Questo gadget per baciarsi a distanza è la cosa più inquietante che vedrete oggi

mua baci a distanza

Durante il lockdown imposto dalla pandemia di COVID-19, l’isolamento ha spinto una startup cinese, Siweifushe, a ideare un dispositivo per baciare a distanza. Si chiama MUA, nome deriva dal suono tipico di un bacio, e utilizza sensori di movimento nascosti in labbra di silicone che imitano il movimento dei baci e si riscaldano leggermente per rendere l’esperienza più realistica, riproducendo anche il suono del bacio.

Arriva dalla Cina il gadget da smartphone per baciarsi ai tempi della pandemia

mua baci a distanza

La pandemia, che in Cina ha causato blocchi prolungati e misure di quarantena molto rigide, ha impedito agli individui di incontrarsi e di avere contatti fisici. L’inventore Zhao Jianbo, all’epoca studente alla Beijing Film Academy, ha sviluppato il MUA come progetto di laurea, concentrandosi sulla mancanza di intimità nelle videochiamate. Costa 260 yuan (circa 35€) e si aggancia allo smartphone con una riproduzione realistica di labbra: per utilizzarlo, gli utenti devono scaricare l’app e connetterlo alla porta di ricarica del telefono. Oltre a interagire a distanza col proprio partner, è anche possibile registrare i propri baci sulla piattaforma e scaricare quelli altrui per interagirvi.

Durante le prime due settimane dopo il lancio, Siweifushe ne ha venduto oltre 3.000 unità e ricevuto circa 20.000 ordini, è disponibile in vari colori, ma le labbra sono unisex. Le recensioni sono contrastanti, con alcune persone che lo hanno trovato interessante e altre che si sono sentite a disagio, e tra le critiche principali c’è l’assenza di lingua. Inoltre, alcuni utenti su Weibo hanno espresso preoccupazione riguardo all’utilizzo del MUA per contenuti erotici online, che sono severamente regolamentati in Cina. Siweifushe sostiene di rispettare le normative, ma ammette che “non c’è molto che possiamo fare riguardo al modo in cui le persone lo utilizzano“. Ma non è il primo esperimento di bacio a distanza: nel 2011, la University of Electro-Communications di Tokyo creò un macchinario simile.

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