Storia della OxygenOS: quale sarà il futuro di OnePlus?

oneplus oxygenos logo

OnePlus è ciò che potremmo definire un unicum del mercato degli smartphone. Di brand nati come underdog ce ne sono stati svariati, ma quasi tutti sono naufragati nel tempo: penso ad Essential Phone, ma potrei citare anche ZUK, YU e LeTV/LeEco. Ah, se foste curiosi in tal senso, vi consiglio l’editoriale “Che fine stanno facendo gli smartphone cinesi?“. Se dovessimo annoverare i motivi per i quali OnePlus è divenuta un brand di stampo globale, uno su tutti spicca e si chiama OxygenOS. La compagnia ha avuto il merito di creare un’interfaccia dal respiro occidentale, distaccandosi dalle UI di stampo asiatico poco apprezzate fuori dalla Cina.

Ma l’annuncio OnePlus 2.0 ha chiarito la situazione venutasi a creare dopo la fusione con OPPO. Il matrimonio fra le due compagnie fa sì che gli sforzi congiunti del team software diano vita ad una nuova esperienza software. Viene definito “nuovo sistema unificato” e prenderà quanto di buono visto con OxygenOS e ColorOS. Nell’attesa di scoprire come ciò si tradurrà nel concreto, ho deciso di ripercorrere la storia della OxygenOS per capire come si sia evoluta negli anni.

Come la OxygenOS ha fatto la storia di OnePlus nel mondo

Seppur la creazione del marchio OnePlus risalga al 16 dicembre 2013, forse vi ricorderete che i primi smartphone della compagnia si contraddistinguevano per la collaborazione con CyanogenMod. OnePlus si presentò sul mercato puntando al mercato dei tech entusiast e quale miglior modo se non farlo abbracciando il mondo del modding e delle custom ROM? Certo, non fu la prima a farlo: lo dimostra il lancio proprio a fine 2013 di OPPO N1 CyanogenMod Edition, ma OnePlus fu la prima a farlo proponendosi ad una platea globale.

Il primo OnePlus One arrivò nell’aprile 2014, ma Cyanogen Inc. tradì la partnership con OnePlus in favore dell’indiana Micromax, in una mossa improvvisa che mise i bastoni fra le ruote alla sua divisione indiana. Ne nacque pure una diatriba legale ma fu proprio uno degli acceleratori per lo sviluppo di una UI proprietaria firmata OnePlus. L’annuncio ufficiale arrivò nel febbraio 2015, portando avanti l’esperienza software tipica della CyanogenMod. Questo significa una UI leggera, simile ad Android stock, priva di bloatware, personalizzabile e con un occhio al mondo dei modder.

oxygenos logo oneplus

Nacque così la prima iterazione della OxygenOS, il cui nome nacque proprio da un sondaggio pubblico, a riprova del legame di OnePlus con la sua community.

“Come elemento, l’ossigeno è l’epitome della semplicità, ma è anche straordinariamente potente. L’ossigeno è tutto intorno a noi. Fa parte di noi e di tutto ciò che facciamo. Crea l’acqua che scava valli e sposta le montagne. Di per sé, è semplice e puro, un elemento fondamentale. Ma, come parte di qualcosa di più grande, può fare cose incredibili. Proprio come noi.”

La OxygenOS nacque in un contesto storico in cui i principali produttori come Samsung ed LG facevano tutto l’opposto, con UI ricche di funzionalità aggiuntive e molto lontane dall’esperienza leggera di Android stock.

OxygenOS e HydrogenOS: perché questa differenza?

Nel mentre OnePlus One arrivava sul mercato occidentale con la Cyanogen Mod, ai consumatori in Cina veniva proposto con la ColorOS di OPPO. Una scelta che rimarcava gli stretti legami fra le aziende del gruppo BBK, ma che alla lunga rischiava di compromettere l’indipendenza di OnePlus. Anche perché il brand Never Settle nasceva come alternativa smart ai colossi polverosi del settore, colossi in cui OPPO ricade a pieno.

Fu così che fra 2014 e 2015 venne lanciata la HydrogenOS, il cui nome è strettamente legato alla OxygenOS ma senza ricalcarla a pieno. Ma come mai OnePlus non ha adottato la OxygenOS anche in Cina? Non scopriamo certo oggi che occidente e oriente abbiano usi e consumi differenti. Niente app drawer, niente app e servizi Google (al loro posto c’era uno store proprietario) e tutta una serie di features erano assenti dalla HydrogenOS.

Ma è necessario rimarcare come OnePlus non abbia mai puntato moltissimo sul mercato cinese, evidentemente troppo competitivo per un brand comunque giovane e privo delle risorse dei big del settore. Senza contare che in Cina c’era già la stessa OPPO a conquistare fette di mercato. Vien da sé che la HydrogenOS non sia mai stata una UI di punta per lo sviluppo della compagnia e lo dimostra il ritorno alla ColorOS avvenuto in occasione della fusione fra le compagnie. Ma torniamo a parlare della OxygenOS.

L’evoluzione della OxygenOS, fra pregi e difetti

Il lancio della OxygenOS fu tutt’altro che semplice: chi aveva comprato OnePlus One si ritrovò costretto a dover flashare manualmente il nuovo OS. Ma fu con il lancio di OnePlus 2 nell’agosto 2015 che la OxygenOS divenne a tutti gli effetti l’interfaccia applicata di default sugli smartphone. Non bisogna dimenticare, però, che lo sviluppo della OxygenOS fu tutt’altro che privo di intoppi: vuoi per la giovane età dell’azienda, vuoi per il poco tempo a disposizione, le prime versioni della UI non mancavano di avere vari bug. Ma se la OxygenOS fu così tanto apprezzata, c’erano ovviamente dei motivi. Per esempio l’avanguardia rispetto alla concorrenza, introducendo funzionalità assenti su Android e le UI delle aziende rivali. Per esempio, all’epoca di Android 5 Lollipop la UI di OnePlus poteva vantare feature come tasti a schermo, gestures, scorciatoie, modalità scura, gestione dei permessi delle app e la schermata Shelf al posto del fu Google Now.

L’esperienza venne affinata con la OxygenOS 3 di OnePlus 3 ma soprattutto la OxygenOS 4 di OnePlus 5, una UI più matura grazie all’esperienza maturata negli anni precedenti. L’interfaccia era mediamente priva di bug e aggiungeva features gradite come la modalità lettura, filtro per le luci blu, modalità Non Disturbare ed altro ancora. Venne arricchita anche la personalizzazione estetica, una scelta che dette il via ad una serie di scelte che si discostavano da Android stock. Con OnePlus 5T venne abbracciato il trend full screen, con una OxygenOS 5 che introdusse le ormai onnipresenti gestures full screen. Ma le novità comprendevano anche il riconoscimento facciale, le app parallele e la modalità Gaming, per dire quelle principali.

OnePlus 5 OxygenOS 10.0.1

Sempre meno Android, sempre più OnePlus

Si passa poi al 2018, anno in cui arrivò Android 9 Pie e OnePlus decise di adeguarsi alla numerazione, saltando 6, 7 e 8 con la presentazione della OxygenOS 9. Di anno in anno, la UI OnePlus si è progressivamente migliorata ed arricchita, confermando la volontà di avvicinarsi alle interfacce tipicamente ricche dei grandi nomi. Un cambiamento fisiologico, potremmo dire, grazie a smartphone sempre più prestanti e che soffrono sempre meno una UI poco leggera. Un cambiamento che si è fatto sempre più evidente prima con OxygenOS 10 ed infine con la OxygenOS 11. Soprattutto quest’ultima versione ha creato dissapore nella community, con alcuni utenti che si sono sentiti traditi dalla compagnia.

L’evoluzione della OxygenOS ha seguito passo per passo l’evoluzione di OnePlus. Un brand che è nato per una nicchia di mercato, cioè i geek, ma che ha fisiologicamente allargato le sue mire per sopravvivere sul lungo termine. OnePlus One aveva una custom ROM, veniva venduto solo su invito e l’azienda invitava gli utenti a registrare un video dove spaccava il proprio telefono per acquistarlo a solo 1$.

Una compagnia a cui il successo è inizialmente sfuggito di mano, arrivando a vendere 1,5 milioni di OnePlus One quando prevedevano di venderne solo 50.000 unità. La storia di OnePlus sembra proprio quella dell’artista underground che diventa famoso e scontenta tutti i fan della prima ora. Il cambiamento verso il mercato mainstream è stato sottolineato dalla nascita della famiglia Nord, creata proprio per rendersi più appetibile al grande pubblico. Una famiglia di dispositivi che ha accolto sia modelli di fascia medio/alta che di fascia medio/bassa. E proprio questi ultimi hanno rappresentato un altro grosso cambiamento per la OxygenOS, la cui politica degli aggiornamenti è stata ridimensionata.

Cosa si prospetta nel futuro della OxygenOS?

Il succitato OnePlus 2.0 rappresenta un cambio di passo per il futuro dell’azienda, OxygenOS compresa. Il presidente Pete Lau ha annunciato la nascita di un “nuovo sistema unificato“, cioè l’unione di OxygenOS e ColorOS. Secondo quanto affermato, prenderà i pregi della UI OnePlus e di OPPO: rapidità, fluidità e leggerezza dalla prima, affidabilità e ricchezza di funzioni dalla seconda. Resta il dubbio su come effettivamente ciò si rifletterà all’atto pratico, a partire dal nome stesso. Sappiamo per certo che la OxygenOS 12 sta per essere annunciata e che il “nuovo OS” debutterà con il futuro OnePlus 10.

oneplus 2.0 oppo

Si è vociferato che la denominazione OxygenOS potrebbe scomparire, in favore del nome che potrebbe essere adottato per indicare questa novità. In realtà, OPPO ha confermato che il nuovo major update ColorOS 12 arriverà nel corso del 2022 a bordo dei vari smartphone OnePlus supportati in Cina. E considerato che OnePlus 10 e il “nuovo OS” arriveranno verso metà 2022, è improbabile che OxygenOS 12 e ColorOS 12 vengano rimpiazzati fra qualche mese. Più probabilmente, queste due saranno sostanzialmente la stessa ROM ma con una UI diversa e qualche personalizzazione ad hoc qua e là.

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