Huawei e ZTE al fianco dell’Italia: pronte a collaborare

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A seguito del ban USA, anche in Italia sorsero i primi dubbi sulla coesistenza di Huawei e ZTE nelle infrastrutture della nazione. Lo spauracchio del Golden Power venne sollevato, per poi tornare dormiente nel giro di pochi giorni. Passano i mesi e la discussione si riapre nel nostro paese, con le due aziende che stanno attivamente collaborando con le autorità per delineare meglio la situazione. La commissione Trasporti e Telecomunicazioni e Affari Costituzionali si sono riunite assieme alle compagnie cinesi, vista l’approvazione del decreto-legge in ambito di cyber-sicurezza nazionale del 19 settembre.

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L’Italia pronta a collaborare con Huawei e ZTE in ambito TLC

L’obiettivo della nuova legislazione è quello di alzare il livello di sicurezza di reti e sistemi IT di enti ed amministrazioni, sia nel pubblico che nel privato. A svolgere il ruolo di “guardiani” ci saranno la Presidenza del Consiglio per il pubblico ed il Mise per il privato. Ed ovviamente Huawei e ZTE sono finite nel mirino, come affermato anche da Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia. “È in corso una battaglia geopolitica fra USA e Cina, della quale Huawei è un capro espiatorio.”.

Meno di una settimana fa il segretario di stato Mike Pompeo ha fatto visita all’Italia, portando con sé le pressioni che gli USA stanno esercitando verso i propri alleati. Secondo il governo Trump la presenza di Huawei nelle infrastrutture 5G comporterebbe rischi tali da mettere in discussione la condivisione di dati sensibili. Secondo Luigi, “non possiamo dare credito ad un signore che vieni qui a dire ‘Fuori Huawei’ dalla pubblica amministrazione, per noi è un grosso danno“.

La volontà dell’azienda di Ren Zhengfei è quella di rimanere saldamente in Italia, vista l’importanza di un mercato così strategico in Europa. A tal proposito, c’è la richiesta che l’Italia faccia riferimento agli standard internazionali in ambito di sicurezza informatica, già esistenti e che dovrebbero essere comuni a tutti gli stati europei. Anche perché in Italia sono stati investiti miliardi di euro ed impiegati 9000 ingegneri per lo sviluppo della rete 5G.

Per quanto riguarda ZTE, il direttore del Cyber Security Lab di ZTE, Alessandro Bassano, “non siamo contro il Golden Power o control il controllo ed il rafforzamento dei poteri dello Stato e del Governo“. Ha poi colto la palla al balzo per affermare che, nonostante la Cina abbia il controllo a maggioranza, ciò non implica alcuna ingerenza di Pechino. Come sottolineato dal PR Alessio De Sio, “ZTE è controllata al 51% dallo Stato Cinese e fa della trasparenza un suo punto di onore.“.


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