Xiaomi, OPPO e OnePlus spiano: scatta l’allarme dall’Europa

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Sembra proprio che la storia si ripeta: dopo quanto accaduto fra Huawei e USA, adesso è l’Europa a schierarsi contro le aziende di produzione degli smartphone cinesi. Questa volta, però, non è Huawei il centro dell’attenzione, anche perché l’azienda di Ren Zhengfei ha avuto un notevole tracollo sul nostro mercato europeo. Al suo posto c’è un trittico di società che si sta imponendo in termini commerciali anche in occidente: mi riferisco a Xiaomi, OPPO e OnePlus. A sollevare un polverone sui possibili rischi nell’utilizzare i loro prodotti sono i servizi di intelligence del Belgio, uno dei centri nevralgici della politica europea.

La notizia, riportata dai media nazionali, sta rimbalzando in rete: anche se non riguarda direttamente l’Italia, è importante parlarne proprio perché potrebbe ripercuotersi sul resto dell’Europa. Così come in Italia, anche in Belgio e in tante altre nazioni europee Xiaomi, OPPO e OnePlus stanno conquistando fette di mercato. Un nuovo trend di mercato di cui ha parlato il portavoce della sicurezza di stato belga Ingrid Van Daele, secondo cui ci sarebbe una potenziale minaccia di spionaggio verso la popolazione. Se ve lo steste chiedendo, forse avete già indovinato: non ci sono prove in merito. Il motivo per cui Ingrid Van Daele si è esposto in tal senso è sempre il solito, ovvero i presunti legami fra le aziende cinesi e il Partito Comunista Cinese.

Aggiornamento 04/08: Xiaomi risponde alle accuse di spionaggio. Trovate il comunicato con le dichiarazioni ufficiali direttamente a fine articolo.

Il Belgio alza l’attenzione sul rischio di spionaggio tramite gli smartphone cinesi

Un’ipotesi che viene avanzata anche dal ministro della giustizia Vincent Van Quickenborne, che in sede parlamentare ha affermato che “esiste un’interazione sistematica e profonda tra queste società e lo Stato cinese”. Oltre al Belgio, anche i Paesi Bassi sarebbero preoccupati dall’ingresso di queste realtà cinesi all’interno del mondo delle telecomunicazioni europeo. Come afferma Ingrid Van Daele, “il Chinese National Intelligence Act obbliga tutte le aziende cinesi a collaborare con i servizi di intelligence“.

partito comunista cinese

Un obbligo che prevedrebbe l’obbligo di riservare posti di lavoro al personale dell’intelligence, nonché la concessione di accesso illimitato ai propri sistemi informatici. Le autorità belga fanno presente che aziende come Huawei, Xiaomi, OPPO e OnePlus hanno al loro interno un comitato del PCC. Inoltre, si sottolinea anche come la stessa Xiaomi sia stata accusata a maggio 2020 di raccogliere i dati di navigazioni degli utenti in maniera illegittima, anche in modalità Incognito.

Per il momento, soltanto OPPO ha risposto a queste accuse. Il portavoce belga ha così dichiarato: “OPPO è attiva in oltre 40 paesi in tutto il mondo e mantiene relazioni positive con governi e decisori nei paesi in cui è presente. Lavoriamo in conformità con tutte le leggi e i regolamenti locali.“.

Cosa dicono gli esperti di settore?

Ad esporsi sull’argomento spionaggio con gli smartphone cinesi è stato anche Bart Preneel, capo del gruppo di cyber-sicurezza informatica dell’università belga KU Leuven. Egli afferma che il rischio possa esserci, non soltanto nelle app proprietarie Xiaomi, OPPO e OnePlus, ma anche in maniera più profonda nelle rispettive interfacce. Tuttavia, specifica come ad oggi non ci siano prove in tal senso, anche perché lo stesso rischio può tranquillamente presentarsi con altre società filo-occidentali, ad esempio Apple, Google e Samsung. Certo è che la Cina è una nazione che in più occasioni ha dimostrato di concedere scarsissima libertà di comunicazione, specialmente politica.

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Verrebbe da chiedersi perché non siano state effettuate indagini prima di avanzare accuse del genere. Ingrid Van Daele ha dichiarato come segue: “Facciamo una distinzione tra le decisioni di politica strutturale, come la decisione se utilizzare o meno il 5G, per la quale abbiamo effettuato un’analisi su richiesta del governo. Tuttavia, si tratta di dispositivi in ​​cui i cittadini possono scegliere individualmente se utilizzarli. Allora è nostro compito sensibilizzare. Se avremo indicazioni concrete di spionaggio su tali dispositivi in un file specifico, questo farà parte della nostra indagine. Questa è una delle nostre priorità, che è stata recentemente concordata a livello politico. Ma la ricerca sulle strategie informatiche offensive senza indicazioni più concrete non rientra in tali priorità.“.

Ma la verità sarebbe che “i servizi di sicurezza belgi non hanno le risorse per analizzare questi dispositivi“, secondo le parole di Bart Preneel. Sarebbe necessaria un’analisi su larga scala, ma gli stati membri dell’Unione Europea hanno sistemi proprietaria e non condividono dati del genere. Nel frattempo, il politico Michael Freilich chiede che il governo considera l’idea di creare una blacklist in stile USA. In questo modo, al personale delle componenti sensibili dello Stato sarebbe proibito l’utilizzo di dispositivi proveniente dalle aziende segnalate come “a rischio”.

Xiaomi risponde alle accuse di spionaggio | Comunicato ufficiale | Aggiornamento 04/08

xiaomi mitu logo

A seguito delle accuse da parte della Sicurezza di Stato del Belgio – che coinvolgerebbero la compagnia cinese come potenziale minaccia di spionaggio – arriva la risposta ufficiale di Xiaomi.

“Xiaomi è un’azienda quotata in borsa e gestita in modo indipendente, fondata da privati cittadini. Operiamo in oltre 110 mercati nel mondo e siamo conformi alle leggi e ai regolamenti locali con standard elevati in materia di sicurezza e protezione della privacy dei dati degli utenti. Abbiamo notato un recente rapporto riguardante il monito da parte della Sicurezza di Stato del Belgio di “potenziale minaccia di spionaggio” da parte dell’azienda. Tale accusa non è basata sui fatti ma su un semplice pregiudizio. Ci impegneremo con il governo e le autorità belghe per verificare questa accusa. Ci riserviamo il diritto di intraprendere ulteriori azioni per evitare danni alla reputazione dell’azienda.”

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