E se l’Africa fosse la svolta per il futuro di Huawei?

huawei africa

Da quando non può più operare normalmente in occidente, con il conseguente crollo nelle vendite, Huawei sta valutando diverse strade alternative. Addirittura si parla della vendite di telefoni di altre aziende nei suoi negozi in Cina, ma le alternative riguarderebbero anche il business fuori dai confini. Anche perché, fino agli anni precedenti al ban USA, Huawei aveva raggiunto un equilibrio fra incassi in Cina e nel resto del mondo. Equilibrio che ovviamente è venuto a mancare e quindi cosa fare? Sono anni che Huawei, ma la Cina in generale, sta attuando forti investimenti in Africa. Un territorio geografico ancora fortemente limitato, ma nei cui paesi emergenti le aziende cinesi vedono grosse opportunità di crescita.

Continuano gli investimenti di Huawei sul suolo africano

Durante lo scorso giugno, per esempio, Huawei ha inaugurato un nuovo data center in Senegal, con un investimento pari a circa 70 milioni di euro. Un’infrastruttura che è stata molto apprezzata dal presidente Macky Sall, dando così opportunità alla nazione di poter internalizzare il passaggio dei dati telematici. A finanziare questa struttura non c’ha pensato soltanto Huawei, che si è occupata di fornire le infrastrutture necessarie, ma anche il governo cinese dal punto di vista economico.

Tutt’altra situazione che in occidente, dove le pressioni statunitensi hanno convinto diverse nazioni alleate (Italia compresa) ad escludere Huawei dalle reti 5G. Al contrari, in zone come Africa, Medio Oriente e Sud-Est dell’Asia la presenza di Huawei è ancora massiccia, grazie a costi più convenienti, pari al 20/30% in meno rispetto alle rivali Nokia ed Ericsson. Ed è proprio in zone come queste che Huawei si vorrà concentrare da qui in avanti, sia per compensare le perdite in occidente che per espandere la propria presenza in altre zone del mondo.

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Volendo fare altri esempi, lo scorso luglio Huawei ha annunciato il piano Seeds for the Future 2.0 per lo sviluppo di talenti digitali in Africa, con investimenti pari a 150 milioni di dollari. Ma è già dal 2008 che fa lo stesso, anche in altre zone del mondo, fornendo borse di studio, concorsi tecnologici e formazione di competenze. Un piano di cui hanno beneficiato più di 2.000 studenti in più di 25 paesi in Africa, specialmente in Nigeria. Oppure in Kenya, dove Huawei ha costruito stazioni 4G e telecamere di sicurezza per scoraggiare la criminalità. Ma gli investimenti all’estero di Huawei riguardano anche il Medio Oriente, appunto. A fine 2020, Huawei si è accordata con le autorità di Dubai per fornire infrastrutture 5G, come ad esempio i lampioni smart che integrano sensori di temperatura e videocamere di sorveglianza.

Questi sono soltanto alcuni esempi del piano cinese, in cui sembra ricadere anche l’operato di Huawei, denominato Belt and Road Initiative. Sostanzialmente quello che la Cina vuole è costruire una nuova via della seta, ma ne riparleremo più approfonditamente fra non molto con un video dedicato. Una nuova via che non soltanto permetterà alla nazione asiatica di intrattenere rapporti commerciali più capillari e facilitati, ma anche per allargare le sue mire espansionistiche sotto il profilo dell’influenza politica.

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