Il conflitto fra Cina e Taiwan spaventa Apple e il lancio di iPhone 14

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A 25 anni di distanza da quella di Newt Gingrich, la visita di Nancy Pelosi a Taiwan ha irritato non poco la Cina, e ne potrebbero risentire anche Apple e i prossimi iPhone 14. Per la Cina, questa visita rappresenta a tutti gli effetti una violazione della One China Policy, che prevede che Taiwan sia un territorio della Cina. Al contrario, Taiwan si considera uno stato indipendente con un proprio governo; una situazione controversa, in cui gli USA si inseriscono con una politica volutamente ambigua, avendo rapporti ufficiali con la Repubblica Popolare Cinese (cioè la Cina) e allo stesso tempo rapporti “ufficiosi” con la Repubblica di Cina (cioè Taiwan).

Dopo la visita di Nancy Pelosi a Taiwan non ha tardato ad arrivare la risposta della Cina, sia dal punto di vista militare che da quello economico. Lo scorso giovedì 4 agosto sono partite esercitazioni militari piuttosto aggressive e che hanno di fatto bloccato l’isola: dovrebbero concludersi lunedì 8 agosto, ma è ancora tutto da vedere. Nel frattempo, la Cina ha anche bloccato alcuni accordi commerciali con Taiwan, come nel caso della sabbia naturale utilizzata anche nella produzione dei semiconduttori. Tuttavia, Taiwan ha rassicurato che questi blocchi non dovrebbero influire minimamente nel mercato.

Il lancio di iPhone 14 a rischio a causa delle crescenti tensioni fra Cina e Taiwan

Veniamo quindi ad Apple, che nonostante sia una delle principali aziende degli Stati Uniti ha importanti e profondi legami con la Cina. Come ogni grande produttore di elettronica al mondo, anche la compagnia di Cupertino ha costruito la sua filiera di produzione mettendo radici in quella Cina che per decenni ha contribuito alla produzione tecnologia di tutto il globo. Non a caso, Apple sta lavorando anche per differenziare i suoi fornitori anche in ambito schermi, non affidandosi unicamente alle coreane Samsung e LG ma anche alla cinese BOE.

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Ma oltre alla Cina, un’altra zona geografica fondamentale per Apple è proprio Taiwan: lì si trovano colossi come TSMC, che produce i tanto acclamati chip Apple Silicon, nonché Foxconn e Pegatron, dalle cui fabbriche cinesi escono la maggior parte dei melafonini venduto in tutto il mondo. Da notare che sia i dirigenti TSMC che quelli Pegatron hanno ricevuto Nancy Pelosi, per l’ira della Cina. Ed è qui che sorge un nuovo problema, perché la Cina ha conseguentemente deciso di istituire una nuova legge che prevede il blocco di qualsiasi prodotto targato “Taiwan” o “Repubblica di Cina. Una notizia che ha subito suscitato malumori in casa Apple, che si è ritrovata costretta a chiedere ai fornitori taiwanesi di eliminare dai prodotti verso la Cina le etichette “Made in Taiwan“. È difficile prevedere se questo possa comportare dei ritardi nel lancio e nella commercializzazione, anche se le preoccupazioni che ciò avvenga non mancano.

Nel frattempo, Apple sta intensificando gli sforzi per differenziare la produzione di iPhone e dipendere meno dalla Cina. Lo dimostra il fatto di aver affidato parte della produzione anche all’India, partendo nel 2017 con il primo iPhone SE e proseguendo con i modelli successivi. Finora, però, è stata la Cina a produrre gli iPhone venduti nei primi mesi di commercializzazione, mentre l’India quelli nei mesi successivi. Questo cambierà nel 2022: come afferma l’insider Ming-Chi Kuo, il modello base di iPhone 14 venduto al lancio proverrà sia dalla Cina che dall’India.

E non dimentichiamoci che in ballo ci sono anche altri paesi, per esempio il Brasile a cui è stata affidata parte della serie iPhone 13. In ogni caso, per Apple non sarà facile e soprattutto veloce compensare le limitazioni crescenti con la Cina, che rimane un elemento cardine della sua filiera. Ma è comunque un passo in avanti considerevole verso una maggiore differenziazione della catena di approvvigionamento, specialmente in tempi come questi dove basta un blocco in Cina per far saltare tutto.

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