Huawei lancia Contact Shield API per fermare il Coronavirus, anche senza Google

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Da quando l’argomento Coronavirus fa parte della nostra quotidianità, nostro malgrado, stiamo assistendo alla nascita di strumenti per il suo contenimento. Uno di questi è il contact tracing, con cui poter risalire ai contatti avuti da un infetto per arginare un possibile focolaio. A questo ci hanno pensato Google ed Apple, creando delle librerie apposite: le Exposure Notification API, usufruibili da chiunque voglia sfruttarle per i propri sistemi. Per esempio l’app Immuni che abbiamo in Italia, la quale si appoggia proprio a questo metodo di tracciamento. Ma com’era prevedibile, i dispositivi Huawei stanno avendo a riguardo, data l’impossibilità di usare i servizi Google, e da questo impedimento nascono le Contact Shield API.

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Le Contact Shield API sono l’alternativa di Huawei ai framework di Google ed Apple

Il primo accenno ufficiale lo troviamo nel changelog dell’aggiornamento degli Huawei Mobile Service Core alla versione 4.1.0.301. Stando a quanto affermato da Huawei, le Contact Shield API servono a “fornire capacità fondamentali per ridurre al minimo la diffusione di COVID-19“. Ma in che modo?

Per il momento Huawei non ne ha ancora parlato ufficialmente al pubblico, ma esiste comunque una pagina dedicata sul sito ufficiale da cui carpire i primi dettagli. Il funzionamento delle Contact Shield API è molto simile al framework di Google ed Apple, sfruttando il Bluetooth Low Energy per rilevare i dispositivi vicini, scambiare dati con loro e registrare il contatto. Il tutto in forma anonima, con un servizio di tracciamento che tutela la privacy dei possessori di dispositivi Huawei, senza raccogliere dati personali.

huawei contact shield

Questa somiglianza potrebbe essere derivata dal fatto che la stessa Google ha confermato che il proprio framework può essere ripreso da altre società che volessero utilizzarlo per replicarlo. Huawei potrebbe averlo fatto, creando così una sorta di copia carbone, bypassando il blocco statunitense, ritenuto eccessivamente limitante per un argomento così delicato come la salute dei cittadini.

A questo punto bisognerà capire cosa farà Huawei, perlomeno in Italia. Le opzioni sono due: la più probabile è basarsi sempre sull’app Immuni, facendola collegare alle proprie API anziché a quelle (assenti) di Google. La seconda, più complessa, è creare un’app che sostituisca Immuni, ma così facendo dovrebbe interfacciarsi al nostro Ministero della Salute, con tutte le magagne burocratiche che ne conseguirebbero. Per il momento pare che l’app Immuni abbia ripreso a funzionare, almeno su alcuni modelli: resta da capire se lo sarà anche per tutti gli altri.

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