Intel e la fabbrica in Italia: l’accordo potrebbe saltare

intel italia

Aggiornamento 20/01: Intel si pronuncia sulla trattativa per la sua prima fabbrica in Italia. Trovate tutti i dettagli a fine articolo.

Sembra quasi una coincidenza che la notizia della trattativa fra l’Italia ed Intel arrivi a qualche ora di distanza dal mio editoriale sulla crisi dei chip. La penuria di semiconduttori non accenna a placarsi, in un contesto produttivo in cui numerose filiere stanno ancora soffrendo, persino il mercato della carta (ma questo è un altro discorso). Se si parla di chip, la situazione si è aggravata quando fabbriche e impianti chiusero o rallentarono pesatamente per via del lockdown. Proprio in quei mesi, milioni di persone si trovarono chiuse in casa e riscoprirono l’esigenza di acquistare PC, notebook, tablet e console, vuoi per lavoro, vuoi per intrattenimento domestico. Questa dicotomia fra offerta e domanda ha portato ad oggi, dove i chipmaker mondiali faticano a stare dietro alle richieste di chip.

Se si escludono USA ed Asia, all’interno dei confini dell’Europa troviamo un certo numero di impianti di fabbricazione di chipset. In particolare in Germania (21), Regno Unito (13) e Francia (7), ma anche l’Italia ne possiede alcuni. Mi riferisco all’impianto della cinese Wuxi Xichanweixin ad Avezzano, così come ai 3 impianti della italo-francese STMicroelectronics in quel di Agrate e Catania. A questi 4 impianti se ne potrebbero aggiungere di ulteriori e con un’importanza strategica di un certo livello, dato che stiamo parlando di Intel.

L’Italia sta trattando con Intel per la produzione nostrana di chipset

Non è la prima volta che un chipmaker di punta guarda all’Europa per l’espansione della propria attività, come nel recente caso di Qualcomm. Ma a questo giro sarebbe coinvolta da vicino l’Italia, che avrebbe avanzato una proposta da 4 miliardi di euro per convincere Intel ad allargare la produzione al nostro paese. Ma sulla base dell’accordo raggiunto con il chipmaker, la cifra potrebbe anche salire ad 8 miliardi. La volontà del governo italiano sarebbe quella di investire soldi pubblici nella trattativa, offrendo ad Intel condizioni favorevoli in termini di costi energetici e sul lavoro. A confermare questa indiscrezione ci ha pensato lo stesso ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.

Se vi chiedete dove potrebbero aprire Intel, le ipotesi parlano dell’area Mirafiori di Torino, dove ha sede l’industria automobilistica Stellantis (FIAT), o di Catania, dove ha già sede il succitato chipmaker STMicroelectronics. È interessante notare come la fabbrica italiana farebbe utilizzo di un innovativo impianto di packaging, con cui sarebbe possibile nuove tecnologie per unire assieme chip di più produttori. Una tecnologia che Intel utilizza già ma solo negli USA e che le permetterebbe di attirare nuovi clienti, come nel caso della divisione cloud computing di Amazon.

intel fabbrica

Secondo una fonte vicina alla vicenda, “il governo sta preparando un’offerta molto dettagliata con l’obiettivo di concludere un accordo entro la fine dell’anno. Le discussioni con Intel sono in una fase avanzata. Non c’è ancora nessun accordo, ma se il governo lavora molto ha buone possibilità di portare l’impianto in Italia“. Una conclusione positiva della trattativa con Intel si rifletterebbe anche sul mercato del lavoro italiano, creando più di 1.000 posti di lavoro. Sulla crisi dei semiconduttori si è espresso anche il premier Mario Draghi, puntando ad aumentare la produzione e raggiungere l’obiettivo del 20% della produzione mondiale entro il 2030.

Ma il piano di espansione di Intel riguarderebbe anche altre zone dell’Europa, in primis la costruzione di una mega-fabbrica di produzione chip a Dresda, in Germania. In ballo ci sarebbe anche la Francia, ma sembra che sarà la Germania la nazione scelta da Intel. La costruzione di nuovi impianti permetterebbe ad Intel di aumentare la capacità di produzione e compensare la crisi di settore. C’è da dire che una fabbrica del genere impiegherà anni prima di essere costruita ed attiva, quindi non potrebbe compensare la crisi sull’immediato.

Continua la trattativa | Aggiornamento 24/12

Secondo le fonti riportate da Reuters, la trattativa per portare le fabbriche Intel in Italia starebbe proseguendo. Come anticipato in precedenza, il piano prevedrebbe un investimento che salirebbe a 8 miliardi di euro. Praticamente il 10% degli 80 miliardi che Intel sarebbe intenzionata a investire in Europa nel corso dei prossimi 10 anni per sopperire a eventuali future crisi. Ecco quanto affermato dal chipmaker: “Siamo incoraggiati dalle numerose possibilità di supportare l’agenda digitale dell’UE e le ambizioni dei semiconduttori per il 2030. Sebbene i negoziati in corso siano in corso e riservati, abbiamo in programma di fare un annuncio il prima possibile“.

L’amministratore delegato di Intel, Pat Gelsinger, ha incontrato Mario Draghi per discutere dell’accordo: in particolare, l’Italia vuole delineare tutti i dettagli in merito a posti di lavoro e costi energetici. Probabilmente ne riparleremo nei primi mesi del 2022.

L’accordo è quasi pronto | Aggiornamento 05/08

Sono mesi che si parla dell’accordo fra Intel e Italia, con la nostra nazione che sarebbe pronta a ospitare un nuovo impianto di produzione dei chip. A mesi di distanza dalle prime voci di corridoio, è nuovamente Reuters a riportare fonti secondo cui le parti sarebbero vicine a chiudere l’accordo. Un accordo che prevedrebbe un investimento di 5 miliardi di dollari da parte di Intel per la costruzione di questo impianto, per un totale di 88 miliardi investiti in Europa. Di questi 5 miliardi, il governo italiano sarebbe disposto a finanziare fino al 40% della spesa totale. Si parla di fine agosto come del periodo utile per la conclusione dell’accordo, in vista delle elezioni del 25 settembre per l’elezione del governo post-Draghi.

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Ecco dove sarà la fabbrica Intel | Aggiornamento 26/09

In cooperazione con il governo uscente di Mario Draghi, Intel ha deciso dove verrà realizzata la sua prima fabbrica per la produzione di chip in Italia. Dopo aver scartato le ipotesi Lombardia, Puglia e Sicilia, sorgerà nella città di Vigasio, in provincia di Verona, e genererà un totale di 5.000 posti di lavoro, di cui 1.500 diretti e 3.500 fra fornitori e partner. Come anticipato, l’impianto si occuperà del packaging e assemblaggio di semiconduttori mediante l’utilizzo di tecniche avanzate di ultima generazione. Il tutto sarà ben collegato con la città tedesca di Magdeburgo, dove Intel ha in programma di realizzare due stabilimenti per intensificare la filiera europea. Le attività produttive dovrebbero iniziare fra 2025 e 2027: l’annuncio ufficiale da parte di Intel e il governo italiano è stato rimandato a dopo il risultato delle elezioni appena conclusesi, e la parola finale spetterà all’entrante governo di centro-destra.

L’incertezza di Intel | Aggiornamento 20/01

Dopo mesi dalle ultime notizie in merito, Intel si è pronunciata sulla sua prima fabbrica in Italia e lo ha fatto non propriamente con novità promettenti. Ai microfoni del Corriere della Sera, il CEO Pat Gelsinger ha affermato che l’Italia sia “uno dei paesi” in cui si sta valutando questa apertura ma non sia ancora stata raggiunta una conferma in tal senso. Se fino a qualche mese fa sembrava pressoché certa l’intesa fra le parti, l’insediamento del nuovo governo Meloni sembrerebbe aver rallentato il raggiungimento dell’accordo.

L’intenzione è senz’altro quella di diversificare l’offerta: come fatto notare da Gelsnger al recente World Economic Forum, circa il 90% dei chip mondiali viene prodotto solo in Taiwan. Intel sta guardando con interesse all’Europa, con un piano che prevede un mega-impianto hi-tech in Germania, un polo di ricerca, sviluppo e design in Francia e impianti di post-produzione in Italia, Irlanda, Polonia e Spagna, in virtù anche e soprattutto del Chips Act europeo. E mentre l’accordo con la Germania è stato definitivamente confermato dal CEO di Intel, quello con l’Italia è ancora in stallo.

La struttura dedicata al packaging che dovrebbe sorgere in Italia è ancora in forse: “l’Italia è ancora in gioco, ma anche altri paesi candidati” afferma Gelsinger, aggiungendo che la decisione arriverà entro il 2023. Ma non giocherebbe in nostro favore l’assenza del premier Meloni e dei suoi ministri al World Economic Forum, dove invece il CEO si è incontrato di persona con i premier irlandese, spagnolo e polacco.

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