Temu crolla in borsa: persi 55 miliardi in un solo giorno

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Crediti: Canva

PDD Holdings, la società dietro l’e-commerce cinese Temu, ha perso 55 miliardi di dollari in capitalizzazione di mercato: si tratta della giornata in borsa peggiore di sempre per la compagnia e la motivazione sarebbe legata all’incertezza del mercato interno cinese (oltre che ad un trimestre sotto le aspettative). Insomma, la domanda sorge spontanea: tira aria di cristi per il celebre store low cost asiatico?

Tira aria di crisi per Temu? Il punto della situazione dopo il crollo in borsa di lunedì

Come fare il reso su Temu

In un solo giorno il titolo di Temu è sceso di quasi il 29% a Wall Street, con un calo di 55 miliardi di dollari di valore di mercato: tra le conseguenze, anche l’abbassamento del patrimonio netto del fondatore Colin Huan di circa 14 miliardi. Il dirigente è stato per un breve periodo l’uomo più ricco della Cina, appena 18 giorni. Ma che cosa è successo esattamente? I ricavi del secondo trimestre sono stati deludenti e le previsioni arrivate dal CEO Chen Lei non sono state delle più rosee: ricavi e utili di PDD Holdings sono destinati inevitabilmente a ridursi in futuro, a causa di una crescita economica in rallentamento e della concorrenza agguerrita da parte di rivali del calibro di Alibaba, Shein, JD e perfino TikTok (con il suo marketplace interno).

Senza contare che tra i rivali low cost si dovrebbe aggiungere prossimamente anche un grande nome occidentale: Amazon sarebbe intenzionata ad introdurre una vetrina di prodotti a basso presso in arrivo direttamente dalla Cina, un’evenienza che potrebbe creare ulteriore pressione su Temu e Pinduoduo (la seconda sarebbe la versione orientale dell’app, dedicata alle vendite in Cina).

Le previsioni del CEO hanno preoccupato gli analisti ma tutta la questione è un importante indicatore anche per quanto riguarda l’economia cinese. Quest’ultima ha visto dei rallentamenti nella domanda di fascia alta ed ora sembra soffrire anche dal lato della richiesta di beni low cost. Questa contrazione generale non è un segreto: ad esempio Starbucks ha visto un calo delle vendite in Cina del 14% (nel secondo trimestre) e la popolare catena di fast food Din Tai Fung ha annunciato proprio questa settimana la chiusura di vari punti vendita.

Comunque, allo stato attuale è ancora presto per parlare di una vera e propria crisi di Temu. Tuttavia il futuro appare incerto sia per la situazione economica in Cina che per i cambiamenti che potrebbero stravolgere le cose lato occidente. In primis Amazon e i suoi piani per contrastare i rivali cinesi con la stessa moneta, ma c’è anche la possibilità che l’Europa possa imporre dei dazi anche sugli acquisti di piccola entità in Cina (in realtà sarebbe un colpo durissimo non solo per Temu, ma anche per rivali come Shein ed AliExpress).

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