Huawei ha spiato milioni di chiamate: nuova accusa dall’Europa

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Da quando il ban USA ha impattato contro le sorti di Huawei, l’immagine dell’azienda è progressivamente peggiorata, soprattutto in termini di vendite. Dall’essere il brand più in voga e in crescita degli ultimi anni, è rapidamente uscita dalla top 5, venendo soppiantata da rivali quali Xiaomi, OPPO e vivo. Nonostante si sia ampiamente discusso sui controversi motivi del ban, è comprensibile che un’accusa di tale portata possa compromettere qualsiasi azienda. Anche perché Huawei era già stata accusata in passato di pratiche poco lecite ed il ban è per certi versi considerabile una summa di varie presunte colpe. A queste adesso si aggiunge una nuova e pesante accusa, questa volta da parte dell’Europa, in cui si parla dello spionaggio di milioni di telefonate.

Huawei accusata di aver spiato milioni di telefonate in Europa

Il rapporto incriminato arriva da parte del quotidiano olandese De Volkskrant, nel quale si segnala come Huawei sarebbe stata in grado di monitorare tutte le chiamate su KPN, una delle principali rete telefoniche dei Paesi Bassi. Tuttavia, è giusto sottolineare come l’accaduto risalga a un bel po’ di anni fa, più precisamente al 2010, anno in cui la compagnia era ben lungi dall’essere la realtà odierna. Un’accusa che deriva dal report della società di consulenza Capgemini, nel quale si fa presente come Huawei sarebbe stata in grado di sostanzialmente spiare ben 6,5 milioni di utenti senza che ne sapessero nulla.

Fra queste persone ci sarebbero state anche cariche istituzionali di altissimo profilo, come l’allora primo ministro Jan Peter Balkenende. Ma nel report si parla anche di altre figure controverse, nella fattispecie presunti dissidenti cinesi, così come del monitoraggio delle telefonate svolte dai numeri intercettati dalle autorità olandesi.

Dopo essere stato informato dell’inchiesta, l’operatore olandese KPN ha detto di essere a conoscenza del report ma di non aver riscontrato alcun abuso da parte di Huawei. Nessuno dei fornitori di apparecchiature, fra cui c’è – appunto – Huawei, avrebbe avuto accesso non autorizzato alle reti telefoniche. Per la precisione, è stata la stessa KPN ad aver commissionato le indagini, dopo che venne informata anni fa dai servizi segreti olandesi di possibili spionaggi da parte di Huawei. Il report di Capgemini venne poi consegnato a KPN che, nonostante gli avvertimenti, ha continuare ad affidare appalti 3G e 4G al produttore cinese.

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Sulla scia del ban statunitense, anche l’Olanda ha condotto controlli rigorosi sulle apparecchiature in dote agli operatori nazionali, pur senza bandire l’uso di prodotti Huawei. Tuttavia, nel 2020 proprio KPN è stato uno dei primi operatori europei a bandire Huawei dagli appalti 5G, preferendogli la svedese Ericsson. Dopo la pubblicazione della notizia, non ha tardato ad arrivare la risposta ufficiale sotto forma di comunicato Huawei:

Huawei Olanda non ha e non ha mai avuto accesso a dati ottenuti tramite intercettazioni legali. Huawei Olanda non è stata in grado di ascoltare le conversazioni del Primo Ministro o di chiunque altro. Gert-Jan van Eck, COO di Huawei Olanda, ha spiegato che “l’affermazione secondo cui il Primo Ministro potrebbe essere stato ascoltato da noi è completamente falsa e, inoltre, sottostima la sicurezza dell’ambiente di intercettazione. Semplicemente non è possibile”.

Gli articoli si riferiscono anche a sei dipendenti che avrebbero ottenuto accesso non autorizzato alle informazioni sui clienti KPN. La verità è semplice: questi dipendenti ricadevano sotto la diretta responsabilità di KPN e non di Huawei Olanda. La verità dei fatti è confermata dalla dichiarazione di KPN: “All’epoca, la manutenzione della rete mobile principale era eseguita da KPN, supportata da Huawei”. I dipendenti Huawei non avevano alcun accesso non autorizzato alla rete e ai dati di KPN, né alcun dato è stati estratto da quella rete. Huawei non ha mai avuto la possibilità di visualizzare il rapporto del 2010. I fatti ipotizzati nell’articolo sono quindi a nostro avviso errati.

La nostra posizione è confermata da KPN, la cui dichiarazione sottolinea quanto segue: “Nessun fornitore di KPN ha accesso ‘non autorizzato, incontrollato e illimitato’ alle reti e ai sistemi, né è in grado di ascoltare le conversazioni dei clienti KPN o di visualizzare le informazioni “intercettate” … Non abbiamo mai rilevato alcun furto dei dati dei clienti dalla nostra rete o dai nostri sistemi, o qualsiasi “intercettazione” da parte di Huawei. Se lo avessimo rilevato, avremmo sicuramente informato le autorità competenti e i nostri clienti e avremmo preso i dovuti provvedimenti nei confronti del fornitore”.

Il governo ha una legislazione rigorosa per quanto riguarda l’accesso ai dati nelle reti di telecomunicazioni. Gli amministratori di rete, inoltre, monitorano costantemente le nostre attività. Huawei Olanda ha iniziato il suo lavoro nel Paese quindici anni fa e in tutti questi anni non ha mai intrapreso alcun comportamento di rete non autorizzato o illegale e nessun cliente o organizzazione governativa nei Paesi Bassi ha avanzato accuse o prodotto prove in tal senso. E questo nonostante il rapporto sia apparentemente in possesso dei servizi di intelligence da più di dieci anni, come indicato nell’articolo di Volkskrant. Mantenere la fiducia è di importanza vitale per noi, perché costituisce la base del nostro diritto di esistere. Ecco perché Huawei ha fatto della sicurezza informatica e della protezione della privacy la sua massima priorità in tutto il mondo.

Huawei è il provider di telecomunicazioni più aperto, verificato e trasparente al mondo. Contribuiamo attivamente alle discussioni sugli standard di sicurezza informatica e quindi ci impegniamo perché le condizioni di business siano eque, di alta qualità e sicure per l’intero settore. Lavoriamo ogni giorno per migliorare ulteriormente la sicurezza dei nostri prodotti e servizi, in collaborazione con i nostri clienti, partner e tutte le parti dell’ecosistema.

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