Ubuntu OS, Meizu e altri produttori cinesi. Intervista di GizChina.it a Cristian Parrino

Meizu MX4 Ubuntu Touch

Al Mobile World Congress, come già avete potuto notare dal nostro articolo sul Meizu MX4 Ubuntu Touch version, era presente anche Canonical, società alle spalle del notissimo sistema operativo Ubuntu, uno degli OS Open Source più diffusi al mondo.

Alla fiera abbiamo avuto il piacere, l’onore e la fortuna di fare quattro chiacchiere con Cristian Parrino, VP Mobile and Online Services di Canonical, il quale, in seguito alle domande da noi postegli, ci ha raccontato un po’ come si muoverà l’azienda e quale direzione prenderà Ubuntu Touch, soprattutto per quanto riguarda il Meizu MX4 ed altri eventuali produttori mobile cinesi.

Cristian Parrino Ubuntu

Nella prima domanda abbiamo chiesto a Cristian Parrino quali possano essere stati, secondo lui, i motivi che hanno portato i produttori cinesi ad avere un successo così forte a livello globale.

C.P.: I cinesi sono stati i primi a capire che per entrare in un mercato maturo, come quello della telefonia mobile, devono pensare in modo diverso. Guardando a Meizu e Xiaomi, in Cina, questi produttori sono partiti da zero, ignorando i retailers e gli operatori, puntando sin dal primo giorno sui propri primi utenti, creando una brand awarness grazie alla fiducia da loro ricevuta, non investendo in marketing o simili. Questo è ciò che stanno facendo anche con Ubuntu, anche per questo tra Canonical e i produttori cinesi c’è tanta sinergia.

Giz: E allora, perché, tra le tante aziende cinesi, è stata scelta Meizu e il suo MX4 per la collaborazione?

C.P.: Perché Meizu è stata tra le prime aziende ad utilizzare il modello messo in piedi anche da Xiaomi, quello di vendita tramite il proprio e-store creando il proprio ecosistema. Non sono stati però i più veloci, ma hanno capito, come ha fatto Xiaomi, che per potersi differenziare dal resto del mercato e per recuperare il terreno perso dalla velocissima scalata realizzata da Xiaomi dovevano offrire qualcosa di diverso, che non ruotasse soltanto attorno alle app tradizionali. Qualcosa che potesse dare un valore aggiunto agli utenti e ai developers.

L’altro importantissimo motivo della scelta, da parte di Canonical, di collaborare con Meizu è legata all’ambizione internazionale che ha quest’ultima, la quale è già presente in diversi paesi in modo ufficiale, Italia compresa (con Meizu.it, ndr), anche se ancora non in modo così massiccio e diffuso quanto sperato.

La partnership Canonical-Meizu è nata principalmente per questo, per permettere a Meizu di diffondere il proprio brand e permettere di farsi conoscere meglio e maggiormente nel mondo, ottenendo una visibilità importante.

Giz: Ubuntu è un sistema operativo open source, come Android (se non di più), ma qual è la politica per il rilascio dei codici sorgente legati al Meizu MX4 con Ubuntu Touch?

C.P.: La semplicità di sviluppare servizi o applicazioni, fondamentali per Ubuntu Touch, rimane la stessa a prescindere dal produttore di device che intende realizzare smartphone con a bordo la versione mobile di Ubuntu OS. Il codice del sistema rimane open source e sarà possibile in futuro scaricare la versione di Ubuntu Touch del Meizu MX4, ma qualora uno sviluppatore volesse scaricare la developer edition del Nexus 4 potrà comunque sviluppare direttamente su quella anche per Meizu MX4 o per gli smartphone BQ, anch’essi dotati di Ubuntu Touch.

L’obiettivo principale di Canonical è quello di realizzare un sistema operativo che punti sull’interoperabilità: qualunque sia la variante di Ubuntu, desktop o touch, tutte le applicazioni e i servizi che vengono pensati e realizzati devono funzionare in entrambe le direzioni, a prescindere della natura del dispositivo sul quale viene installato Ubuntu. Canonical, con questa filosofia, cerca di evitare la frammentazione delle versioni del sistema, grande problematica di Android.

Giz: Ma vedremo, in futuro, Ubuntu Touch installato anche su dispositivi di altre aziende cinesi e non? La risposta di Cristian Parrino è stata immediata e netta: assolutamente sì.

C.P.: Quello iniziato con Meizu e BQ è soltanto l’inizio di un lungo cammino che Canonical vuole intraprendere per sbarcare, in maniera concreta e massiccia, nel mercato mobile degli smartphone, dei tablet e quant’altro. Come tutti i percorsi, l’azienda sta lavorando e lavorerà per gradi per raggiungere il proprio obiettivo.

In questa prima fase di cammino, Canonical si sta focalizzando sulla partnership con Meizu e BQ, due produttori che capiscono e sanno quanto Ubuntu Touch sia un sistema innovativo e che, allo stesso tempo, hanno l’esigenza e la voglia di apportare, per primi, un cambiamento al mercato mobile e al proprio portfolio di prodotti. Allo stesso tempo, dal punto di vista dell’utenza, l’attuale versione di Ubuntu Touch è soltanto la 1.0, agli inizi della propria maturità sia per quanto riguarda il prodotto, la maturità del brand e la quantità di servizi offerti, ma l’intento di Canonical è quello di migliorare costantemente sempre di più, a partire già dalla prossima settimana.

Come abbiamo capito, quindi, il primo punto del percorso è quello di offrire, ai 30 milioni di utenti Ubuntu nel mondo, una doppia scelta attraverso i due partner Meizu e BQ, per dargli una scelta ed un’alternativa anche in ambito mobile, permettendogli di estendere la propria volontà di utilizzo dell’OS di Canonical anche sul proprio smartphone.

La fase successiva sarà quella di estendere le disponibilità di questi prodotti a chi non è necessariamente familiare ad Ubuntu, ma che, al tempo stesso, ha voglia di provare qualcosa di diverso.

Secondo quanto dettoci da Parrino ci vorranno almeno 12 mesi prima di poter vedere degli Ubuntu Phones negli stores fisici. Se Canonical lo facesse ora sarebbe troppo rischioso, in quanto la propria offerta sarebbe così diversa da quelle attuali che l’utente medio o “normale” non riuscirebbe ad apprezzare né, forse, comprendere nella sua reale natura.

L’intento di Canonical è quello di attaccare la parte di mercato occupata di Android. La ragione per la quale Canonical ha una forte possibilità per arrivare al raggiungimento di questo obiettivo è la comunità della quale Ubuntu può disporre: saranno gli utenti e i developers stessi a far diffondere la piattaforma di Ubuntu Touch. Questa è la filosofia che ricalca il successo di Meizu e Xiaomi in Cina, ovvero quella di sviluppare il proprio ecosistema partendo dai primissimi utenti che hanno deciso di dare fiducia al brand, mostrandogli un prodotto sempre migliore.

L’ultima domanda che abbiamo posto a Cristian Parrino riguarda l’offerta che Ubuntu Touch potrà fornire all’utenza, ai produttori e al mercato mobile in generale, rispetto a quella attualmente presente con Android, anche in virtù del fatto che sia Ubuntu Touch che Android sono due sistemi operativi open source.

C.P: Attualmente i margini di ingresso, per i produttori di dispositivi mobile, sono ridotti e minimi. La capacità di differenziarsi, di aumentare gli ingressi e la quantità di utenti che possano avvicinarsi ad una piattaforma, è ormai legata ai servizi che una piattaforma può offrire rispetto ad un’altra; questo è facilmente comprensibile anche grazie alla grande accessibilità che ormai i produttori hanno all’hardware attualmente in commercio, in quanto si è arrivati ad un punto in cui è molto difficile riuscire ad introdurre una specifica hardware che non sia ormai già presente nel mercato mobile.

Su Ubuntu l’ingresso di nuovi servizi può arrivare direttamente dalla comunità senza andare a creare una frammentazione interna mantenendo un’omogeneità estrema.

Questo grazie all’ingresso delle Ubuntu Scope  (un nuovo metodo per la promozione e fruizione di servizi di cui l’utente può godere, con un’esperienza d’uso pressoché identica a quella delle apps, senza però la necessità di dover installare applicazioni manualmente, ndr). Allo stesso tempo, per il produttore, realizzare una Scope, che potremmo definire come un feed/aggregatore di contenuti in base alla tematica, ha un costo irrisorio rispetto a quello necessario per la realizzazione di un’app. Tutto questo è realizzabile grazie all’Ubuntu SDK pensato e realizzato da Canonical e grazie anche alla particolare UI progettata dall’azienda.

Ma qual è, allora, la reale differenza, per i produttori, che porta gli stessi a scegliere Ubuntu Touch piuttosto che Android?

C.P: I produttori pagano per poter utilizzare il nostro sistema operativo sugli smartphone. Questo potrà sembrare anacronistico perché spesso mi sento dire ‘Ma come?! Android è gratuito!’. La realtà è, invece, differente: i produttori che decidono di realizzare prodotti Android based hanno a disposizione i codici del sistema, ma hanno diversi costi a loro carico, come quelli di sviluppo, realizzazione ed ottimizzazione dell’interfaccia utente, o ancora i costi di sviluppo degli updates che sono a carico e ad obbligo di realizzazione del produttore. Costi alti e bassi margini di guadagno e, soprattutto, i servizi offerti, che contano, rimangono di Google e quindi il principale guadagno è di quest’ultima azienda. Con Ubuntu Touch questi costi vengono abbattuti perché sviluppo, ottimizzazione, integrazione e updates sono a carico nostro e, inoltre, offriamo ai produttori la possibilità di estendere, differenziare ed aumentare il livello dei servizi offerti aumentando anche gli ingressi derivanti da quei servizi. Questo per i produttori si traduce in un ritorno economico che va dai 6 ai 2 dollari per telefono venduto a seconda del volume venduto.

Questo è tutto quel che è emerso dalla piacevolissima chiacchierata avuta con Cristian Parrino di Canonical. Speriamo di avervi permesso di capire meglio quel che sta succedendo e succederà in futuro nel mondo del mobile grazie anche all’ingresso di Ubuntu Touch come alternativa in un panorama ormai saturo.

Prima di chiudere, una piccola considerazione personale: la scelta di puntare sulle Scopes anziché su un app store penso sia la scelta migliore che Canonical possa aver fatto, in quanto entrare in competizione con gli store di Android, iOS e Windows Phone sarebbe sicuramente un passo falso, perché i volumi di utenza attualmente interessata ed in possesso di un Ubuntu Phone non sono minimamente paragonabili a quelli già registrati dalla concorrenza.

Siamo molto curiosi di vedere quel che succederà e come evolverà questo sistema operativo e, soprattutto, come evolveranno le partnership tra Canonical e i produttori.

Ci teniamo a ringraziare, nuovamente, Cristian Parrino per la gentilezza, la chiarezza e il suo tempo dedicatoci durante la fiera di Barcellona.

Voi che ne pensate di Ubuntu Touch e del piano di realizzazione futuro che vi abbiamo espresso? Non esitate a scrivercelo nei commenti!