Smartphone cinesi, perché costano meno?

huawei g8 vs honor 7

Recentemente Androidpit ha pubblicato un articolo (ripreso anche da un noto blog nazionale) in cui si elencavano le cause, secondo il punto di vista dell’autore, del minor costo degli smartphone cinesi rispetto ai competitor più blasonati. Alcuni degli argomenti utilizzati, tuttavia, sono sembrati controversi sia ai nostri occhi che a quelli dei lettori, che si sono subito divisi tra sostenitori e detrattori del “Made in China”.

La grande attenzione manifestata dal pubblico per il tema ci ha spinto a raccogliere il nostro punto di vista in questo articolo che, nonostante il grande affetto che ci lega al mondo mobile cinese, è stato scritto con l’intento di approfondire con obiettività l’argomento. Vi diciamo da subito, inoltre, che apprezzeremo tutti i commenti e (se necessario) aggiorneremo l’articolo con tutti gli spunti derivanti dalle vostre precisazioni e/o dalle vostre critiche!

Il costo del lavoro

In molti sostengono che gli smartphone cinesi costano meno dei competitor perché l’utilizzo dell’economica manodopera locale consente di ridurre i costi di produzione. Questa affermazione, se si considera che tutte le aziende del settore hanno ormai delocalizzato la produzione in Asia, appare in realtà del tutto infondata: i costi di manodopera sono simili per tutti i produttori e, pertanto, non possono influire sul prezzo finale.

stipendi in Cina
http://www.tradingeconomics.com/china/wages

Utilizzando le stime delle società di ricerca, poi, scopriamo che in realtà il costo di assemblaggio è di solito davvero marginale. Secondo IHS Technology, ad esempio, per assemblare un iPhone 6s Apple spende meno di 5 Dollari e non abbiamo motivo di pensare che le altre aziende del settore siano disposte a pagare cifre molto superiori per lo stesso servizio.

Questo non vuol dire, tuttavia, che il costo del lavoro non giochi alcun ruolo nel determinare i prezzi dei dispositivi cinesi. Un lavoratore urbano di quel paese, infatti, in media riesce a guadagnare meno di 9000 Dollari lordi all’anno, troppo pochi per potersi permettere di spendere cifre “da occidentale” per uno smartphone. I prezzi dei terminali cinesi, dunque, sono bassi semplicemente perché è il loro mercato interno (che è quello in cui le aziende di cui stiamo parlando vendono la maggior parte dei loro prodotti) a stabilirlo.

Fascia alta e innovazione

I cinesi sono incredibilmente abili nel copiare tecnologia e design altrui e per anni molte aziende locali hanno sfruttato questa capacità per produrre cloni dei più famosi smartphone occidentali. Il settore mobile cinese, tuttavia, ha progressivamente superato quei tempi oscuri (come ampiamente “documentato” qui su GizChina.it), tanto che oggi il settore dei cloni è soltanto una nicchia di mercato davvero trascurabile rispetto alla moltitudine di dispositivi originali che si contendono i cuori dei consumatori.

Grazie al progressivo aumento degli stipendi medi, infatti, la richiesta del mercato si è spostata velocemente verso livelli qualitativi più elevati. Oggi i modelli cinesi di fascia alta non hanno nulla da invidiare agli smartphone più desiderati del momento: componenti e fornitori sono quasi sempre gli stessi, il design è spesso gradevole e originale, qualità costruttiva e materiali a volte sono addirittura migliori.

OnePlus 2 OTA

Dato che i prezzi minori non si riflettono in un calo di qualità, dunque, rimane ancora il dubbio su come facciano le aziende cinesi a proporre un listino più basso della concorrenza. Sicuramente la riduzione dei margini (che per alcuni prodotti occidentali sono davvero stellari) ha il suo peso, ma molti credono che sia l’atteggiamento passivo verso l’innovazione a rendere più economica la produzione.

L’idea che tutte le aziende cinesi si lascino trascinare dal mercato e non innovino di propria iniziativa, in realtà, non ci sembra affatto realistica. Se è vero che i produttori minori non hanno la forza economica per sostenere grandi reparti di ricerca e sviluppo, infatti, è anche vero che i colossi del settore hanno investito enormi quantità di denaro per assicurarsi di essere pronti alle sfide future. Dal concept con lo schermo trasparente di ZUK a quello con il picoproiettore laser integrato di Lenovo, poi, queste aziende hanno anche dimostrato di saper avere idee interessanti!

Ricordiamo, inoltre, come sia Huawei che Xiaomi siano impegnate nello sviluppo di SoC proprietari (la prima, con i suoi “Kirin”, rappresenta già una realtà in tal senso), una sfida difficile per qualsiasi produttore di smartphone che condividono solo con Apple e Samsung.

Manta 7X

Se guardiamo al passato, infine, non abbiamo affatto l’impressione che le aziende cinesi non sappiano essere innovative. Il primo smartphone con display 2K, ad esempio, è stato il Vivo  xPlay 3s (seguito immediatamente da un altro cinese, ovvero l’Oppo Find 7), mentre OnePlus One è stato il primo ad utilizzare una memoria eMMC 5.0 e Manta X7 il primo a non avere tasti fisici (sostituiti da un pannello touch posto sul bordo del device). Ma come non citare Huawei, la prima azienda ad aver presentato un dispositivo (anticipando, seppur non nella commercializzazione, Apple) dotato della nuova tecnologia Force Touch. Non male per delle aziende che non innovano! Ma questi sono solo degli esempi.

Volumi e canali di vendita

La concorrenza dei numerosi ed agguerriti giganti del settore rende davvero difficile la vita ai tanti produttori minori che, per rimanere competitivi, sono costretti a tagliare tutti i costi superflui. Le vendite online per queste aziende sono, ovviamente, un ottimo modo per sopravvivere.

I colossi, d’altra parte, di solito hanno una buona rete di negozi fisici in Cina. L’idea che questi giganti risparmino sulla distribuzione, quindi, è da escludere: il prezzo cinese include già il costo dei negozi sparsi in quell’immenso paese e, qualora venissero aperti negozi anche in Europa, ciò non dovrebbe influire sensibilmente sui prezzi (Huawei, ad esempio con il P8 e P8 Lite, lo ha dimostrato).

Meizu storeAlcune realtà, d’altra parte, hanno già iniziato ad espandersi fuori dall’Asia. Meizu, per esempio, ha store e assistenza ufficiali in Italia (Meizumart.it), mentre Hauwei è arrivata in forza nei nostri negozi di elettronica e l’arrivo degli altri colossi è atteso da tutti gli appassionati. Ma lo stesso discorso vale anche per Zopo, da anni “localizzata” in Italia con la sua struttura che fa capo allo store Zopomobile.it e di recente presente anche in Olanda con uno store fisico, e Siswoo, da mesi impegnata nell’apertura di alcuni store fisici in Spagna e a Budapest.

Non dobbiamo mai dimenticare, tuttavia, che di solito l’Europa non è il mercato principale di queste aziende che, abituate a lavorare su grandi volumi con poco margine, quando arriveranno davvero nei nostri negozi saranno un temibile avversario per qualsiasi competitor.

Marketing

Le aziende cinesi spendono meno in marketing e, esclusa Huawei, non fanno pubblicità in Europa. Questo vuol dire che non vedrete mai il vostro calciatore preferito parlarvi in televisione del suo nuovo smartphone cinese e che, se vorrete sapere qualcosa su quel dispositivo, sarete voi a dover cercare informazioni su internet.

Tuttavia, è ancora una volta Zopo a rappresentare l’eccezione e, perché no, l’apripista delle future strategie di marketing dei produttori cinesi. L’azienda, infatti, ha di recente lanciato una nuova versione del suo Zopo Speed 7 Plus (ZOPO Speed 7 GP Jorge Lorenzo Edition) utilizzando come testimonial d’eccezione il quattro volte campione del mondo Jorge Lorenzo.

Xiaomi girl

Tuttavia, quello citato rappresenta ancora un caso isolato e, quindi, almeno per il momento, il non utilizzo di costosi testimonial e di pubblicità sui canali generalisti rappresenta un grosso risparmio per le aziende cinesi e, di conseguenza, per i consumatori. L’idea che parte dei soldi spesi per il proprio smartphone siano serviti a pagare il marketing, d’altra parte, potrebbe non piacere a molti.

Controllo della produzione

La necessità di avere scorte rappresenta un costo enorme per qualsiasi azienda e la possibilità che queste rimangano invendute è un rischio insopportabile per la maggior parte dei player. Le aziende cinesi più piccole preferiscono utilizzare il sistema dei preordini per dimensionare la produzione, mentre quelle più grandi di solito non riescono a soddisfare tutte le richieste iniziali per i prodotti appena lanciati (richieste di numero elevatissimo proprio perché generate dall’aggressivo e costoso marketing pre-lancio) e producono a piena capacità fino a quando non si crea un buon cuscinetto di giacenze. Da quel momento la produzione viene gestita per minimizzare le scorte.

AEREO - PACCO DALLA CINA

Questo sistema, che è utilizzato anche dai marchi più blasonati, consente di ridurre rischi e costi di magazzino, con un conseguente risparmio per l’azienda e non ha ricadute (se si escludono i momenti iniziali di shortage che sarebbero comunque presenti) sulla disponibilità dei prodotti.

Inoltre, è importante sottolineare che i nuovi prodotti dei brand più “blasonati” sono lanciati inizialmente a dei prezzi di listino molto alti (tali, quindi, da recuperare velocemente i costi di produzione e “pubblicità”), per poi subire dei cali repentini nei mesi successivi alla presentazione. Ovviamente, in tale dinamica sembra fare eccezione Apple, i cui prodotti mantengono nel tempo un prezzo piuttosto stabile, ma in questo caso sarebbe necessario un articolo dedicato.

Accessori, servizi ed ecosistemi software

Alcune aziende cinesi vendono sostanzialmente in parità con il solo scopo di aumentare la base di utenti. Si tratta di una strategia simile a quella seguita nel mondo console, dove si vende l’hardware “in perdita” pur di guadagnare con la vendita di giochi. In questo caso i profitti arrivano dagli accessori (che permettono di creare utili considerevoli grazie ai volumi) e, in prospettiva, dal poter sfruttare la fidelizzazione del cliente offrendo servizi a pagamento. Una strategia di vendita, quindi, che non è relegata al solo “universo mobile cinese”.

Xiaomi smartshoes

Lo smartphone e l’OS installato (la MIUI), per aziende come Xiaomi, diventa un “cavallo di troia” per invogliare il cliente a comprare altri prodotti dello stesso marchio, appartenenti allo stesso ecosistema software. Si tratta, in effetti, di un’ottima strategia che, fino ad ora, sembra aver funzionato abbastanza bene, tanto che molte persone hanno comprato accessori smart Xiaomi (peccato non faccia anche ciabatte…) pur non avendo uno smartphone di questa azienda!

Tasse e garanzia

Concludiamo con delle brevi note (dolenti) su tasse e garanzia. I prezzi degli smartphone cinesi sono particolarmente convenienti se si acquista da un negozio internazionale, con spedizione direttamente dalla Cina e garanzia ridotta rispetto a quella italiana (di solito un solo anno e con necessità di spedire il prodotto in Cina per eventuali interventi di assistenza). Un acquisto di questo genere permette a volte di evitare il pagamento dell’IVA o di versarla in quota ridotta, portando ad un costo finale davvero competitivo.

Se si acquista lo stesso prodotto da un negozio italiano o da store online strutturati sul territorio, invece, a causa delle tasse e della garanzia (che in Italia è di 2 anni) il prezzo può lievitare sensibilmente, pur rimanendo di solito ben al di sotto a quanto richiesto per un dispositivo analogo commercializzato da un brand diffuso in occidente. Anche le tasse e la diversa durata della garanzia, dunque, hanno un ruolo nel rendere più competitivi gli smartphone cinesi.

In chiusura, quindi, ci preme sottolineare come sia importante non sottovalutare la capacità delle aziende cinesi produttrici di smartphone, su altri canali troppo spesso, appunto, sottovalutate, relegate ad uno spazio marginale e, se trattate, spesso considerate come “l’esotica moda del momento” che non si può non includere nella propria linea editoriale.

Ovviamente, è quasi inutile sottolinearlo, non è così su GizChina.it.