Un colpo di scena inaspettato per la community di utenti attenti alla privacy. L’ultimo aggiornamento dell’app Pixel Camera, fiore all’occhiello della fotografia computazionale di Google, sta creando seri problemi agli utenti di sistemi operativi “de-Googlizzati”.
La nuova versione 10.x, infatti, introduce una dipendenza imprescindibile dai Google Play Services, rendendo di fatto l’applicazione inutilizzabile su smartphone che ne sono privi, come quelli che eseguono GrapheneOS.
Niente Google? Niente Pixel Camera
La notizia, emersa e documentata dal Kuketz Blog, segnala che dopo l’aggiornamento l’app va inevitabilmente in crash o si rifiuta di avviarsi su sistemi operativi privacy-focused che, per definizione, escludono i servizi di Google.
Questo segna un cambio di passo significativo: sebbene la Pixel Camera sia un’app di Google, è stata a lungo una scelta popolare anche per gli utenti GrapheneOS (sui dispositivi Pixel) per mantenere l’eccellente qualità fotografica senza sottostare all’ecosistema completo di Big G.
La nuova versione 10.x, tuttavia, chiude questa porta, richiedendo un’integrazione che GrapheneOS e sistemi simili rifiutano per principio. Il risultato è che chi ha aggiornato l’app si trova ora con una fotocamera non funzionante.
Fortunatamente per gli utenti colpiti, esiste una soluzione, sebbene rappresenti un compromesso. È possibile tornare indietro a una versione precedente dell’app che non presenta questa stringente dipendenza. La versione specifica identificata come funzionante è la 9.9.106.773153235.19, corrispondente al Build ID 68469120.
La procedura di downgrade, tuttavia, non è diretta. Come riportato, gli utenti devono prima disinstallare completamente l’attuale app Pixel Camera dal loro dispositivo.
Successivamente, utilizzando uno store alternativo come Aurora Store (che permette di accedere al catalogo del Play Store in modo anonimo), è possibile cercare l’app e selezionare manualmente l’installazione della versione specifica, inserendo il Build ID 68469120.
Per evitare che il problema si ripresenti al primo aggiornamento automatico, è poi fondamentaleinserire l’app nella “blocklist” di Aurora Store, bloccando futuri update.
Questo workaround permette di continuare a utilizzare la Pixel Camera, ma congela l’app nel tempo: gli utenti non riceveranno future ottimizzazioni, nuove funzionalità o patch di sicurezza rilasciate da Google.
La scelta è ardua: privacy o belle foto?
Il quadro è reso più complesso da un’importante distinzione emersa nelle discussioni della community, ad esempio su Reddit. Non tutti gli utenti GrapheneOS sono colpiti allo stesso modo. GrapheneOS, infatti, offre una funzionalità avanzata che permette di installare i Google Play Services in un ambiente “sandboxed”, ovvero isolato dal resto del sistema, limitandone drasticamente i permessi e l’accesso ai dati.
Gli utenti che utilizzano questa configurazione “ibrida” (privacy di GrapheneOS con accesso controllato ai servizi Google) riportano che la nuova Pixel Camera 10.x funziona correttamente. Questo conferma che il blocco non è mirato al sistema operativo GrapheneOS in sé, ma è una conseguenza tecnica della dipendenza dai Play Services: se (anche in sandbox) li trova, funziona; se non li trova, va in crash.
La mossa di Google, sebbene penalizzante per una nicchia di utenti, non è del tutto sorprendente. Rientra in una strategia più ampia di integrazione sempre più profonda tra hardware, software e servizi, che costituisce il cuore dell’ecosistema Android.
Nel frattempo, il team di GrapheneOS non resta a guardare. Da tempo è stato annunciato l’obiettivo di sviluppare una propria applicazione fotocamera open-source che possa, nel lungo termine, raggiungere la qualità d’immagine di livello Pixel, liberando così gli utenti dalla dipendenza dalle app proprietarie di Google.
