Recensione Anycubic Photon Mono X e Wash & Cure Plus: ENORMI (ma non nel prezzo)

È vero, probabilmente se chiedessi ad un neofita la differenza tra una stampante FDM ed una stampante SLA, non mi saprebbe rispondere. Ed è una cosa normalissima, perché quando si parla di stampa 3D tutto si può dire, tranne che questi particolari dispositivi siano diventati un prodotto di elettronica di consumo. Ed è così per diverse motivazioni, una su tutte la reale “utilità” di questi prodotti nella vita di tutti i giorni (è indubbio che non tutti troverebbero giovamenti nell’acquistare una stampante 3D), affiancata da un processo di stampa non sempre intuitivo, il costo piuttosto elevato e velocità di stampa non sempre fulminee (soprattutto se si vuole contenere la spesa).

Ultimamente però, le cose stanno cambiando profondamente anche in questo settore. E se da un lato è possibile trovare delle ottime stampanti 3D economiche di tipologia FDM, dall’altro le limitazioni delle stampanti 3D a resina economiche, ossia tempi di stampa molto lenti e dimensioni ridotte, sono state risolte da brand che sono riusciti in grado di produrre modelli molto interessanti, venduti a prezzi anche piuttosto contenuti.

E la Anycubic Photon Mono X ne è la prova. Perché è dotata di un monitor 4K che, sulla carta, dovrebbe rendere ancora più preciso il processo di stampa, è di dimensioni decisamente più generose della media, ed è affiancata da un ulteriore prodotto chiamato Wash & Cure Plus, con il quale (dopo la stampa) si potrà lavare l’oggetto appena realizzato, e renderlo ancora più resistente. Ma andiamo con ordine.

Recensione Anycubic Photon Mono X

Stampa FDM vs. SLA: quali sono le differenze (e quale scegliere)

Prima di entrare nel cuore della recensione della Anycubic Photon Mono X, facciamo un secondo il punto sulle differenze tra la stampa in FDM e quella in MSLA. In realtà, le tecnologie di stampa 3D sono molteplici, ma è indubbio che quella più diffusa sia quella realizzata in FDM (acronimo di modellazione a deposizione fusa), cioè quella utilizzando dei filamenti plastici polimerici come l’ABS e il PLA, che vengono fusi ed estrusi da un ugello ad alta temperatura, per poi essere posizionati su un piatto di stampa motorizzato, che seguirà un movimento ben preciso per poter rendere “reale” il proprio progetto 3D.

Le stampanti 3D SLA e DLP invece sono meno diffuse, anche se ultimamente sono diventate molto più appetibili sul mercato consumer per un abbassamento notevole dei prezzi. E per non entrare troppo nel tecnico, la differenza sostanziale con le stampanti 3D FDM, sta nel fatto che il cuore di questa tecnologia di stampa è la resina liquida. Per stampare in SLA (cioè stampa stereolitografica) questa particolare resina liquida viene immersa in una vasca che poi viene polimerizzata con diverse tecnologie, che variano in base alla tipologia di stampante utilizzata.

Nel caso della Anycubic Photon Mono X, per produrre gli oggetti viene utilizzato un LCD monocromatico con una risoluzione 4K ed una diagonale di 8.9” sul quale verranno riprodotti i diversi strati dell’oggetto, per poi essere “solidificati” strato per strato.

È chiaro, quindi, che si tratta di processi di stampa 3D decisamente diversi tra loro, ognuno dei quali ha dei pro e dei contro. Le stampanti 3D a filamento, sono generalmente meno costose di quelle SDA, sono più semplici da utilizzare e in linea di massima sono molto più economiche anche nella gestione della stampa.

Quelle SLA però sono estremamente più risolute, hanno dei dettagli che riescono ad avere una definizione fino a 0.025 micron, possono produrre prototipi con finitura esterna liscia e sono in grado di stampare forme molto più complesse. Costano però di più, e non tanto per l’acquisto della stampante in se, quanto per il costo della resina utile alla stampa, e i diversi costi di gestione accessori: nel caso della Anycubic Photon Mono X, il Wash & Cure è praticamente essenziale, e necessita anche di alcool isopropilico pe la pulizia e l’asciugatura del prototipo.

Design e caratteristiche

Chi conosce le stampanti di Anycubic, nella Photon Mono X non troverà alcuna differenza in quanto a design. La nuova stampante 3D SLA ricalca l’aspetto e le caratteristiche estetiche degli altri prodotti dell’azienda, ma con un formato più grande. Il volume totale di stampa è di 192 x 120 x 245 mm che, sia chiaro, non si avvicina nemmeno a quello di una stampante FDM di fascia medio/bassa, ma è sensibilmente più ampio rispetto alle stampante MSLA economiche che, tra l’altro, sono anche più lente: la Anycubic Photon Mono X è in grado di stampare con una velocità di 60 mm/h (contro una media di 50 mm/h nei modelli economici) e grazie al display LCD monocromatico con risoluzione 4K e diagonale di 8.9” è in grado di stampare con una risoluzione di 50 micron ed uno spessore degli strati che varia tra gli 0.01 mm agli 0.15 mm.

Ed è proprio considerando le caratteristiche di stampa che si capisce il senso di utilizzare uno schermo LCD in 4K invece di un tipico 2K (risoluzione molto più diffusa in questo tipo di stampanti 3D): la risoluzione maggiore dello schermo non deve essere considerata come un miglioramento nella risoluzione di stampa, bensì come un aumento dell’area di stampa. Anche il nuovo proiettore ha un ruolo importante: si trova proprio sotto il display e ne copre tutta la dimensioni, e rispetto ai modelli precedenti è caratterizzato da un approccio più corretto di LED ad alta potenza ed un riflettore.

Il risultato è una luce emessa con una lunghezza d’onda di 405 nm, adatta sostanzialmente a quasi tutte le resine fotopolimeriche, il che rende la Anycubic Photon Mono X molto più dinamica ed utilizzabile anche con prodotti di terze parti.

La base della vaschetta è molto semplice da montare e richiede solo il fissaggio di due viti posizionate sui bordi, ed è caratterizzata da dimensioni conseguentemente più grandi della media: il suo design totalmente libero ne permette lo spostamento con una comodità estrema, il che rende molto più semplice anche la gestione della resina sia in fase di preparazione della stampa, che a stampa ultimata.

Anteriormente è presente un display LCD touch screen da 3.5” con il quale si potrà gestire (anche se in modo piuttosto limitato) la stampante e le diverse funzioni integrate, mentre sul lato destro sono stati posizionati il tasto d’accensione, l’ingresso per l’alimentazione, e una porta USB alla quale è possibile collegare una penna sulla quale è stato salvato il progetto da stampare.

È anche possibile collegare un’antenna WiFi, con la quale la Anycubic Photon Mono X si potrà connettere alla rete senza fili ed essere gestita dall’app ufficiale dell’azienda, nata sostanzialmente con due scopi ben precisi: l’invio dei progetti da stampare direttamente da smartphone e tablet, ed il controllo dello stato di lavoro. Ma vi dico una cosa: lasciate perdere la connessione alla rete WiFi, perché è complicata ed il gioco non vale la candela.

Ecco le specifiche tecniche complete della Anycubic Photon Mono X:

  • Tecnologia: LCD
  • Display: touchscreen a colori da 3,5 “
  • Dimensioni esterne: 270 x 290 x 475 mm
  • Peso: 10,45 kg
  • Volume di costruzione: 192 x 120 x 245 mm
  • Risoluzione di stampa: 3840 x 2400 (4K)
  • Precisione di posizionamento: XY – 0,05 mm; Z – 0,01 mm
  • Min. altezza dello strato: 10 µ
  • Max. velocità di stampa: 60 mm / h
  • Lunghezza d’onda UV: 405 um
  • Materiali stampabili: resine sensibili ai raggi UV
  • Software: laboratorio di Anycubic Photon
  • Formati di file: STL
  • Connettività: USB, Wi-Fi
  • Sistema operativo: Windows, macOS X

Software e qualità di stampa 3D

Anycubic Photon Mono X, così come tutte le altre stampanti 3D del brand, può essere gestita dallo Slicer prodotto in casa dall’azienda. Nello specifico, i modelli Photon vengono accompagnati da Photon WorkShop, uno Slicer disponibile sia per Mac che per Windows. Ma chiaramente non è l’unico software con il quale è possibile gestire la stampante: tutti i modelli del brand, ad esempio, sono state inseriti anche nella beta ci Chitubox, e con i modelli dotati di WiFi come la Anycubic Photon Mono X è anche possibile utilizzare l’app per smartphone e tablet, disponibile sia per iOS che per Android.

E prima di pensare allo Slicer per Mac e PC, che in effetti è la soluzione più professionale e ricca di opzioni di stampa, facciamo il punto sull’app per dispositivi mobili. Si chiama Anycubic 3D e, parliamoci chiaro, è un’applicazione che avrebbe bisogno di un po’ di cura in più. Sia chiaro, con Anycubic 3D è possibile stampare e controllare lo stato di stampa, oppure avere un’idea della quantità di resina necessaria per ogni determinata stampa, ma l’app è disponibile solo in lingua inglese ed è caratterizzata da un’interfaccia molto grossolana.

Funziona però molto bene, anche grazie ad un file manager integrato nel quale è possibile memorizzare tutti i propri progetti, che saranno inviati alla stampante 3D totalmente senza fili e con una buona velocità.

Tornando a Photon WorkShop invece, l’unica salvezza per gli utenti Mac è data dalle varie alternative disponibili: lo Slicer di Anycubic nella sua versione per l’OS di Apple non integra il profilo per la Photon Mono X, ed è per questo che alla fine, dopo numerosi tentativi, ho optato per utilizzare Chitubox.

Ad ogni modo, chiunque abbia utilizzato un qualsiasi Slicer, in Chitubox non troverà alcuna differenza di rilievo. Così come in qualsiasi Slicer è anche con questa app è possibile gestire ogni minimo particolare di stampa e si avrà accesso anche ad una stima sulla quantità di resina necessaria per ogni prototipo da stampare ed il relativo tempo di produzione: una volta impostati i vari parametri di stampa, la dimensione e così via, basterà cliccare sul tasto “Slice” e l’applicazione genererà un file da salvare su una penna USB (o da trasferire sullo smartphone), pronto per la stampa.

Anycubic Wash & Cure Plus: a cosa serve e come funziona

Come lascia intuire il nome, la Anycubic Wash & Cure Plus è una versione aggiornata della macchina utilizzata per lavare i propri prototipi stampati a resina, e renderli ancora più resistenti. In sostanza si tratta di un dispositivo che integra una vasca di lavaggio ed un’ulteriore emettitore UV con il quale si potrà rendere ancora più solido l’oggetto appena stampato.

La prima fase da eseguire, appena terminata la stampa, è quella di lavaggio. Per farlo si dovrà riempire il contenitore plastico di alcool isopropilico, inserire l’oggetto stampato nel cestello ed adagiarlo nel liquido molto lentamente. Nella fattispecie, è anche possibile utilizzare dell’acqua, ma i risultati saranno qualitativamente peggiori e saranno caratterizzati da un tempo di lavaggio almeno tre volte più lungo.

Per dare il via alla pulitura, basterà selezionare la voce “Wash” con il tasto anteriore, scegliere un tempo di durata e dar il via al processo: il motore brushless inizierà a far ruotare i magneti al suo interno che, a loro volta, daranno il via alla rotazione di un’elica metallica posizionata all’interno del contenitore. In questo modo si creerà un vero e proprio vortice, che pulirà l’oggetto stampato da eventuali residui di resina liquida: ogni minuto il motore cambierà senso di rotazione per rimuovere il materiale in eccesso.

Terminato il lavaggio, si passa poi all’ulteriore solidificazione. Arriva quindi il momento di scollegare il cestello con il liquido di lavaggio e posizionare il piatto trasparente, sotto al quale dovrà essere messo un foglio riflettente, che esce nella confezione. Il processo è molto semplice: basterà posizionare il prototipo sul piatto, piegare la parte superiore dell’emettitore in modo tale da assicurarsi una corretta diffusione dei raggi UV, scegliere la modalità “Cure” e dare il via al processo. Ma attenzione, è essenziale che si posizioni bene la copertura protettiva, in modo da evitare che i raggi UV fuoriescano.

Prezzo e conclusioni

Il prezzo di vendita ufficiale della Anycubic Photon Mono X è di 759 dollari, che diventano 699.00 tramite il coupon che trovate in basso. È anche possibile acquistare la stampante in coppia con il Wash & Cure Machine, passando da 888.00 dollari agli 818.00 dollari in sconto. Qualora si volesse acquistare esclusivamente il Wash & Cure Machine Plus, la versione aggiornata del prodotto, la cifra da spendere sarà di 169.00 dollari ma attenzione: questo prezzo è una promozione disponibile solo per i primi 1000 dispositivi venduti, terminati i quali diventerà 249,00 dollari. Trovate in masso link e prezzo convertito in euro.

E considerando questi prezzi, tenendo sempre in mente la media di mercato e le caratteristiche dei prodotti competitor venduti alle stesse cifre, la Anycubic Photon Mono X offre un ottimo valore. E lo fa non solo per l’ottima precisione di stampa, ma soprattutto per un’area di stampa più grande e per le lampade UV più potenti con le quali quelli di Anycubic sono praticamente riusciti a dimezzare i tempo di stampa rispetto ad altre stampanti 3D MSLA.

Il Wash & Cure Plus poi, semplifica tutta la post-produzione, pulendo e solidificando ancora di più i prototipi stampati: le sue dimensioni sono perfette per trattare modelli molto più grandi di quello che abbiamo stampato per la recensione. Insomma, se la resina è la vostra passione e se non volete essere limitati da tempi o dimensioni, la combo tra Photon Mono X e Wash & Cure Plus, potrebbe semplificarvi la vita. Il mio consiglio però, è di acquistarla a non più di 699.00 dollari (che equivalgono a circa 590 euro).


N.B. Se non doveste visualizzare il box con codice o il link all’acquisto, vi consigliamo di disabilitare l’AdBlock.

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