo cavallo di battaglia la fotocamera, ma ciò non deve assolutamente distogliere l’attenzione dai monumentali passi avanti fatti in tutto il resto.
E “tutto il resto” – ve lo anticipo – è un pacchetto di design, prestazioni, intelligenza artificiale e autonomia talmente curato da dover interessare anche chi non è alla ricerca di una fantastica fotocamera tascabile, la quale sarà comunque un piacevole bonus.
Abbiamo passato un paio di settimane in compagnia di questo flagship e siamo pronti a raccontarvi perché, anche al netto delle sue indiscusse doti da cameraphone, il Find X9 Pro è prima di tutto un eccellente esercizio di ingegneria a tutto tondo.
Recensione OPPO Find X9 Pro: l’ottimo cameraphone che è anche molto di più
Videorecensione OPPO Find X9 Pro
Design e materiali
OPPO si riconferma una delle aziende in grado di realizzare gli smartphone più eleganti e robusti in commercio. Afferrando Find X9 Pro si ha la sensazione di avere tra le mani un oggetto costruito senza compromessi.
Il marchio ha abbandonato le curve del passato per abbracciare un’estetica più sobria ed in linea con i dettami del mercato. Il design è caratterizzato da un telaio in alluminio opaco con bordi piatti, che però sono smussati da una lievissima curvatura proprio nel punto di contatto con il palmo della mano. Questo si traduce in un’ottima ergonomia: il telefono non “taglia” come altri prodotti simili, ma offre al contrario una presa salda, sicura, che infonde fiducia.
Il retro è dominato da un modulo fotografico importante, posizionato nell’angolo in alto a sinistra, ma la cui ingegnerizzazione è studiata – stando ha quanto ha affermato l’azienda stessa – per la praticità. Tenendo lo smartphone in verticale, il dito indice si appoggia naturalmente molto al di sotto delle lenti, evitando di sporcarle. In orizzontale, per giocare o guardare video, l’impugnatura rimane salda e libera da ingombri.
Sarei disonesto con voi se non dicessi che preferivo il design di OPPO Find X8 Pro, dispositivo che lo scorso hanno mi ha davvero fatto innamorare. I bordi leggermente curvi dei pannelli di vetro nonostante il display piatto e la cornice che faceva da raccordo tra le due facce del dispositivo erano comodi e riconoscibili in un mare di prodotti sempre più simili tra loro. Il modulo fotografico tondo centrale donava un equilibrio estetico che a Find X9 Pro sembra un po’ mancare sul retro.
Detto questo, il design di Find X9 Pro sembra ripartire quasi da dove avevano lasciato Find X3 Pro e Find X5 Pro, altri due smartphone del marchio ad aver lasciato un’impronta importante sul mercato (anche quello nostrano). La sporgenza delle fotocamere è raccordata alla scocca da una graduale curva sul vetro (anche se meno pronunciata rispetto ai due modelli da me appena nominati) che culmina con una cornice metallica a protezione del modulo stesso.
Il peso di 224 grammi è ben distribuito su una scocca che misura 161,26 x 76,46 x 8,25 mm. Lo spessore è un dato che, come vedremo parlando della batteria, ha quasi del miracoloso. Nella nostra prova abbiamo avuto modo di apprezzare la colorazione Silk White, che ha una scocca bianca dalla finitura perlescente uniforme, con una texture opaca quasi vellutata al tatto che non trattiene minimamente le impronte.
È disponibile anche la variante Titanium Charcoal, una colorazione grigio scuro profonda. È un colore che urla “professionalità” e che si sposa alla perfezione con le linee pulite del dispositivo, sebbene di “Titanium” non abbia nulla.
Ma è sui lati del telaio che si trovano le peculiarità più interessanti e che accomunano Find X9 Pro e OPPO Find X8 Ultra. Sul lato destro, troviamo l’ormai conosciuto Quick Button, un tasto capacitivo e sensibile alla pressione dedicato alla fotocamera. OPPO lo ha migliorato per renderlo ancora più preciso, capace di rilevare gesti di scorrimento di appena 0,3mm.
Nell’uso quotidiano, permette una rapidità d’azione notevole. Una doppia pressione rapida avvia la fotocamera e, in seguito, con una singola pressione si scatta, mentre con una pressione prolungata attiva la raffica. Con lo smartphone in orizzontale, scorrendo il dito sul tasto è possibile controllare lo zoom, un gesto che diventa quasi subito naturale.
Il sensore capacitivo è molto preciso, a volte fin troppo: non è successo di rado che al momento di scattare una foto alla focale da me scelta, cercando di premere il Quick Button, Find X9 Pro cambiasse leggermente lo zoom. Se state già sfruttando un ingrandimento intermedio tra le lenti, non lo noterete nemmeno.
Se state cercando, però, di scattare all’ingrandimento base di una delle fotocamere, rischierete di cambiare lente senza accorgervene. A me è capitato in particolare tentando di catturare foto allo zoom 3x ottico e scivolando inavvertitamente allo zoom 2,9x digitale. Ci si abitua con la pratica, ma le prime volte serve fare attenzione.
Sul lato sinistro, invece, fa il suo debutto (si fa per dire) il pulsante fisico Snap Key. L’avevamo già visto su X8 Ultra e su OnePlus Nord 5, ma il primo non è stato venduto da noi mentre il secondo lo implementa con il nome Plus Key. Si tratta di un pulsante fisico aggiuntivo personalizzabile.
Di default, questo tasto è il cuore pulsante della nuova esperienza AI di ColorOS 16 ed è collegato ad AI Mind Space: una pressione breve cattura istantaneamente il contenuto dello schermo, una pressione lunga aggiunge una nota vocale a ciò che abbiamo salvato, un doppio click apre l’applicazione che funge da hub. Si può personalizzare con altre funzioni scelte da OPPO, ma non permette una gestione completamente “fai da te” per il lancio di applicazioni di terze parti.
Infine, un plauso alla durabilità. Find X9 Pro vanta l’ormai tipica (almeno per il marchio) tripla certificazione IP66, IP68 e IP69. Se IP66 e IP68 garantiscono la resistenza a polvere e immersioni prolungate (un must-have), IP69 certifica la resistenza a getti d’acqua ad alta pressione e alta temperatura.
In pratica? Potete portarlo sotto la pioggia battente, non preoccuparvi se cade in una pozzanghera o lavarlo sotto al getto d’acqua del rubinetto con una tranquillità che pochi altri dispositivi possono vantare.
Display
Per lo schermo l’azienda ha optato per un magnifico AMOLED LTPO da 6,78 pollici, perfettamente piatto. La scelta di un pannello flat farà la gioia di molti, eliminando tocchi involontari e distorsioni cromatiche ai bordi.
Ciò che lascia a bocca aperta sono le cornici: appena 1,15 mm su tutti e quattro i lati. Sono perfettamente simmetriche, anche se agli angoli sono una frazione di millimetro più spesse. L’immersività è totale, sia nel gaming che nella visione di contenuti multimediali.
La qualità del pannello è da primo della classe: con una risoluzione di 2772 x 1272 pixel (450 PPI), tecnologia LTPO per una frequenza di aggiornamento adattiva da 1Hz a 120Hz e una copertura DCI-P3 del 100%, ogni contenuto è riprodotto con fedeltà e fluidità assolute.
La luminosità di picco all’aperto raggiunge i 3600 nit. Tradotto dalla scheda tecnica alla vita reale: anche in piena battuta di sole, lo schermo è perfettamente leggibile, i colori rimangono brillanti e il contrasto eccellente. La luminosità di picco in HBM (High Brightness Mode) si attesta a 1800 nit, valore che garantisce una visione ottimale dei contenuti HDR (pieno supporto a Dolby Vision e HDR10+).
OPPO ha pensato anche al comfort visivo notturno. Questo pannello è uno dei pochi nel panorama Android a poter scendere a una luminosità minima di 1 nit. A questo si aggiunge un dimming PWM ad alta frequenza (2160Hz) che si attiva sotto i 70 nit, eliminando qualsiasi sfarfallio percettibile e riducendo drasticamente l’affaticamento oculare. Sopra i 70 nit, interviene un più tradizionale DC Dimming.
Una menzione speciale merita l’implementazione delle “Indicazioni di movimento” (Vehicle Motion Alerts). È una funzione pensata per chi soffre di chinetosi quando usa lo smartphone in un veicolo in movimento. Attivandola dalle impostazioni di accessibilità, il dispositivo utilizza i suoi sensori per rilevare i movimenti dell’auto e mostra dei segnali visivi dinamici lungo i bordi dello schermo.
Questi “puntini” si muovono in sincrono con le accelerazioni e le decelerazioni del veicolo, aiutando il cervello ad allineare ciò che l’occhio vede (lo schermo fermo) con ciò che il corpo percepisce (il movimento). OPPO dichiara una riduzione del 15% del disagio, ma non soffrendo di mal d’auto non ho potuto verificarne l’efficacia personalmente.
Sotto questo splendido pannello si nasconde un lettore di impronte a ultrasuoni di nuova generazione. A differenza dei lettori ottici, che richiedono un fastidioso (specialmente di notte) flash di luce per illuminare il polpastrello e che spesso falliscono con dita umide or unte, questo sensore a ultrasuoni mappa il dito in tre dimensioni.
È fulmineo: l’azienda dichiara un 35% di velocità in più e un 33% di affidabilità in più rispetto ai sistemi ottici, e nell’uso quotidiano la differenza è tangibile. Lo sblocco è istantaneo, preciso, e funziona perfettamente anche con le mani bagnate o leggermente sporche. È uno di quegli upgrade qualitativi che, una volta provati, rendono difficile tornare indietro.
Hardware e prestazioni
La prova tecnica di Find X9 Pro è particolarmente interessante in quanto utilizza come SoC il nuovo MediaTek Dimensity 9500. È tra i primi smartphone a impiegare questo chipset, costruito sull’avanzato processo produttivo a 3nm di TSMC.
La CPU si compone di un core ARM C1-Ultra da 4,21GHz, affiancato da tre core ARM C1-Premium a 3,5GHz e quattro core ARM C1-Pro a 2,7GHz. In pratica, il chip può vantare un incremento prestazionale notevole rispetto alla generazione precedente: MediaTek afferma miglioramenti fino al 32% nelle operazioni single-core e del 17% in quelle multi-core.
Ma il passo avanti più interessante riguarda l’efficienza. Il core C1-Ultra, infatti, riesce a consumare fino al 55% in meno di energia a picco di prestazione, un dato che si traduce direttamente in una maggiore autonomia sotto stress.
L’ottimizzazione si estende anche al multitasking, con un’efficienza energetica migliorata – sempre secondo MediaTek – fino al 30% durante l’uso combinato di giochi e app di chiamate social. La nuova GPU Arm G1-Ultra MC12 offre sulla carta un +33% di prestazioni grafiche.
Ma i numeri da soli non raccontano tutta la storia: ciò che rende Find X9 Pro incredibilmente fluido e reattivo è l’OPPO Trinity Engine, un sistema di ottimizzazione a livello chip sviluppato in stretta collaborazione con MediaTek. Questo “motore” gestisce le risorse in modo intelligente per garantire prestazioni elevate e sostenute. È composto da diverse tecnologie chiave:
- Chip-Level Dynamic Frame Sync: traccia in tempo reale le esigenze di rendering del sistema e distribuisce la potenza di calcolo in modo intelligente, migliorando la fluidità fino al 37% negli scenari più stressanti
- OPPO Programmable Scheduler: riduce la ridondanza delle istruzioni del 29,6%, abbassando il consumo energetico del 15,65% durante il gaming
- Unified Computing Power Model: un modello computazionale che prevede con oltre il 90% di accuratezza il consumo energetico di CPU, GPU e DSU in ogni scenario
- Sensor Offload: sfrutta il chipset per gestire in modo efficiente compiti solitamente affidati al sensore di immagine, riducendo il consumo del 16,1% durante la registrazione video
Nell’uso di tutti i giorni, questa pletora di tecnologie si traduce in un’esperienza d’uso priva di qualsiasi incertezza. Il multitasking è istantaneo, le app si aprono in un lampo e anche le sessioni di gaming più intense con titoli AAA vengono gestite con un frame rate stabile e senza surriscaldamenti anomali. Servono gli stress test delle app di benchmark per iniziare a sentire lo smartphone che si scalda, e comunque il dispositivo non diventa mai impossibile da reggere (chi ha provato i recenti RedMagic sa di cosa parlo).
A tal proposito, il sistema di raffreddamento è un altro punto di forza. OPPO ha progettato una soluzione avanzata con un’area di dissipazione totale di ben 36.344 mm², il 33,7% in più rispetto alla generazione precedente. Combina una camera di vapore (VC, Vapor Chamber) riprogettata, gel termico ad alte prestazioni e grafite.
La VC stessa è stata assottigliata grazie a una nuova maglia interna in acciaio inossidabile da 0,025mm, che ne migliora la conduttività termica. Questa camera di vapore si estende fino a coprire i componenti critici, garantendo che lo smartphone rimanga il più fresco possibile anche durante compiti intensivi.
Lo voglio ripetere per essere il più chiaro possibile: a meno di stressare volutamente il dispositivo è quasi impossibile sentirlo scaldare nell’utilizzo di tutti i giorni.
Questo non significa che il SoC non sia in grado di erogare molta potenza (e quindi scaldare) quando necessario, semplicemente non ci sono ancora applicazioni in grado di mettere in difficoltà questa “bestia”. Alcuni emulatori ci vanno vicini, ma il supporto ai chip MediaTek non è dei migliori. La buona notizia è che c’è moltissimo margine di potenza per gli anni a venire.
A completare la dotazione hardware troviamo memorie LPDDR5X e storage UFS 4.1 (nel nostro caso 16GB + 512GB) e un comparto connettività di prim’ordine. Abbiamo Wi-Fi 7, Bluetooth 6.0, USB 3.2 Gen 1 e, soprattutto, il sistema AI LinkBoost che già conosciamo da altri modelli del marchio.
Quest’ultima è una tecnologia proprietaria di OPPO che sfrutta un chip RF personalizzato e un’architettura di antenne a 360 gradi per migliorare la stabilità del segnale. È una di quelle funzioni “invisibili” che vogliono migliorare concretamente la qualità della vita digitale.
Batteria e ricarica
Arriviamo a quello che, a mio parere, è il più grande successo ingegneristico di questo Find X9 Pro: la batteria. Siamo di fronte a un’unità da 7500mAh. Non è un errore di battitura. Settemilacinquecento milliampere-ora. È un dato sbalorditivo, specialmente se si considera lo spessore di soli 8,25mm. Per fare un confronto, il suo predecessore arrivava già a 5910mAh, un valore già decisamente più alto della media.
Questo traguardo è reso possibile dalla batteria al silicio-carbonio di terza generazione di OPPO, che utilizza un contenuto di silicio del 15% nell’anodo, permettendo una densità energetica maggiore rispetto alle tradizionali batterie.
Cosa significa questo nella vita reale? Significa che OPPO Find X9 Pro è uno smartphone che dura due giorni pieni, forse pure di più. Non “un giorno e mezzo”, non “arriva alla seconda sera con fatica”. Con un utilizzo intenso, fatto di navigazione, fotografia, social, email, un po’ di gaming e streaming musicale, sono costantemente arrivato alla fine del secondo giorno con ancora un 15-20% di carica residua. È un risultato che distrugge l’ansia da ricarica.
È il primo smartphone da me provato a superare le 24 ore nel benchmark PCMark Work 3.0 Battery, per la precisione 24h30.
Ma OPPO ha pensato anche alla longevità. Grazie al materiale personalizzato in silicio-carbonio, questa batteria è progettata per mantenere l’80% della sua capacità originale anche dopo 5 anni di utilizzo tipico. È una promessa enorme, che dà un valore incredibile al dispositivo sul lungo periodo, garantendo agli utenti di poter contare su praticamente 6000mAh dopo un lustro. Gli utenti possono anche personalizzare il limite di ricarica (tra 80% e 100%) per preservare ulteriormente la salute della batteria.
Quando arriva il momento di ricaricare, la velocità non manca. Find X9 Pro supporta la ricarica rapida cablata SuperVOOC a 80W, che fornisce ore di utilizzo in una manciata di minuti. Per una maggiore versatilità, è supportata anche la ricarica rapida fino a 55W con caricatori PD (Power Delivery) di terze parti. Non manca la ricarica wirelessAirVOOC a 50W e la ricarica wireless inversa da 10W per dare energia a cuffiette o altri accessori.
Fotocamere
Non è una novità, OPPO Find X9 Pro è stato concepito per essere uno dei migliori cameraphone mai realizzati (anche se un modello “Ultra” è probabilmente previsto per il futuro). Dopo averlo provato, possiamo dire che l’ambizione è stata decisamente soddisfatta. L’intero sistema ruota attorno a due pilastri: Hasselblad Master Camera System e il nuovo motore computazionale LUMO Image Engine.
Iniziamo dall’hardware. Il sistema posteriore è composto da quattro sensori. Il principale è un 50MP che OPPO definisce Ultra XDR Main Camera. Si tratta di un sensore personalizzato Sony LYT-828 da 1/1,28 pollici, stabilizzato otticamente (OIS) e abbinato a un obiettivo a 7 elementi con un’apertura velocissima di f/1.5.
Questo gli permette di catturare il 30% di luce in più rispetto alla generazione precedente. La vera magia, però, è la sua funzionalità Real-Time Triple Exposure: per ogni scatto, il sensore legge tre esposizioni diverse contemporaneamente, fondendole per ottenere una gamma dinamica dichiarata di 17 stop. I file che produce sono incredibilmente ricchi di informazioni, con ombre aperte e alte luci perfettamente controllate.
Di notte le foto sono perfettamente bilanciate, anche se di giorno può capitare che Find X9 Pro sovraesponga leggermente le luci per preservare i dettagli nelle ombre, soprattutto in caso di scene ad alto contenuto “scuro”. È una scelta dell’algoritmo, ma nulla che non si possa sistemare in fase di scatto e, molto probabilmente, anche in fase di editing se si scatta in RAW.
Ad affiancare una fotocamera principale di altissima qualità troviamo per la prima volta un sensore da 200MP ISOCELL HP5 dedicato allo zoom. È un sensore imponente (per essere un teleobiettivo) da 1/1,56 pollici, stabilizzato otticamente, con una lunghezza focale nativa di 70mm e un’apertura luminosa di f/2.1.
Questo teleobiettivo, co-sviluppato con Hasselblad per la calibrazione del sensore e il design ottico, è un capolavoro di versatilità. Grazie a un design a lenti flottanti, ha una distanza minima di messa a fuoco di soli 10 centimetri, trasformandosi di fatto in un potentissimo tele-macro capace di catturare dettagli che a occhio nudo sfuggono.
A completare il pacchetto c’è l’obiettivo ultra-grandangolare da 50MP (sensore ISOCELL JN5) da 15mm, dotato di autofocus, che gli permette di gestire anche le macro “tradizionali”, e infine una quarta fotocamera molto speciale. Si tratta della True Color Camera, un sensore multispettrale a 9 canali che non scatta foto, ma analizza la luce ambientale.
Il suo unico compito è misurare con precisione la temperatura colore della scena e passare questa informazione al LUMO Engine, con l’obiettivo di restituire colori e tonalità dell’incarnato con una fedeltà sopraffina.
Anche la fotocamera frontale non è da meno: un ottimo sensore da 50MP con autofocus.
A differenza di praticamente tutti gli altri smartphone che usano di default il pixel binning per produrre scatti da 12MP, il Find X9 Pro (grazie alla potenza del Dimensity 9500 e del LUMO Engine) scatta e salva le foto a risoluzione maggiore per impostazione predefinita da tutti e tre i suoi obiettivi principali.
La differenza in termini di dettaglio è tangibile. Il sistema è anche intelligente: in condizioni difficili, come una scarsa illuminazione, il software passa automaticamente tra 50MP, 25MP e 12MP per ottimizzare il rumore.
Per chi vuole il massimo, c’è la modalità Hasselblad Hi-Res. Attivandola, si può scegliere di scattare a 200MP con il teleobiettivo. I file sono enormi e, come abbiamo constatato durante le nostre prove, richiedono condizioni di luce ottimali e un soggetto fermo. Il tempo di elaborazione è di circa 5-7 secondi per scatto, ma il livello di dettaglio su architettura o paesaggi è semplicemente sbalorditivo.
Questo sensore da 200MP è anche la chiave per uno zoom ibrido di qualità superiore. Allo zoom 6x, il telefono esegue un crop da 50MP direttamente dal sensore. OPPO definisce lo zoom di qualità “lossless” fino a 13,2x e in effetti i risultati sono davvero puliti e dettagliati.
Si può spingere digitalmente fino a 120x, anche se i risultati non sono ovviamente ottimali a questo ingrandimento. Oltre lo zoom 30x entra in gioco l’IA per migliorare i risultati. Si può disattivare in fase di scatto ma non vengono salvate entrambe le versioni dell’immagine (prima e dopo l’intervento dell’IA) in caso di attivazione. Se in molte scene da “street photography” e di paesaggistica i risultati sono buoni, con le persone e con le scritte la magia si rompe abbastanza facilmente.
Sul fronte video, il Find X9 Pro è una macchina da guerra. Tutte le fotocamere, inclusa quella frontale, supportano la registrazione in 4K a 60fps in Dolby Vision.
Ma il sensore principale e il teleobiettivo si spingono oltre, arrivando a registrare in 4K a 120fpsin Dolby Vision, mantenendo attiva la stabilizzazione. Per i creator, la modalità Pro Video sblocca la registrazione in formato LOG con certificazione ACES, il che significa che i file possono essere integrati in un flusso di lavoro cinematografico professionale.
Ritornano le modalità iconiche Hasselblad: la Master Mode per controlli manuali completi e scatti in RAW MAX, la modalità XPAN per suggestive panoramiche in formato 65:24, e una Modalità Ritratto che simula le ottiche da 23mm a 85mm del brand svedese. C’è persino un nostalgico CCD Effect che utilizza il potente doppio flash (capace di illuminare oltre i due metri) per ricreare l’estetica (ora molto di moda) delle fotocamere digitali compatte dei primi anni 2000.
Infine, per gli appassionati che non si accontentano, OPPO rende disponibile un accessorio acquistabile separatamente: l’OPPO Hasselblad Teleconverter Kit. Si tratta di un moltiplicatore di focale ottico 3,28x di altissima qualità. Per utilizzarlo, è necessario montare l’apposita Photographer Magnetic Case, una cover in fibra di aramide che integra il sistema di aggancio OPPO Mag e l’anello di montaggio per l’obiettivo. È un accessorio estremamente di nicchia e che probabilmente sarà disponibile in quantità limitata, ma personalmente adoro anche solo che esista l’opzione.
Una volta avvitato il teleconverter (un “bestione” in metallo anodizzato con 13 elementi in vetro e architettura Kepler) davanti al teleobiettivo nativo da 70mm, si ottiene una lunghezza focale ottica equivalente di ben 230mm.
Aprendo la fotocamera, il sistema riconosce l’accessorio e attiva un’apposita modalità Hasselblad Teleconverter, trasformando il Find X9 Pro in un vero e proprio super-teleobiettivo per la fotografia naturalistica o di dettaglio architettonico. Gli scatti qui di seguito parlano da soli:
Software
L’hardware è solo metà dell’equazione. A far volare il Find X9 Pro è ColorOS 16, l’ultima versione della skin di OPPO, basata su Android 16. L’azienda ci ha raccontato di aver puntato tutto su due pilastri: fluidità e intelligenza.
“Fluidità” non è solo una parola buttata al vento per il marketing. È un fattore tangibile e si basa su due nuovi sistemi implementati dal brand. Il Luminous Rendering Engine gestisce tutti gli elementi visivi dello schermo e li renderizza in parallelo, anziché uno dopo l’altro.
Questo elimina qualsiasi conflitto o “scatto” tra le animazioni. Passare da un’app all’altra con le gesture, aprire e chiudere app in rapida successione, navigare tra i widget: il software non perde un colpo.
Questa fluidità si estende alla schermata home e alla lockscreen. Prendendo ispirazione delle già presenti “Big Folder”, ora è possibile tenere premuto su qualsiasi cartella o icona di app e ridimensionarla in vari formati (verticale, orizzontale o entrambe). Mentre lo si fa, il layout circostante si adatta dinamicamente. È possibile anche ingrandire l’icona di una singola app e persino integrarci delle azioni rapide (come l’avvio di una funzione specifica).
I temi Flux per la schermata di blocco sono sempre più belli, animati e personalizzabili. Da fan di vecchia data di ColorOS sono rimasto piacevolmente stupito da tutti i piccoli miglioramenti apportati al sistema qua e la, i quali si sommano per restituire un’esperienza utente ancora migliore.
Certo, l’ispirazione al linguaggio di design Liquid Glass di Appleè innegabile in moltissime aree dell’OS e certo, persino la velocità e lo stile delle animazioni sembrano essere stati studiati per corrispondere quasi in maniera perfetta a quelle del melafonino. La versione precedente di ColorOS aveva forse un’identità più forte, questo è quello che sto cercando di dire, ma non ci si può di certo lamentare dell’ottimo risultato.
L’unica singola cosa che mi ha un po’ infastidito e che non riesco a comprendere è lo scaling della UI. Tutto è enorme. I testi, i pulsanti, le anteprime, gli spazi vuoti…
A differenza della generazione precedente di Find X, che appena uscita dalla scatola aveva un’interfaccia bel scalata e in linea con la densità di informazione offerta dai concorrenti, qui sono stato obbligato a impostare la “Dimensione di visualizzazione” sulla voce “Piccola” per avere un’esperienza che reputo “normale” e “non troppo ingrandita” anche con le app di terze parti.
È un qualcosa che non ho mai dovuto fare su smartphone dal display così grande, risoluto e nemmeno su altri prodotti Oppo. Non è un problema insormontabile, è solo “strano” che – rispetto a Find X8 Pro o X8 Ultra – questo X9 Pro abbia una gestione dell’interfaccia così diversa. Probabilmente è un qualcosa che verrà risolto con un aggiornamento software, ma sottolinea la giovinezza di questa nuova versione della ColorOS.
Ma tornando a noi, il vero punto forte di ColorOS 16 è l’intelligenza artificiale. OPPO ha integrato profondamente l’AI in tutto il sistema, creando un hub dedicato nelle impostazioni e introducendo una funzione in particolare che cambia davvero il modo di utilizzare lo smartphone.
Tale funzione è Mind Space. Si tratta di un’app dove si può salvare qualsiasi cosa. Navigando sul web, basta uno swipe a tre dita (o una pressione dello Snap Key) per salvare istantaneamente la pagina. Si può fare con articoli, foto, messaggi e persino con ciò che inquadra la fotocamera. Se si inquadra il poster di un concerto, AI Mind Space riconosce data, ora e suggerisce di aggiungerli al calendario, senza nemmeno dover scattare la foto.
Fino a qui tutto già visto, in fondo avevamo già provato la funzione su X8 Ultra (anche se non in italiano) e su OnePlus Nord 5. A cambiare tutto, però, è l’integrazione di Google Gemini. È una prima assoluta nel settore, ora Gemini può utilizzare il contenuto del nostro Mind Space come una base di conoscenza personale e privata. Smetterete di fare normali screenshot e utilizzerete Mind Space anche solo per poter poi fare domande a Gemini sulle informazioni che vi siete salvati.
Basta utilizzare all’interno della chat con Gemini il tag “@Mind Space“, esattamente come si richiamano tutte le altre estensioni dell’IA Google. Ciò permetterà a Gemini di scavare in Mind Space senza dover condividere a mano gli screenshot o gli audio che gli si vuole fare analizzare.
L’integrazione con Gemini si estende anche alle altre app native: possiamo chiedere a voce di impostare sveglie, creare eventi a calendario o inviare messaggi.
Rimangono presenti tutte le funzioni di intelligenza artificiale che già conosciamo dai precedenti OPPO testati, come per esempio Registratore AI, Copywriting AI, Traduzione AI e AI Studio.
Infine, la connettività cross-device. OPPO ha capito che gli utenti vivono in ecosistemi misti e O+ Connect ora supporta pienamente sia Mac che PC Windows. Installando l’app sul computer, possiamo visualizzare, gestire e modificare i file del nostro telefono direttamente dal desktop.
La funzione Screen Mirroring permette di trasmettere fino a cinque app del telefono sul PC e controllarle con mouse e tastiera. Abbiamo risposto a messaggi WhatsApp e gestito le email dal nostro laptop senza mai toccare lo smartphone.
C’è anche il Remote PC Control, che permette di accedere e controllare il nostro computer da remoto tramite il telefono, da qualsiasi connessione internet. Anche se con uno schermo così piccolo non è molto pratico, è utile per le emergenze.
Prezzo e considerazioni finali
OPPO Find X9 Pro è un dispositivo che punta al vertice assoluto del mercato. Il suo prezzo di listino, 1.299,99€ per la versione da 12GB/512GB, lo posiziona innegabilmente nella fascia premium.
Non è uno smartphone per tutti, ma va contestualizzato: rimane comunque più aggressivo di alternative dirette come un Samsung Galaxy S25 Ultra, che al lancio e a parità di memoria interna è stato proposto a 1.499,00€. Il suo prezzo è anche inevitabilmente destinato a scendere, in tempo per diventare ancora più interessante se confrontato con la prossima generazione di smartphone sudcoreani.
Il suo cavallo di battaglia è, senza alcun dubbio, l’ecosistema fotografico. Ha un arsenale di lenti e sensori che regala soddisfazioni immense, ideale per professionisti o appassionati, soprattutto se decideranno di investire anche nell’esclusivo Teleconverter Kit.
Tuttavia, sarebbe un errore madornale etichettarlo solo come un “cameraphone”. Il vero trionfo di questo Find X9 Pro è l’equilibrio. Anche se non foste maniaci della fotografia, avreste tra le mani un prodotto fenomenale. Vanta un’autonomia da record, un display magnifico, prestazioni da primo della classe e un software maturo e fluido.
OPPO ha creato un flagship a 360°, curato in ogni singolo dettaglio, che eccelle in tutto. Il comparto fotografico è la ciliegina su una torta già squisita. Senza troppi giri di parole, il Find X9 Pro è uno dei candidati più seri e credibili al titolo di miglior smartphone dell’anno.
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