Xiaomi censura per conto della Cina? Arriva la risposta del brand

xiaomi censura

Vi ricordate lo scorso autunno, quando la Lituania rivolse accuse contro varie aziende cinesi, fra cui Xiaomi, di fare censura per conto della Cina? Un’accusa che fece molto discutere, in un contesto storico in cui l’occidente guarda con sempre più sospetto alle realtà di stampo cinese. Lo si vede con il ban USA contro Huawei, l’esempio più eclatante di come a ovest ci sia una certa diffidenza contro compagnie apparentemente ammanicate col partito cinese. E forse non è un caso che a rivolgere queste accuse contro Xiaomi sia la Lituania, nazione alleata degli Stati Uniti e che ne tende ad appoggiare le visioni geopolitiche.

L’accusa rivolta contro alcuni dei principali produttori cinesi di smartphone è abbastanza grave. Quella che ha fatto più notizie è senza dubbio il presunto comportamento censorio, con tanto di “blacklist” contenente parole non gradite e quindi da rimuovere. Ma non finisce qui: la Lituania ha parlato anche di tracciamento dei comportamenti degli utenti, registrazione su server asiatici alla loro insaputa e invio di informazioni sensibili in Cina.

Arrivano nuove testimonianze contro le accuse di censura rivolte a Xiaomi

Tutte accuse, censura e non, che sono state prontamente smontate, sia da noi che da varie altre realtà che hanno deciso di indagare più a fondo sulla situazione creatasi attorno a Xiaomi. E allora perché torniamo a parlarne? Perché dopo l’approfondimento nostro e di altre testate anche le autorità tedesche hanno deciso di fare lo stesso. Un punto di vista sicuramente interessante, in quanto proveniente da una parte del mondo occidentale e non propriamente in linea con gli autoritarismi asiatici. Per l’esattezza, è il BSI (Bundesamt für Sicherheit in der Informationstechnik), ovvero l’agenzia governativa per la sicurezza informatica in Germania.

Dopo aver svolto le proprie indagini in merito, il BSI ha affermato di non aver trovato alcun tipo di censura negli smartphone Xiaomi. Come affermato da un portavoce a Reuters, l’ente statale tedesco ha portato avanti queste indagini per mesi, senza trovare alcunché. “Di conseguenza, la BSI non è stata in grado di identificare eventuali anomalie che avrebbero richiesto ulteriori indagini o altre misure“, ha poi concluso.

Xiaomi rilascia un comunicato sulla vicenda

A dare manforte a quanto dichiarato da BSI, Xiaomi ha voluto rilasciare un comunicato ufficiale dove conferma quanto rilevato: “Xiaomi è lieta di comunicare che i risultati dell’indagine condotta dall’Ufficio Federale Tedesco per la Sicurezza delle Informazioni (BSI), pubblicati ieri, confermano il nostro impegno ad operare in maniera trasparente, responsabile e prioritaria nei confronti della privacy e della sicurezza dei nostri clienti. È una dimostrazione del fatto che aderiamo a tutte le leggi europee e nazionali sulla privacy e la sicurezza dei dati, così come a tutti gli standard europei applicabili per i dispositivi. Apprezziamo lo scambio con gli utenti, le autorità di controllo e altri stakeholder come la BSI, poiché siamo impegnati costantemente a migliorare e innovare“.

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