Ecco come l’Europa può slegarsi dalla Cina e produrre le sue batterie

batterie made in europa

Era la fine del 2020 quando la commissione dell’Europa fissava come obiettivo il raggiungimento di 30 milioni di auto elettriche entro il 2030 e il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050. Per farlo, però, c’è un limite non di poco conto: la dipendenza dalle batterie della Cina. Essendosi sviluppata più tardi di altre nazioni, la Cina si è concentrata più rapidamente sulla transizione dal petrolio all’elettrico, diventando in pochi anni la fabbrica mondiale delle batterie. Basti pensare che, dei 136 impianti di batterie al litio presenti sul globo, oltre 100 sono localizzati dietro la grande muraglia cinese.

Uno studio parla della possibile dipendenza dell’Europa dalla produzione di batterie dalla Cina

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Dopo anni di stasi, il mercato europeo si sta iniziando a muovere, come dimostra anche il report stilato dal team di Transport Environment. Le previsioni affermano che l’Europa potrebbe raggiungere l’indipendenza dalla Cina entro il 2027. Gli sforzi della filiera permetterebbero di produrre il 100% delle celle delle batterie in Unione Europea, così come il 67% dei catodi, con il 2030 come data di raggiungimento di oltre il 50% del litio raffinato necessario e il riciclo del 10% di cobalto, 7% di nickel e 6% di litio.

Un grosso passo in avanti in tal senso si è raggiunto con la scoperta in Svezia di un grande giacimento di terre rare che contribuirà alla riduzione della dipendenza cinese, che fornisce oltre il 90% delle terre rare usate in Europa. Ma come fanno presente gli addetti ai lavori svedesi e il report di Transport Environment, l’Europa deve necessariamente attuare una politica di sostegno che contrasti quella attuata dagli Stati Uniti o i grandi produttori di batterie potrebbero non investire nel continente europeo. Viene sottolineato come l’Europa abbia aziende molto importanti per il raggiungimento di tali obiettivi: Umicore in Polonia, Northvolt in Svezia, BASF, RockTech Lithium e Vulcan Energy Resources in Germania, Imerys in Francia.

Ma il rischio è che il piano americano Inflation Reduction Act stilato dalla presidenza Biden le convinca a investire invece negli Stati Uniti. Sarebbe quindi necessario un fondo sovrano europeo per il sostegno dello sviluppo delle tecnologie verdi in maniera congiunta, in modo che tutti i paesi della UE abbiano accesso a sussidi e avanzamenti tecnici. Come afferma Julia Poliscanova, “l’Europa ha bisogno della potenza di fuoco finanziaria per sostenere le sue industrie verdi nella corsa globale con America e Cina, sostenendo una vera strategia industriale europea e non solo i paesi ricchi, con regole di spesa semplificate in modo che la costruzione di un impianto di batterie non richieda lo stesso tempo di una centrale a carbone“.

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