I pacchi da Temu, AliExpress, Shein (e altri) presto costeranno di più

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Una stretta decisa dell’Unione Europea contro la concorrenza a basso costo dei colossi e-commerce cinesi.

I ministri delle Finanze europei, riuniti giovedì a Bruxelles, hanno concordato di anticipare al 2026 l’introduzione dei dazi doganali sui pacchi di basso valore provenienti da fuori l’UE, una mossa destinata a colpire direttamente giganti come Shein, Temu e AliExpress.

I pacchi “economici” dalla Cina costeranno di più

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L’accordo mira a eliminare il prima possibile la cosiddetta franchigia “de minimis”, la norma attualmente in vigore che esenta da dazi doganali tutti gli acquisti online con un valore dichiarato inferiore ai 150 euro.

Questa esenzione è stata la chiave del successo travolgente di piattaforme come Shein, Temu (del gruppo PDD) e AliExpress (del gruppo Alibaba), che possono spedire abiti, accessori e gadget dalle fabbriche cinesi direttamente ai consumatori europei a prezzi stracciati, aggirando gli oneri doganali.

L’accordo raggiunto dai Ministri delle Finanze prepara ora il terreno per i negoziati con il Parlamento Europeo, il cui via libera è necessario per rendere la misura definitiva.

La richiesta di una concorrenza leale

L’Unione Europea sta cercando di agire più rapidamente di fronte alla crescente preoccupazione per quello che viene percepito come “dumping” di merci cinesi in Europa e una distorsione della concorrenza.

Inizialmente, la Commissione Europea aveva proposto nel 2023 di eliminare l’esenzione, ma solo a partire dal 2028, nell’ambito di una più ampia riforma del regime doganale dell’UE.

Tuttavia, la pressione dell’industria europea ha spinto per un’accelerazione. Il Commissario europeo per il Commercio, Maros Sefcovic, ha proposto ai ministri di anticipare la rimozione al primo trimestre del 2026, sostituendola con una “tariffa doganale temporanea semplificata“.

Le industrie europee, in particolare i rivenditori, hanno ripetutamente sottolineato la necessità di rimuovere senza indugio questa distorsione della concorrenza“, ha scritto Sefcovic.

La portata del fenomeno è massiccia: il numero di pacchi e-commerce di basso valore arrivati nell’UE è raddoppiato l’anno scorso, raggiungendo i 4,6 miliardi di unità, con oltre il 90% proveniente dalla Cina. “Abbiamo già ricevuto più pacchi che in tutto il 2024, e il Black Friday e il Natale sono alle porte“, ha dichiarato l’eurodeputato Dirk Gotink, capo negoziatore sulla nuova legislazione doganale.

Le reazioni dall’Europa e dall’Italia

L’accordo è stato accolto con favore in tutto il continente. “La fine dell’esenzione chiuderà scappatoie di vecchia data che sono state sistematicamente sfruttate per evitare i dazi doganali“, ha dichiarato in conferenza stampa Stephanie Lose, ministro dell’Economia danese.

Il rivenditore online tedesco Zalando, tra i principali promotori dell’azione dell’UE, ha chiesto un’accelerazione rapida. Le associazioni di categoria del commercio al dettaglio svedesi e tedesche hanno definito l’accordo un primo passo fondamentale verso una concorrenza più equa.

Particolarmente forte la posizione dell’Italia. Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, ha definito la tassazione dei pacchi sotto i 150 euro “essenziale per la sopravvivenza del nostro settore tessile e dell’abbigliamento“.

L’urgenza è accentuata anche da fattori esterni. Gli Stati Uniti hanno recentemente eliminato la propria politica “de minimis” (che esentava pacchi sotto gli 800 dollari), alimentando il timore che le importazioni cinesi a basso costo si riversassero in misura ancora maggiore sull’Europa.

Alcuni Paesi UE si stavano già muovendo in autonomia: la Romania ha proposto una tassa nazionale di circa 5,73 dollari sui pacchi di basso valore, mentre l’Italia, come confermato mercoledì dal Ministro delle Imprese, sta lavorando a una tassa specifica entro la fine dell’anno per proteggere la propria industria della moda.

Il dibattito sulla nuova tassa

Nonostante l’accordo di principio, restano dubbi su come funzionerà la nuova imposta. L’associazione europea dei rivenditori e grossisti, EuroCommerce, ha avvertito che una serie di tasse nazionali frammentate rischia di minare il mercato unico dell’UE.

La Commissione ha proposto una tariffa unica europea di 2 euro, ma non è chiaro quando verrebbe imposta né se sarà sufficiente.

L’efficacia di una tassa così bassa è messa in discussione. L’amministratore delegato di Poste Italiane, che gestisce milioni di questi pacchi, ha dichiarato giovedì che “uno o due euro non cambieranno realmente l’attrattiva di quelle piattaforme“.

Un sentimento ripreso da Alexandre Bompard, presidente dell’associazione francese dei rivenditori e CEO del gruppo Carrefour, che a luglio aveva definito la proposta di una tassa da 2 euro “uno scherzo“.