Ecco tutte le aziende tech che hanno lasciato la Russia

aziende tech uscite dalla russia

Da quando è scattato il conflitto fra Russia e Ucraina, molte aziende tech hanno deciso di abbandonare il mercato della Russia. Una mossa che va di pari passo con le sanzioni economiche che molti paesi occidentali hanno inflitto alla nazione guidata da Vladimir Putin. Di seguito trovate la lista aggiornata con tutte le compagnie che hanno deciso di lasciare il paese.

Ultimo aggiornamento: agosto 2022

Ecco la lista completa delle aziende che hanno abbandonato il mercato della Russia

Social network

La Russia è sempre stata un protagonista controverso nell’ambito delle fake news, fenomeno che è andato intensificandosi in questi giorni di conflitto con l’Ucraina. Per questo, praticamente tutte le piattaforme social occidentali e non hanno deciso di porvi un freno, in un modo o in un altro. Partendo da Meta e i suoi Facebook, Instagram e WhatsApp, che ha alzato i livello di sicurezza e il monitoraggio dei contenuti pubblicati. Inoltre, ha limitato l’accesso agli account dei media statali come RT, Sputnik e Ria Novosti e vietato loro la pubblicazione di messaggi pubblicitari. Di tutta risposta, Facebook è stato bloccato in Russia dall’ente regolatore Roskomnadzor.

La stessa sorte è toccata a Twitter, che ha sospeso gli annunci pubblicitari in Russia e Ucraina per evitare la promozione di notizie false e che monitora gli account più sensibili (politici e giornalisti in primis). Nel mondo dello streaming video, Twitch ha sospeso i pagamenti da parte degli utenti in Russia. Per quanto riguarda Discord, ha sospeso la fruizione dei suoi servizi a pagamento (ma non per quelli gratuiti).

Anche Google ha deciso di agire, bloccando la monetizzazione su YouTube a canali statali come il succitato RT, togliendoli dai video “Consigliati” e bloccandolo del tutto in Ucraina. Oltre a eliminare video e account creati ad hoc, Google ha proceduto a limitare Maps in Ucraina, disattivando funzioni come il traffico in tempo reale e il numero di visite orarie. Sono anche state sospese le recensioni per i locali in Russia per evitare che venissero tempestate di recensioni negative come ritorsione. Ultimo ma non ultimo il blocco della piattaforma di inserzioni online Google Ads in Russia.

Pur restando disponibile, Snapchat ha annunciato che controllerà la circolazione di fake news, bloccando la pubblicità delle aziende russe e bielorusse e fornendo 15 milioni di dollari in aiuti umanitari. È stata anche limitata in Ucraina la funzione Snap Map, utilizzata per mostrare quanti utenti condividono in determinate aree geografiche. In seguito alla stretta sui social, anche TikTok ha deciso di agire, bloccando la pubblicazione di contenuti e dirette dalla Russia. Fra le app che si sono tolte dalla Russia troviamo anche quella per gli appuntamenti Bumble.

facebook russia

App store

Gli app store di realtà come Google, Apple e Microsoft hanno deciso di rimuovere varie app dei media statali russi. Inoltre, sia Apple che Google hanno interrotto le transazioni economiche sui rispettivi Play Store e App Store.

Servizi e piattaforme

Oltre ai social, ci sono altre aziende tech che hanno deciso di porre un freno alle proprie attività in Russia. Per esempio Spotify, che ha deciso di sospendere il proprio servizio di streaming. Ma anche eBay, Etsy e Amazon, che ha sospeso la spedizione dei suoi prodotti, interrotto l’accesso a Prime Video in Russia e chiuso la registrazione di nuovi account AWS.

Nella lista c’è anche Airbnb, che ha annunciato di star lavorando con i vari Host per offrire gratuitamente alloggi per 100.000 rifugiati dell’Ucraina. Sempre nell’ambito delle vacanze e trasporti, Booking ed Expedia hanno anch’esse deciso di bloccare l’operatività in Russia. Proseguendo, Netflix ha deciso di fermare ogni progetto e acquisizione di contenuti originali in Russia. Adobe, Oracle e SAPI hanno annunciato l’interruzione della vendita di prodotti e servizi nella nazione.

Alla lista si aggiunge anche DuckDuckGo, motore di ricerca che penalizzerà i siti che promuovono la propaganda russa. Da segnalare anche MediaMarkt (da noi conosciuto come MediaWorld): il negozio di elettronica ha interrotto le vendite dei prodotti DJI, accusata di fornire droni all’esercito russo. Fra le app disponibili, Duolingo ha confermato che renderà i suoi servizi gratis e smetterà di ricevere profitti dal mercato russo. TomTom conferma di aver disattivato la visualizzazione del traffico in diretta in Russia e di aver tagliato accordi con clienti russi. Anche Garmin ha deciso di interrompere tutti gli accordi futuri con la Russia, ma continuerà a fornire servizio GPS alla nazione.

Brutto colpo anche al mondo dei pagamenti, a partire dalla decisione di Paypal di sospendere i suoi servizi in Russia, così come deciso da Apple Pay e Google Pay (oltre a VISA e MasterCard). Guardando al mondo delle criptovalute, Coinbase ha bloccato oltre 25.000 account apparentemente coinvolti nell’aggirare le sanzioni inflitte alla Russia.

Se si parla di servizi cloud, Amazon AWS, Google Cloud, Microsoft Azure e IBM hanno sospeso i rispettivi servizi in Russia. Nel mondo della creazione dei contenuti, Fiverr ha sospeso le sue attività e la piattaforma multimediale Shutterstock non accetterà nuove clip dalla Russia.

Chipmaker

Un altro settore molto sensibili è quello del chipmaking, cioè l’ingegnerizzazione e soprattutto la stampa dei semiconduttori. In tal senso, TSMC ha annunciato che si affianca alla decisione degli Stati Uniti di bloccare l’esportazione di componenti verso la Russia. Assieme al chipmaker taiwanese ci sono anche Qualcomm, Intel, AMD, ARM, Micron, GlobalFoundries, NEC, Analog Devices, Infineon, NXP Semiconductors e Marvell, le quali hanno interrotto le rispettive forniture.

PC, hardware e software

Se si guarda sempre al mondo hardware (ma non solo), anche Microsoft ha deciso di bloccare le vendite di tutti i suoi prodotti e servizi in Russia. L’azienda ha anche annunciato di star lavorando al fianco dell’Ucraina per supportarla con le sue tecnologie per supportare la delicata situazione. Inoltre, su Microsoft Start, Bing e MSN sono bloccati i contenuti dei media statali russi.

Se si parla di fotocamere, Fujitsu ha confermato di aver interrotto tutti i suoi ordini verso la Russia, sia per beni che per servizi, assieme a Canon, Nikon, Leica, Olympus, Panasonic e Ricoh. Ma c’è anche IBM, il gigante informatico che ha sospeso tutti i suoi business nella nazione, così come HP, NVIDIA, Cisco, Acer, Dell, ASUS, LG, Ericsson, Sharp e BlackBerry. Nel resto del mondo hardware, hanno interrotto le proprie attività Motorola, Bang & Olufsen, Bose, Sonos, Sennheiser, Logitech, Roland, Epson e Lexmark.

Per quanto riguarda il mercato software, Slack ha annunciato di aver revocato l’accesso alle aziende russe dalla propria piattaforma. Fra le altre compagnie software che hanno interrotto l’operatività in Russia ci sono Autodesk, Avast, Canva, Norton, Storytel e WeTransfer.

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Smartphone

Se si parla di smartphone, la prima azienda a muoversi è stata Apple, che ha annunciato il blocco della vendita dei suoi prodotti in Russia. Ha poi bloccato i suoi servizi Apple Pay e Apple Maps, per gli stessi motivi di cui sopra. Ad Apple è seguita la storica rivale Samsung, che ha annunciato di aver sospeso tutte le spedizioni verso la Russia e di aver sostenuto economicamente i rifugiati ucraini.

Al gruppo si aggiungono anche Nokia ed Ericsson, con l’interruzione della fornitura dei loro servizi per gli operatori in Russia come MTS, Vimpelcom, Megafon e Tele2. Inoltre, HMD Global (l’azienda che produce gli smartphone Nokia) ha confermato che interromperà l’esportazione di telefoni in Russia. Anche Corning, azienda produttrice dei vetri protettivi Gorilla Glass, ha sospeso tutte le spedizioni in Russia.

Videogiochi

Quando si parla di mercato tecnologico non si può non parlare di videogiochi. A tal proposito, Activision Blizzard (di proprietà di Microsoft) e CD Projekt RED hanno confermato che hanno bloccato la vendita dei rispettivi giochi in Russia. Anche EA farà lo stesso, oltre a eliminare la nazionale russa e le squadre della nazione dai giochi FIFA e NHL. A bloccare le vendite di giochi in Russia ci sono anche Epic Games, Ubisoft, Take-Two e Rockstar Games.

Riot Games ha scelto di bloccare il Valorant Champions Tour previsto in Russia e WePlay Holding e DMarket hanno bloccato tutte le partnership avviate nella nazione. Non è ancora confermato, ma parrebbe anche che il lancio del nuovo Gran Turismo 7 sia stato sospeso in Russia.

Persino John Romero, una delle personalità storiche dietro la creazione di DOOM, ha rilasciato un nuovo livello per DOOM 2 (ricordiamo che è un gioco del 1994!); il livello si chiama One Humanity e tutti i ricavati andranno a sostegno dei rifugiati e dei soccorsi in Ucraina. Se foste interessati, potete acquistarlo per 5€ dal sito ufficiale.

Sono numerose le compagnie di sviluppo che hanno deciso di dare un sostegno economico in favore della situazione in Ucraina. Fra queste troviamo CD PROJEKT RED e il suo store GOG, G2A, Pokémon Company, Niantic Labs, Bungie, Ubisoft, GSC Game World, Beetlewig, Wargaming, 11 Bit Studios, Gameloft, Rovio e Supercell.

Nel mentre, Sony PlayStation e Xbox hanno interrotto le proprie vendite in Russia dopo le pressioni del vicepremier e ministro per la Trasformazione Digitale Mykhailo Fedorov. Inoltre, Nintendo ha messo in modalità di manutenzione il suo e-shop in Russia, impedendo ai russi di acquistare nuovi giochi online.

La Cina che fa?

Come avrete letto in questi giorni, la Cina si trova in una complicata situazione, a metà fra la storica alleata Russia e le nazioni che la stanno sanzionando. Mettendo da parte la questione puramente politica, quante aziende si sono mosse per bloccare la propria operatività in Russia? Al momento molto poche: oltre alla succitata TikTok, Lenovo avrebbe bloccato i rifornimenti di prodotti in Russia, anche se manca un comunicato ufficiale. C’è poi Didi, la Uber cinese, che ha annunciato la ritirata dalla Russia ancor prima di iniziare a operarci (il debutto era previsto per questo 2022).

Per quanto riguarda il mercato smartphone, per il momento nessun brand si è esposto in tal senso. In Cina c’è il chipmaker SMIC, che però utilizza anche tecnologie di derivazione statunitense e che quindi rischia sanzioni se fornisse semiconduttori alla Russia. Allo stesso modo Huawei e ZTE, che dopo il ban statunitense potrebbero ritrovarsi bloccate dall’operare normalmente in Russia. Altri brand come Xiaomi, OPPO, vivo e Honor non si sono ancora pronunciate sull’argomento.

Non dimentichiamoci del mercato automobilistico, settore altamente tecnologico soprattutto per la Cina che punta molto sul mondo delle auto EV. Da questo punto di vista, da qualche anno Great Wall Motor e BYD vendono anche in Russia e ci sarà da capire se si bloccheranno o meno.

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