Huawei ha venduto Honor: ora è ufficiale

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I contrasti tra il colosso cinese ed il governo USA non sembrano appianarsi, con vari produttori costretti a chiedere il permesso di commerciare con Huawei e previsioni non proprio rosee per i prossimi mesi. Addirittura si vocifera della possibilità che Microsoft acquisisca Nokia, in virtù di un interesse sempre maggiore verso le infrastrutture 5G. Ma quale potrebbe essere la miglior soluzione per la casa cinese? Secondo un noto analista Huawei dovrebbe vendere Honor: ecco il motivo di questa ipotesi.

Aggiornamento 17/11: il colosso cinese ha venduto Honor e la notizia è ormai ufficiale. A fine articolo trovate tutti i dettagli in merito a questa novità.

Huawei e Honor: questo potrebbe essere il futuro dei due brand

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L’analista di TF International Securities Ming-Chi Kuo è diventato celebre proprio per le sue previsioni, spezzo azzeccate o comunque vicine alla realtà. Secondo quest’ultimo, ci sono buone possibilità che Huawei scelga di vendere Honor, in modo da rendere indipendente il suo sub-brand (che ad oggi, ricordiamo, resta parte del colosso cinese). Quali sarebbero i vantaggi con questa decisione?

Agendo in questo modo e rendendo completamente indipendente Honor, il brand non sarà influenzato dal divieto del governo USA e potrà acquistare i componenti necessari (anche da aziende statunitensi) e imporsi ancora di più sul mercato globale con le vendite dei propri smartphone.

Inoltre, sempre secondo l’analista, questa separazione potrà aiutare il colosso cinese a contribuire allo sviluppo tecnologico dello stesso verso l’indipendenza. Ricordiamo che Honor è uno dei brand più apprezzati e venduti in patria ed è di certo una parte importante del business di Huawei. Tuttavia, imporsi ancora di più sul mercato internazionale contribuirà di certo ad alzare l’asticella di Huawei, senza contare la maggiore liberà e la possibilità di andare a competere in modo ancora più diretto con i vari rivali del settore.

Huawei smentisce, ma starebbe trattando con Digital China Group

In seguito alle affermazioni degli analisti di settore, fonti vicine a Huawei avrebbero fortemente smentito la notizia della possibile vendita di Honor. La notizia è stata riportata da ITHome ma è stata cancellata, pertanto c’è ancora confusione nell’aria.

Dalle ultime indiscrezioni, infatti, pare che Huawei stia in realtà trattando per la vendita di parte del marchio Honor. Sembra, infatti, che le trattative riguardino uno dei colossi cinesi in tale ambito, ovvero Digital China Group, distributore dei device Honor. Non si esclude, però, anche il coinvolgimento di altre realtà ben più conosciute sul nostro territorio, come Xiaomi e TCL.

Questo presunto accordo porterebbe Honor in un’altra dimensione, sopravvivendo al band degli Stati Uniti nei confronti di Huawei. Nelle casse di quest’ultima azienda, poi, andrebbero circa 25 miliardi di yuan, quindi circa 3 miliardi di euro, una cifra piuttosto considerevole. Al momento non sono state rilasciate dichiarazioni in merito da parte di nessuna delle parti coinvolte, dunque non resta che attendere qualche ulteriore news per saperne di più. Quale sarà il futuro di Honor?

Huawei potrebbe vendere Honor per circa 12 miliardi di euro

A quanto pare le trattative per l’acquisizione di Honor non sembra si siano fermate, almeno stando alle voci di corridoio. Seppur in passato Huawei abbia negato, i media cinesi danno quasi per certa la sua vendita. I nomi coinvolti non sarebbero quelli precedentemente citati, bensì una joint venture composta da vari distributori telefonici asiatici. Questi comprenderebbero Ashide, China Post, Putian e Tianyin, così come la società di investimenti Shenzhen SASAC.

Huawei ha in programma di vendere Honor con un accordo da 100 miliardi di Yuan, quindi circa 12 miliardi di euro. Tra gli acquirenti ci potrebbero essere anche Digital China Group e il Governo di Shenzhen. Sembra, inoltre, che tali trattative possano andare avanti nonostante la conclusione delle elezioni negli Stati Uniti, che hanno tolto di mezzo Trump. Huawei, infatti, non prevede cambiamenti imminenti nella politica USA nei prossimi mesi, quindi sarebbe costretta a disfarsi di Honor nel più breve tempo possibile. Sempre secondo le fonti, poi, Digital China Group sarà tra i primi due azionisti di Honor con una quota di quasi il 15% in Honor, che in precedenza era interamente di proprietà di Huawei. La transazione consentirà a Digital China di finanziare la maggior parte dell’accordo tramite prestiti bancari, che saranno ulteriormente integrati da almeno tre società di investimento sostenute dal governo dell’hub tecnologico finanziario di Shenzhen.

Honor manterrà tutti i propri 7.000 dipendenti

Stanno andando avanti le trattative per la vendita di Honor, dunque dovremo anche aspettarci uno stravolgimento dal punto di vista societario. Diventando indipendente, infatti, questo marchio accorperà alcuni dei massimi dirigenti di Huawei, con un giro di poltrone piuttosto contorto. Nonostante tutto, però, pare che l’azienda non sia assolutamente intenzionata a licenziare il personale, composto da circa 7.000 dipendenti. Alcuni di loro, dunque, saranno piuttosto trasferiti dalla sede Huawei a Shenzhen in una nuova struttura, così da poter continuare a lavorare per Honor.

Honor: George Zhao diventerà il CEO, confermato TCL nel piano di vendita

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Dopo aver ricevuto nuove conferme di cessione e separazione da Huawei, Honor inizia a poco a poco a definire come si comporrà il piano di vendita e soprattutto le prime conferme sull’organigramma interno.

Infatti, nei 30 marchi che comporranno la cordata che acquisterà il brand e predisporrà poi la fornitura del brand è confermata la presenza di TCL, ma quanto alle ufficialità bisognerà aspettare domani, 17 novembre 2020, dove tutto sarà sicuramente più chiaro.

Quanto all’organigramma, arrivano indiscrezioni sempre più insistenti del fatto che il nuovo Presidente di Honor sarà Wan Biao, attuale COO del Consumer Business di Huawei, mentre George Zhao passerebbe da Presidente a CEO, creando quindi un’importante sinergia.

Sono sempre più insistenti le voci circa la vendita di Honor, nonostante ora il Presidente degli Stati Uniti sia cambiato. Al di là di questo aspetto, infatti, è plausibile che ormai Huawei vada per la propria strada, non tornando più indietro su alcuni punti. Non resta, quindi, che attendere ulteriori informazioni a riguardo.

Huawei ha ufficialmente venduto Honor: ecco che cosa succederà | Aggiornamento 17/11

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Dopo la valanga di report ed indiscrezioni dei giorni scorsi, ora finalmente è ufficiale: Huawei ha venduto Honor ed il compratore sarebbe un consorzio di oltre 30 tra rivenditori ed agenti. Questo arriva sotto il nome di una nuova società chiamata Shenzen Zhixin New Information Technology e pare che al termine della procedura di vendita Huawei non deterrà più alcuna quota del brand.

I termini dell’accordo precedono la cessione di tutto il pacchetto Honor, comprensivo di ricerca e sviluppo, la catena di approvvigionamento e tutto il resto delle risorse, compresi i 7.000 dipendenti che fanno parte del marchio. Per quanto riguarda le intenzioni del gruppo di acquirenti, una dichiarazione rilasciata al quotidiano cinese Shenzhen Special Zone Daily riporta che la vendita è un investimento per salvare la catena industriale Honor. A buon intenditor poche parole, ma una cosa sembra certa: non ci sarà alcun impatto sulla produzione e tutto continuerà com’è sempre stato.

Comunque, al di la di qualsiasi dichiarazione viene da chiedersi: qual è lo scopo di questa vendita per Huawei? Ricordiamo che il colosso cinese è entrata nella Entity List del Dipartimento del commercio degli Stati Uniti ed ha avuto non pochi grattacapi con il blocco delle attività nei confronti delle realtà statunitensi. Sembra probabile che questa mossa sia finalizzata a rendere Huawei indipendente fino all’ultimo dalle società USA: per farlo ci sarà bisogno di capitali e la vendita di Honor (una realtà decisamente fiorente) potrebbe essere stata la risposta.

Per concludere, non è stato svelato nulla in merito alla cifra in ballo, ma nei giorni precedenti si è parlato di una somma intorno ai circa 12 miliardi di euro.

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