Se dovessimo stilare una classifica dei flop più discussi dello scorso anno, due nomi emergerebbero con prepotenza: Humane Pin e Rabbit R1. Il primo, una spilla AI senza schermo, non ha mai veramente mosso l’ago della bilancia, apparendo ai più come un’elaborata vetrina tecnologica pensata più per attirare un’acquisizione da parte di un colosso tech che per servire gli utenti.
Il secondo, il Rabbit R1, è invece riuscito ad arrivare sul mercato, cavalcando un’onda di entusiasmo (hype) generata da una presentazione accattivante. Tuttavia, il dispositivo arancione non è riuscito a mantenere le promesse della sua visione, né a ritagliarsi una nicchia di mercato.
Sebbene il prezzo fosse contenuto, il motivo è apparso chiaro molto presto: come molti utenti e specialisti hanno scoperto, l’esperienza d’uso promessa era facilmente replicabile, e spesso in modo più efficiente, su qualsiasi smartphone già presente nelle tasche dei consumatori.
Rabbit R2 sta per arrivare davvero?
Dopo un breve, intenso momento sotto i riflettori, il Rabbit R1 è caduto nel dimenticatoio. Per tutto il 2025, il dispositivo ha smesso di attirare l’attenzione di appassionati e media, diventando un monito su come l’intelligenza artificiale generativa non sia, da sola, sufficiente a giustificare un nuovo hardware.
Ora, a sorpresa, sembra che il brand stia esplorando un possibile successore, con un lancio previsto per il 2026. Una notizia che, inevitabilmente, solleva una domanda lecita nella comunità tecnologica: “Chi lo ha chiesto?“.
Nonostante lo scetticismo dilagante, l’azienda sembra determinata a ritentare. In una recente intervista ripresa da Android Authority, il CEO di Rabbit, Jesse Lyu, ha confermato che un nuovo dispositivo è in fase di sviluppo e che si presenterà come un “prodotto tre-in-uno“.
Sebbene i dettagli siano ancora avvolti nel mistero, Lyu ha assicurato che il nuovo prodotto avrà un aspetto e un form factor molto diversi da quelli attuali. Questa non è una buona notizia per chi aveva apprezzato almeno l’estetica del R1, uno dei pochi punti a favore del dispositivo.
È stato inoltre specificato che Rabbit non intende entrare nel mercato degli occhiali smart o dei ciondoli, formati hardware che hanno dominato le discussioni tecnologiche del 2025.
Perché insistere?
Il momento più rivelatore dell’intervista, tuttavia, è stata la lucida ammissione di Lyu: costringere gli utenti a portare con sé due dispositivi (lo smartphone e un gadget AI) non è una soluzione ideale. Perché, allora, insistere?
La strategia di Lyu si basa su una scommessa precisa: la diffidenza degli utenti. Il CEO ritiene che la maggior parte delle persone non sia ancora pronta ad affidare all’intelligenza artificiale sui propri dispositivi principali – gli smartphone – compiti sensibili, come la gestione delle finanze personali o l’accesso ai conti bancari.
Secondo questa visione, esisterebbe una “finestra di opportunità” temporale. Rabbit crederebbe di avere il tempo di lanciare almeno un altro prodotto dedicato, prima che gli utenti si sentano completamente a proprio agio con l’AI integrata negli smartphone, rendendo di fatto superflua l’esistenza di dispositivi come il Rabbit.
Nel frattempo, l’azienda assicura di continuare a supportare il R1, che ha persino ricevuto di recente un aggiornamento software (rabbitOS 2). Resta da vedere cosa Rabbit riuscirà a presentare e se sarà convincente. Con il primo lancio, l’azienda godeva del beneficio del dubbio e dell’entusiasmo per la novità. Ora, dopo una delusione così cocente, Rabbit si trova di fronte a una montagna enorme da scalare per riconquistare la fiducia del mercato.
