Dopo aver provato tantissimi notebook cinesi economici e dall’hardware non particolarmente prestante, questa è la prima volta che rimango piacevolmente sorpreso da un dispositivo che ha l’aspetto decisamente premium e più precisamente parliamo del Chuwi Aerobook. Il produttore asiatico vuole dare una scossa alla propria linea di produzione facendo intendere la volontà di alzare l’asticella, ma non è tutto oro quello che luccica perché questo notebook non è esente da difetti, anzi. Siete curiosi di scoprire quali? Vediamoli insieme nella recensione completa!
Indice
ToggleRecensione Chuwi Aerobook
Unboxing – Chuwi Aerobook
All’interno della confezione di vendita troviamo solamente la seguente dotazione:
- Chuwi Aerobook;
- alimentatore con presa europea;
- manuale delle istruzioni.
Design
Come diversi notebook cinesi, il Chuwi Aerobook cerca di scimmiottare il design del MacBook, ma a differenza degli altri è quello che per materiali e costruzione sembra avvicinarsi di più. Infatti, quest’ultimo possiede uno chassis realizzato interamente in alluminioopaco, il quale lo rende molto elegante e professionale grazie anche alla colorazione canna di fucile.
La struttura è abbastanza resistente, ma non sono esenti delle parti che tendono a flettere maggiormente sotto pressione come ad esempio la parte più centrale della tastiera, ma per il resto ho riscontrato una solidità che su un device cinese entry-level non avevo mai trovato.
NB. Il prezzo del Chuwi Aerobook non è propriamente economico, ma quando lo paragono ai dispositivi di fascia bassa o low-cost è perché l’hardware appartiene a quella categoria.
Le dimensioni sono compatte e ottime per usare il laptop in mobilità, parliamo infatti di 308.5 x 209 x 15.2 millimetri per un peso di soli 1.26 chilogrammi. Potrete inserire la macchina nel vostro zaino e dimenticarvela lì per quanto è leggera, fina e poco ingombrante. Come se non bastasse, grazie alle corniciben ottimizzate (ai lati misurano solo 5 mm) possiamo godere di un buon pannello da 13.3 pollici con screen-to-body ratio dell’80%.
La tastiera è fullsize, retroilluminata e molto comoda per la scrittura di lunghi testi. Infatti, i tasti sono ampi e hanno una buona corsa breve (anche in questo caso si è cercato di copiare i MacBook). Sono rimasto pienamente soddisfatto da quest’ultima, ma devo fare due premesse: la prima è che il layout è US, ma ovviamente potrete impostare l’italiano (dovrete solo abituarvi a conoscere i tasti o attaccare uno sticker sulla tastiera) e la seconda è che il tasto Shift sulla sinistra è stato accorciato e nell’ultima fila troviamo i tasti Home, End, PgUp e PgDn, i quali per i primi giorni di utilizzo ci faranno un pochino perdere le misure ma, anche in questo caso, dovrete solamente abituarvi (sono necessari al massimo un paio di giorni).
I poggiapolsi sono spaziosi ed esenti da flessioni, mentre il trackpad è molto ampio e supporta anche le gestures di Windows senza problemi. Quest’ultimo è sensibile e reattivo il giusto e non ho mai riscontrato alcun tipo di problema.
Sul lato sinistro troviamo gli ingressi USB 3.0, mini HDMI, Type-C e quello per la ricarica, a differenza del lato opposto su cui notiamo le porte USB 3.0, mini-jack e lo slot microSD.
Display
Il Chuwi Aerobook è dotato di un display IPS da 13.3 pollici di diagonale con risoluzione Full HD (1920 x 1080), aspect ratio di 16:9, cornici laterali di 5 mm e screen-to-body ratio dell’80%.
Il pannello di cui è dotato questo notebook è un altro punto a suo favore, in quanto possiede una finitura glossy, ha una buona definizione e possiede dei colori soddisfacenti per la fruizione di contenuti multimediali. I neri e i bianchi sono sufficienti e abbiamo dei buoni angoli di visuale in cui la gamma cromatica non tende ad alterarsi, se non lievemente lungo l’asse verticale a inclinazioni estreme.
La luminosità massima è molto buona sia in interno che in esterna sotto la luce diretta del sole. A causa del trattamento glossy avrete qualche riflesso, ma nel complesso riuscirete a utilizzare senza troppi problemi il notebook.
Hardware e prestazioni
Dopo aver elogiato il Chuwi Aerobook è arrivato il momento di muovere le prime critiche, perché l’hardware messo a disposizione non risulta essere particolarmente performante, facendo scemare l’hype generato dal resto. Infatti, sotto la scocca troviamo un chipset datato, ovvero l’Intel Core m3-6Y30 con frequenza di clock massima di 2.2 GHz e affiancato da una GPU Intel HD Graphics 515, 8 GB di RAM DDR3 e 256 GB di SSD espandibile tramite micro SD fino a 128 GB o tramite lo slot SSD M.2 SATA fino a 1 TB. Lato software, invece, troviamo Windows 10 Home in lingua italiana.
Le prestazioni di questo notebook appartengono alla fascia bassa di mercato, in quanto riusciamo a svolgere senza problemi operazioni sul pacchetto Office o ad effettuare una buona navigazione web e così via, ma quando viene richiesto uno sforzo in più il Chuwi Aerobook va in crisi.
Vi faccio qualche esempio: utilizzando Sony Vegas si riesce a montare senza troppi problemi un video per scopi puramente amatoriali con due livelli video e due audio e qualche transizione a patto che non vogliate riprodurla nell’anteprima di montaggio, perché a quel punto la scheda grafica non reggerà l’operazione richiesta facendo crashare l’applicazione. Tuttavia, montare un vlog in Full HD a 30 fps di circa 6 minuti finali senza color correction e con qualche piccola transizione basilare (dovevo evitare però di riprodurle per vederne il risultato) necessiterà di circa 16 minuti, nemmeno troppo.
Una volta terminato il rendering, però, ci si renderà conto che le temperature toccate dalla CPU sono un po’ alte. Infatti, il picco massimo che ho raggiunto è attorno ai 90°C, ma va tenuto anche conto che la temperatura dell’ambiente era di circa 30 gradi. Nonostante ciò, sotto stress e senza ventole, è indubbio che il dispositivo si scaldi (soprattutto nella parte sinistra) e vista la scocca in alluminio, sarà impossibile tenerlo sulle gambe.
Nonostante ciò, come detto precedentemente, il Chuwi Aerobook si comporta egregiamente nell’utilizzo universitario o da ufficio perché risulta essere abbastanza fluido e reattivo nelle operazioni semplici o con software che non necessitano eccessiva potenza di calcolo. Inoltre, le memorie risultano essere valide e molto più veloci rispetto a tutti i suoi competitors cinesi low-cost e questo è un grande vantaggio che, però, è giustificato da una certa differenza di prezzo.
La GPU riesce a farci giocare senza troppi problemi a giochi come Asphalt Urban, Modern Combat Versus e molti altri presenti sullo store di Microsoft, mentre si riscontrano dei problemi nella riproduzione dei video in 4K su YouTube, i quali vengono riprodotti a spezzoni e non riescono ad essere elaborati perfettamente.
Ovviamente è impensabile giocare a Fortnite su una macchina del genere considerando anche che non rispetta i requisiti minimi necessari per scaricare il gioco.
Connettività, audio e fotocamera
A bordo del Chuwi Aerobook troviamo un Wi-Fi Dual Band che riesce a garantirci delle prestazioni in linea con i suoi competitors, insieme al Bluetooth 4.2. Inoltre, ho trovato ottima la scelta di inserire due porte USB 3.0 e una Type-C.
Frontalmente abbiamo una fotocamera da 2 mega-pixel, la quale è leggermente meglio di alcuni Jumper o altri Chuwi, ma rimane comunque sufficiente solamente per delle videochiamate e nulla più. Il microfono cattura bene l’audio anche se il suono non è pulitissimo e un po’ metallico.
Quindi, per quanto riguarda gli speaker questi sono posizionati nella cerniera tra la tastiera e il display, una posizione un po’ strana, ma è stato necessario per ottimizzare gli spazi. Comunque il volume risulta essere abbastanza potente, ma vengono privilegiate maggiormente le frequenze medie e alte a discapito di quelle basse e, inoltre, l’audio è lievemente metallico.
Autonomia
Il Chuwi Aerobook possiede una batteria da 38 Wh, la quale ci garantisce un’autonomia sufficiente. Infatti, utilizzando il notebook per la scrittura di articoli misti all’ascolto di brani su Spotify e navigazione web (con luminosità al 95%), allora potremmo ottenere circa 5 ore di utilizzo continuato. In linea generale, quindi, potrebbe essere ottimo da portare all’università o in ufficio. Tuttavia, se si effettua del rendering video o fotografico o del gaming, allora l’autonomia andrà a ridursi.
La ricarica avviene in circa 3 ore con l’alimentatore fornito in dotazione, mentre se utilizziamo ad esempio un alimentatore più potente come l’Anker PowerPort Atom PD 1 con uscita massima a 20V = 1.5A allora saranno necessarie 2 ore e 30 minuti.
Conclusioni – Chuwi Aerobook
Le conclusioni per questo Chuwi Aerobook sono un po’ contrastanti e forse si potrebbero riassumere nella frase “c’eravamo quasi” e ora vi spiego perché. Con questo modello l’azienda ha voluto osare di più, cercando di alzare l’asticella e inserirsi in una fascia in cui gli Xiaomi regnano. Devo dire che esteticamentec’è riuscita, perché l’Aerobook è veramente molto bello e ben realizzato, oltre ad avere un buon display e fino a qui il prezzo richiesto dal produttore potrebbe esser anche giustificato, ma ad abbassare la valutazione ci pensa il compartohardware.
Probabilmente per mantenere il prezzo sotto una certa soglia Chuwi ha dovuto adottare una soluzione vista e rivista anche in notebook da 200 euro e sebbene in alcuni casi le prestazioni siano leggermente superiori rispetto a quest’ultimi, i circa 429 euro richiesti per portarlo a casa sono troppi se calcoliamo che alla stessa cifra si possono prendere macchine superiori (sebbene molto spesso abbiano un’estetica terribile).
Su altri store come Banggood e Gearbest il prezzo si va ad abbassare fino ai 330 euro e già a questa cifra possiamo eventualmente prenderlo in considerazione visto che non è facile trovare una macchina con SSD da 256 GB a questa cifra, ma tutto dipende da quello che dovete farci. Se volete un pc da gaming o per uso professionale ve lo sconsiglio, se cercate un device per l’università e per il lavoro da ufficio allora va più che bene.
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Chuwi è sulla buona strada e lo sta dimostrando e visto che sta iniziando ad osare di più è normale che i primi tentativi siano buoni a metà, ma non vediamo l’ora di scoprire se nei prossimi mesi si accorcerà la distanza con i notebook di Xiaomi.