WhatsApp è la nuova vittima della censura in Cina

WhatsApp ban

WhatsApp è una delle poche applicazioni estere ad avere il permesso di funzionare in un ostico territorio come quello della Cina. O, per meglio dire, era. Sì perché nelle scorse ore sempre più utenti hanno iniziato a lamentare malfunzionamenti e disagi in diverse regioni della Cina.

Secondo fonti USA, però, non si tratterebbe di malfunzionamenti bensì di blocchi e ban effettuati dal governo Cinese nell’ottica di cercare di evitare l’utilizzo di applicazioni esterne. Gli utenti non potranno così inviare contenuti multimediali ma anche semplici messaggi sia all’interno della Cina che all’esterno.

WhatsApp è la nuova vittima della censura in Cina

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Gli utenti dell’applicazione di messaggistica istantanea sono davvero molti – 700 milioni – ma in Cina non è che sia molto popolare ma è utilizzata – ovviamente – per le comunicazioni con l’estero. Secondo il Citizen Lab è stato un piano mirato proprio a far sì di rendere utilizzabili solo applicazioni su cui il governo Cinese possa avere il controllo come ad esempio Wechat, largamente utilizzata nello scambio quotidiano di informazioni.

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Facebook Inc., proprietaria di WhatsApp, non è stata a guardare e ha già avvisato gli investitori della situazione venutasi a creare. Numerosi sarebbero stati i solleciti – anche in passato – dell’AD e Founder di Facebook, Mark Zuckerberg, che però non ha avuto nessun risvolto. Un portavoce ha comunicato che al momento non vi sono commenti o notizie che possono essere diramate ufficialmente sulla vicenda.

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Ovviamente l’accanimento non è solo contro WhatsApp. Si ricordi che Google non è assolutamente presente in Cina e allo stesso tempo Android non ha dalla sua i Play Services attivi in modo da non fornire in alcun modo dati su server USA. Anche Twitter non è utilizzabile nel paese, dove gli utenti utilizzano Weibo.

Gli utenti cinesi per ovviare a queste mancanze hanno sempre utilizzato VPN internazionali in modo tale da accedere a moltissimi servizi e siti web senza restrizioni ma la Cina ha deciso di combattere anche questa modalità di fruizione “alternativa”.


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