Huawei risponde al ban USA: “Ci saranno ripercussioni per tutti”

huawei guo ping

Devono essere ore infuocate ai piani alti di Huawei, quelle che seguono il rinnovato ban USA inflitto loro da parte della amministrazione statunitense. Sicuramente non sarà stato un fulmine a ciel sereno, per quanto ci fosse qualche flebile segnale di riavvicinamento. Dopo qualche giorno di silenzio stampa, l’azienda cinese ha deciso di esporsi pubblicamente tramite le parole di Guo Ping. L’attuale presidente rotante ha parlato ai microfoni dei media di come una decisione del genere abbia una portata globale, non concentrandosi solamente a quanto accadrà per Huawei.

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Il ban USA si ripercuoterà su tutto il mondo, non soltanto su Huawei

Nella sua incessante ricerca di stringere la stretta sulla nostra azienda, il governo degli Stati Uniti ha deciso di procedere e ignorare completamente le preoccupazioni di molte società e associazioni di settore. Questa decisione è stata arbitraria e perniciosa, e minaccia di minare l’intero settore in tutto il mondo. Questa nuova regola avrà un impatto su espansione, manutenzione ed operazioni sulle reti, da noi implementate in oltre 170 paesi, per centinaia di miliardi di dollari. Prevediamo che la nostra attività sarà inevitabilmente influenzata. Proveremo tutto il possibile per cercare una soluzione.

Ma la frase che meglio racchiude il sentimento di preoccupazione per questa nuova ondata di anti-globalismo è la seguente:

Il governo USA persiste ancora nell’attaccare Huawei, ma cosa porterà al mondo?

Sì, perché è innegabile che estraniare dal panorama statunitense le aziende cinesi non sarà una decisione che impatterà unicamente su Huawei.

Avrà un grave impatto su un ampio numero di settori globali. A lungo termine, danneggerà la fiducia e la collaborazione nel settore globale dei semiconduttori da cui dipendono molte industrie, aumentando conflitti e perdite all’interno di tali settori. Gli USA stanno sfruttando i propri punti di forza tecnologici per schiacciare le aziende al di fuori dei propri confini.

A seguito del ban, TSMC si è vista costretta ad interrompere tutti i futuri ordini di Huawei, una mossa che colpisce direttamente al cuore la produzione dell’azienda. Al suo posto c’è una copertura parziale da parte della cinese SMIC, comunque non ancora in grado di rimpiazzare TSMC a pieno. I processi produttivi a 5 e 7 nm, più complessi di quelli a 10 o meno, sono ancora nelle mani del chipmaker taiwanese.

“Ciò servirà solo a minare la fiducia delle società internazionali nella tecnologia e nelle catene di approvvigionamento statunitensi.

C’è chi afferma che la mossa del governo Trump sia sì a dir poco scellerata, risultando poco razionale al giorno d’oggi. I più ottimisti la vedono come un’accelerata coraggiosa alla ricerca di un’internalizzazione della produzione. Non a caso la stessa TSMC ha affermato che sposterà parte della produzione proprio in Arizona. Ma al contempo, perlomeno sul futuro più prossimo, le perdite per il commercio americano ammonterebbero a cifre da capogiro.

Ad esporsi è stato anche il celebre CEO Richard Yu:

Le cosiddette ragioni di cyber-sicurezza sono solo una scusa. LA chiave è la minaccia all’egemonia tecnologia degli Stati Uniti.

In poche parole, gli USA temono che la Cina rosicchi troppe quote di mercato. È altamente difficile affermare che Apple sia un’azienda in difficoltà, forte di una strategia di mercato che porta loro ingenti incassi. Ma è anche vero che è da tempo che le sue quote di mercato sono state colpite dalla concorrenza, Huawei in primis. E se 2+2 fa 4…

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