Altro che rallentamento. La corsa agli armamenti nel campo dell’intelligenza artificiale è in piena accelerazione e non accenna a fermarsi.
I colossi tecnologici Google, Meta e Microsoft, forti di profitti trimestrali da record, hanno inviato un messaggio unitario e inequivocabile ai mercati: gli investimenti miliardariin infrastrutture IA visti finora erano solo l’antipasto.
L’era dell’IA è appena iniziata
Nonostante le cifre già astronomiche destinate a data center e chip avanzati, le tre aziende hanno rivisto al rialzo le loro previsioni di spesa (CapEx), segnalando che la vera ondata di investimenti deve ancora arrivare.
La logica dietro questa apparente “corsa al rialzo” è strategica e guarda ben oltre i profitti immediati. Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha spiegato la necessità di “caricare aggressivamente in anticipo la capacità” di calcolo. L’obiettivo non è solo soddisfare la domanda crescente di prodotti IA, ma prepararsi ai “casi più ottimistici“, un chiaro riferimento alla potenziale venuta di una superintelligenza.
Questa strategia di modernizzazione costante è condivisa anche da Microsoft. Il CEO Satya Nadella ha sottolineato che l’azienda non sta semplicemente accumulando hardware, ma sta “cavalcando la legge di Moore“, modernizzando continuamente l’infrastruttura per aumentarne l’efficienza e renderla “fungibile”, ovvero capace di adattarsi rapidamente alle future esigenze dei clienti.
Questa scommessa sul futuro è resa possibile da una salute finanziaria straordinaria, che permette alle Big Tech di sostenere spese che annichilirebbero qualsiasi altro settore.
Meta Platforms ha alzato la sua previsione di spesa per l’anno a 70-72 miliardi di dollari. Il CFO, Susan Li, ha già avvertito che la spesa del prossimo anno sarà “notevolmente maggiore“. Il gigante dei social media può permetterselo, avendo registrato entrate per 51,24 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre (+26% su base annua).
Alphabet (Google) non è da meno. La società prevede ora spese in conto capitale per il 2025 tra i 91 e i 93 miliardi di dollari, un balzo enorme rispetto ai 75 miliardi stimati solo pochi mesi fa. Anche qui, la spesa è sostenuta da un trimestre record da 102,3 miliardi di dollari di entrate (+33%). Il motore di questa crescita è il cloud (+35%) e la diffusione di servizi come Gemini, che ora vanta 650 milioni di utenti attivi mensili.
Microsoft ha chiuso il trimestre con 77 miliardi di ricavi (+18%) e ha speso in infrastrutture 34,9 miliardisolo negli ultimi tre mesi: quasi 5 miliardi in più del previsto e un impressionante +74% rispetto all’anno precedente. Il suo CFO, Amy Hood, ha confermato che la spesa totale “aumenterà sequenzialmente“.
Lo spettro della bolla e la gestione del rischio
Questa pioggia di miliardi solleva inevitabilmente interrogativi sulla sostenibilità e sul rischio di una bolla speculativa. I timori sono alimentati da annunci di progetti pluriennali dai costi quasi fantascientifici, come l’investimento da 100 miliardi di dollari che Nvidia sarebbe pronta a fare in OpenAI, o il piano della stessa OpenAI per sviluppare 30 gigawatt di capacità di calcolo per un costo stimato di 1,4 trilioni di dollari.
Il caso di Microsoft è emblematico di questo equilibrio tra rischio e opportunità. L’azienda, che ha impegnato 13 miliardi di dollari in OpenAI, ha dovuto registrare un onere sull’utile netto di 3,1 miliardi di dollari questo trimestre, proprio a causa delle perdite derivanti da tale investimento. A causa di questa “volatilità”, Microsoft ha annunciato che escluderà gli impatti di OpenAI dalle sue future previsioni finanziarie.
Tuttavia, come notano gli analisti, la strategia di Microsoft di costruire la propria capacità “in tranche nel tempo” e di rendere i data center flessibili offre una significativa protezione contro gli shock di mercato.
Resta però la domanda fondamentale che aleggia su tutto il settore, e a cui nessuno dei giganti ha ancora risposto: stiamo assistendo a una rivoluzione tecnologica sostenibile o alla costruzione della più grande bolla speculativa della storia?
