Xiaomi alle strette: Google indaga sulla gestione delle app in background

xiaomi app background

In passato vi abbiamo spiegato più e più volte come cercare di tenere attive le app in background, un problema che affligge molti produttori Android. Sul nostro sito trovate una guida apposita, senza contare la guida dedicata a Xiaomi, una delle aziende che maggiormente viene additata di questo limite. Ma in realtà basta consultare il portale DontKillMyApp per capire che anche Samsung, OnePlus e Huawei sono fra le aziende peggiori sotto questo punto di vista. Fortunatamente al giorno d’oggi questo è un limite che sta venendo sempre meno, grazie a smartphone sempre più performanti, ma ciò non toglie che per molti utenti il problema rimane.

Google cerca di arginare i problemi di interruzione delle app in background

Ovviamente c’è un motivo per cui sugli smartphone può capitare che le app in background vengano chiuse in automatico dal sistema ed è legato all’autonomia. Mantenere molte app aperte (per quanto non attive) ha un certo impatto sulla batteria, specialmente se parliamo di app che mantengono la connessione attiva. È un aspetto molto tenuto in considerazione soprattutto dai produttori più tipicamente asiatici: non a caso, secondo DontKillMyApp le aziende più virtuose sono Sony e Nokia.

Negli anni Google ha provato a combattere questo trend e cercare di trovare un equilibrio: lo dimostrano feature come Doze e App Standby Buckets, con cui Android cerca di equilibrare al meglio le risorse fra app attive e in background. Ciò nonostante, può capitare che i produttori cerchino comunque di forzare l’interruzione delle app in background ritenute superflue. Inoltre, capita che le aziende mettano in whitelist colossi come Facebook ed app associate, a discapito delle app di piccole realtà software.

google app background

Proprio per questo, recentemente Google ha creato un questionario per aiutare gli sviluppatori ad arginare l’annoso limite delle app in background chiuse in automatico. Sono sempre più numerose le segnalazioni dagli addetti ai lavori infastiditi dai comportamenti degli OEM Android, in particolare quelli cinesi. Alla luce di questo sondare il terreno da parte di Google, ci auguriamo che qualcosa possa effettivamente cambiare, specialmente sugli smartphone più modesti nelle specifiche.

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