Xiaomi, problemi in Brasile: il team viene richiamato in Cina

Stando agli ultimi dati riguardanti la Cina, sembra che Xiaomi sia ancora al primo posto tra le aziende del settore, battendo sia Huawei che LeEco durante il mese di Aprile.

Tuttavia, guardando al mercato globale, Xiaomi non riesce nemmeno a sfiorare i numeri ottenuti da Huawei e sembra pianificata da tempo un’espansione da parte dell’azienda verso l’Europa e gli Stati Uniti che però ancora non è stata nemmeno avviata.

L’azienda cinese si è spinta oltre i confini di casa propria in Brasile, rilasciando lo Xiaomi Redmi 2 a Giugno dello scorso anno ma senza ottenere i risultati sperati. Le aspettative erano così alte che Xiaomi ha aperto anche una sede in Brasile e tutto sembrava pronto a decollare.Xiaomi-Brasile-1

Secondo un report di Digitimes, la situazione si sarebbe evoluta in modo tutt’altro che positiva nell’anno trascorso dal lancio del Redmi 2, poichè sembra che l’azienda abbia seri problemi nel pubblicizzare il proprio prodotto ed abbia quindi deciso di non introdurre nessun nuovo dispositivo nel paese sudamericano, almeno nell’immediato futuro.

A causa di questo il team di Xiaomi per il Brasile, è stato richiamato in patria. Sembra che questo brutto decorso degli eventi sia dovuto al complicatissimo sistema di tassazione brasiliano e, in aggiunta agli elevati costi di logistica e stoccaggio, abbia portato alla drastica decisione di sospendere le attività nel paese.

Tutto questo sembra sia stato dichiarato dallo stesso Hugo Barra in un’intervista al 21st Century Business Herald cinese.

Il vice-presidente dell’azienda ha inoltre aggiunto che proverà in ogni modo a modificare la produzione in Brasile per adattarsi meglio alle leggi ed alle regole stabilite dagli enti per la gestione delle industrie che attualmente sono in continuo cambiamento.

In caso di fallimento, Xiaomi dovrà importare i propri prodotti nel paese e non produrli direttamente all’interno dei suoi confini, con un conseguente impatto sul prezzo del prodotto finale. Va precisato che l’azienda che si occupava della produzione e dell’assemblaggio dei prodotti in Brasile, era la Foxconn.

Speriamo che questa spinosa situazione non porti il produttore cinese ad abbandonare l’idea di espandersi in altri mercati, come quello europeo ad esempio, dato che anche quest’ultimo ha regole fondamentalmente più rigide e costrittive di quelle cinesi a cui Xiaomi è abituata. Continuate a seguirci per eventuali futuri sviluppi.