Il panorama delle telecomunicazioni globali nel 2025 offre un quadro a due facce: da un lato si celebra una crescita tecnologica senza precedenti, dall’altro si osserva la persistenza di profonde disuguaglianze strutturali.
È quanto emerge con chiarezza dall’ultimo report Facts and Figures 2025 pubblicato dall’International Telecommunication Union (Itu). Il documento restituisce la fotografia di un mondo sempre più interconnesso, dove sei miliardi di persone (pari al 74% della popolazione mondiale) sono ormai online.
Tuttavia, dietro ai numeri macroscopici che indicano un progresso costante verso la digitalizzazione universale, si nascondono divari territoriali ed economici che rischiano di frammentare l’innovazione globale.
Reti mobili: una connettività a due velocità
L’analisi dell’Itu evidenzia come l’accesso alla rete sia divenuto quasi universale nelle economie avanzate, ma rimanga un miraggio per gran parte del Sud del mondo. Se nei Paesi ad alto reddito l’utilizzo di Internet ha raggiunto una quota plebiscitaria del 94%, avvicinandosi alla saturazione, la situazione cambia drasticamente osservando i Paesi a basso reddito, dove solo il 23% della popolazione naviga regolarmente.
La geografia della connettività mostra fratture evidenti. Mentre l’Europa e le Americhe viaggiano su percentuali di utilizzo tra l’88% e il 93%, e regioni come l’Asia-Pacifico e gli Stati arabi si allineano alla media globale, l’Africa resta fanalino di coda con un tasso di penetrazione del 36%.
Anche se le economie in via di sviluppo mostrano tassi di crescita annuale incoraggianti, superiori al 7% in alcuni casi, le proiezioni indicano che il divario digitale non sarà colmato nel breve periodo, lasciando oltre un quarto della popolazione mondiale ancora offline.
L’espansione del 5G e il problema infrastrutturale
Il dato forse più emblematico del report riguarda la tecnologia di quinta generazione. Dalle prime fasi di commercializzazione nel 2019, la copertura 5G ha compiuto un balzo in avanti notevole, arrivando a coprire il 55% della popolazione mondiale nel 2025.
Tuttavia, questa statistica nasconde una disparità allarmante: il 5G è accessibile all’84% degli abitanti dei Paesi ricchi, ma crolla verticalmente a un misero 4% nei Paesi a basso reddito.
L’Europa si conferma leader nell’implementazione della banda ultralarga mobile con il 74% di copertura, seguita dall’Asia-Pacifico. Al contrario, in Africa e negli Stati arabi, le percentuali scendono rispettivamente al 12% e al 13%.
In questo scenario di transizione, il 4G si conferma la spina dorsale della connettività globale, garantendo una copertura affidabile al 93% della popolazione mondiale. Nelle aree meno sviluppate, tuttavia, anche il 4G fatica a imporsi universalmente, costringendo ancora ampie fasce di utenza a dipendere dalle ormai obsolete reti 3G per l’accesso ai servizi digitali.
La trasformazione delle abitudini e il divario rurale
L’evoluzione tecnologica si riflette anche nel comportamento degli utenti e nel volume degli abbonamenti. Nel 2025 si contano circa 9,2 miliardi di sottoscrizioni mobili, una cifra che supera il numero stesso degli abitanti del pianeta, con una media di 112 abbonamenti ogni 100 persone.
Questo surplus è trainato dai Paesi ad alto reddito e dalle regioni della Comunità degli Stati Indipendenti, dove la penetrazione è altissima.
Il mercato si è ormai spostato decisamente verso la banda larga mobile, che rappresenta l’89% di tutti gli abbonamenti, segnando il definitivo tramonto dei piani tariffari basati esclusivamente sulla voce. La domanda è guidata dai servizi dati, essenziali per supportare l’economia digitale moderna.
Resta infine critica la questione del divario tra aree urbane e rurali. Nonostante i progressi, solo il 58% della popolazione rurale globale ha accesso a Internet.
La forbice si sta chiudendo troppo lentamente: se in Europa la differenza di connettività tra città e campagna è ormai trascurabile, in Africa un residente urbano ha quasi tre volte le probabilità di essere online rispetto a chi vive in zone rurali.
Nei Paesi a basso reddito, appena un abitante rurale su sette riesce a connettersi, un dato che sottolinea l’urgenza di politiche infrastrutturali mirate per non lasciare indietro le aree più remote del pianeta.
