Smartphone a 12 anni? La scienza avverte: rischio alto di depressione e obesità

La decisione più ardua per un genitore moderno? Stabilire quando mettere uno smartphone nelle mani del proprio figlio.

Da un lato c’è la pressione sociale e la supplica del preadolescente che desidera connettersi con i coetanei; dall’altro, i crescenti avvertimenti sui potenziali danni di una connettività costante in età precoce. Oggi, un nuovo studio fornisce ulteriori prove a favore della prudenza.

L’effetto del “primo telefono”: come l’età di acquisto influenza il cervello dei bambini

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Una ricerca pubblicata recentemente dall’American Academy of Pediatrics ha evidenziato una correlazione preoccupante: i bambini che possiedono uno smartphone entro i 12 anni mostrano un rischio più elevato di depressione e obesità, oltre a una qualità del sonno decisamente inferiore rispetto ai coetanei che ne sono privi.

I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 10.500 bambini che hanno partecipato all’Adolescent Brain Cognitive Development Study. Secondo il New York Times, si tratta del più vasto studio a lungo termine sullo sviluppo cerebrale dei bambini mai condotto negli Stati Uniti.

I risultati indicano una tendenza chiara: più giovane è l’età in cui un bambino riceve il primo smartphone, maggiore è il rischio di sviluppare problemi di salute fisica e mentale.

L’impatto dell’età e il vero “costo” della connessione costante

Lo studio non si è limitato a osservare chi possedeva già un telefono. I ricercatori hanno monitorato un gruppo di bambini che non avevano ancora un dispositivo all’età di 12 anni. Hanno scoperto che coloro che ne hanno ricevuto uno l’anno successivo hanno iniziato a manifestare sintomi preoccupanti legati alla salute mentale e disturbi del sonno, a differenza di chi ha continuato a non averlo.

Sebbene gli scienziati non abbiano ancora isolato un rapporto diretto di causa-effetto, l’ipotesi prevalente riguarda lo “spiazzamento” delle attività: i giovani con smartphone tendono a trascorrere meno tempo a socializzare di persona, a fare esercizio fisico e, soprattutto, a dormire.

Non colpevolizzare, ma comprendere lo sviluppo

Tuttavia, l’obiettivo dello studio non è stigmatizzare i genitori che hanno già concesso l’uso dei dispositivi. Il Dott. Ran Barsilay, autore principale dello studio e psichiatra infantile presso il Children’s Hospital of Philadelphia, sottolinea l’importanza di contestualizzare l’età biologica:

Un ragazzino di 12 anni è molto, molto diverso da uno di 16. Non è come confrontare un adulto di 42 anni con uno di 26“.

Questa distinzione è cruciale: il cervello di un dodicenne è in una fase di sviluppo estremamente sensibile e diversa rispetto a quella di un adolescente più maturo.

La battaglia per il sonno e le nuove normative

Qual è, dunque, una soluzione pratica? Il Dott. Jason Nagata, pediatra dell’Università della California, suggerisce una regola semplice ma efficace: togliere i telefoni dalle camere da letto. Nagata ha citato uno studio del 2023 che ha rivelato come il 63% dei bambini tra gli 11 e i 12 anni abbia un dispositivo in camera, e quasi il 17% di questi venga svegliato da una notifica durante la notte.

La consapevolezza del problema sta crescendo anche a livello istituzionale e aziendale. Piattaforme come YouTube e Google hanno introdotto nuovi sistemi di verifica dell’età tramite intelligenza artificiale per limitare gli account di minori.

Anche la legislazione sta cambiando: lo stato di New York, ad esempio, ha approvato una legge nel giugno 2024 progettata specificamente per limitare il “doomscrolling” (lo scorrimento compulsivo dei contenuti) da parte dei minori, segnando un passo avanti nella regolamentazione digitale a tutela dell’infanzia.