Cina: nuovo piano triennale per slegarsi dalla tecnologia USA

cina xi jinping

Con la salita alla Casa Bianca della presidenza Trump, lo scontro fra USA e Cina si è rapidamente intensificato raggiungendo i massimi livelli nella storia recente. Seppur adesso al suo posto ci sia la presidenza Biden, i toni fra le due potenze mondiali non si stanno granché allentando. Lo dimostra l’invito da parte degli Stati Uniti di Taiwan al summit sulla democrazia, summit a cui invece non è stata invitata la Cina. Una mossa che sottolinea la spinosa situazione che vede coinvolta le tre fazioni, da quando la Cina ha nuovamente allungato le mani sull’isola vicina. Anche se ci siamo lasciati alle spalle il governo Trump, la Cina e le sue aziende sono tutt’altro che esenti dall’essere vittime del ban statunitense. In primis Huawei, ma anche ZTE, SMIC e DJI per elencare le aziende più critiche per il mercato e lo sviluppo tecnologico della nazione asiatica. Senza contare che si è parlato anche di un possibile ban di Honor, dopo essersi staccata dalla ex casa madre Huawei.

Il governo cinese annuncia un nuovo piano per ridurre la dipendenza dalle tecnologie estere

Per evitare che queste dinamiche geopolitiche ne rallentino l’avanzamento, la Cina ha avviato tutta una serie di politiche per rendersi quanto più indipendente possibile. In primis con il piano Made in 2025, con cui la Cina punta a slegarsi quasi totalmente dalle tecnologie straniere. In questa ottica, il Partito Comunista Cinese ha approvato un nuovo piano triennale per incentivare questa transizione e investire maggiormente nelle proprie capacità tecniche. Il piano, che riguarda dal 2021 al 2023, è stato redatto dal Central Comprehensively Deepening Reforms Commission con a capo Xi Jinping. L’obiettivo è quello di “vincere la battaglia” per il perfezionamento di risorse e progetti scientifico-tecnologici da parte della Cina.

Pur avendo raggiunto importanti progressi, Xi ha affermato che la Cina ha ancora “punti deboli e barriere istituzionali” che ne stanno rallentando il progresso del sistema tecnologico. Per aggirarli, il governo sta attingendo risorse sia dal settore pubblico che da quello privato da riversare in settori come l’intelligenza artificiale e l’informatica quantistica. Per non parlare di quello dei semiconduttori (su cui sto preparando un apposito video-editoriale), settore pesantemente colpito dal ban statunitense. La Cina sta incoraggiando istituti di ricerca e aziende nel congiungere gli sforzi per evolversi e combattere la dipendenza estera. Allo stato attuale, molti smartphone e dispositivi elettronici montano chip americani e/o taiwanesi. Allo stato attuale, SMIC e UNISOC sono le realtà più grandi che la Cina rivendica sullo scacchiere globale, ma con risultati inferiori rispetto alla concorrenza.

Secondo il vicepremier Liu He, in origine il sistema scientifico e tecnologico della Cina venne preso in prestito dalla vicina Unione Sovietica senza dare importanza a quali fossero le reali necessità di mercato. Per questo, l’evoluzione cinese dovrà essere “orientata a obiettivo e problemi della Cina”.

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